Il tempo delle scelte
Ora che la pandemia in queste ultime settimane sembra “allentare” la morsa intorno a noi, grazie anche a una campagna vaccinale che procede abbastanza spedita in tutto il paese, altre e altrettanto importanti scelte si presentano davanti ai nostri occhi.
Se da un lato si attenua il rischio sanitario, dall’altro iniziano a emergere in tutta la loro gravità, i temi economici e sociali. Il nostro sguardo sembra cambiare direzione e lo stesso mondo dei media si concentra ora anche su altri argomenti e dibattiti che investono il mondo della politica.
Accade qualcosa di simile a quando un mare agitato inizia lentamente a calmarsi e nel ritirarsi delle onde sulla spiaggia restano tante cose che prima non si vedevano.
Appare sempre più chiaro che questo tempo di ripresa della vita con una sua parvenza di “normalità” chiama a scelte importanti perché siamo consapevoli che niente sarà comunque come prima.
Come avviene nei momenti di ricostruzione c’è necessità di trovare una sintesi, ma tra i movimenti o i partiti di destra e di sinistra non sembra facile individuare punti di congiunzione perché c’è un’idea del paese molto diversa tra di loro.
Le ultime settimane sono state molto indicative da più punti di vista, sul fronte del lavoro, del fisco, dei diritti civili, della giustizia e a quanto pare, neanche il Presidente del Consiglio, riesce a individuare soluzioni che possano essere un punto di congiunzione tra prospettive diverse.
Si tratta anche di argomenti che si legano al tema principale delle diseguaglianze sociali che la pandemia in questo anno e mezzo ha certamente ampliato, con un divario sempre maggiore tra una percentuale esigua di ricchi che stanno diventando sempre più ricchi, altri che per la prima volta entrano o sfiorano la povertà, i già poveri che si impoveriscono sempre di più.
Nella realtà sociale che si va delineando il nostro paese gioca ora la carta del PNRR, il piano di ripresa e resilienza che dovrà gettare le basi del nostro futuro e soprattutto dei più giovani, che ad oggi sono i più sacrificati, sotto tutti i punti di vista, dalla pandemia.
Occorrerebbe uscire dalla logica del conflitto perenne, per vivere un periodo di unità di intenti nella logica della solidarietà necessaria tra chi ha ricevuto in modo maggiore in questi anni per aiutare chi ha ricevuto meno e con un percorso che porti a una diminuzione delle ingiustizie sociali che attanagliano il nostro paese.
Ma già dall’analisi delle cose che il Governo e il Parlamento sta affrontando in queste ore, si capisce che non è questo l’intento con cui si muove la politica e i suoi protagonisti.
Sul tema della fine del blocco dei licenziamenti la soluzione adottata nella versione definitiva del decreto legge chiamato “Decreto Sostegni” prevede che il blocco terminerà il 30 giugno. C’è solo la possibilità, per le aziende che utilizzeranno la cassa integrazione ordinaria, di non pagare i previsti contributi addizionali fino fino al 31 dicembre 2021, impegnandosi a non licenziare.
Una scelta che sta producendo le ire dei sindacati in modo unitario oltre alle perplessità di LEU e di parte del PD, perchè lo scenario che si apre sul fronte dei licenziamenti potrebbe avere conseguenze molto gravi per il nostro paese.
C’è poi il tema, apparentemente più piccolo, ma molto emblematico delle difficoltà di dialogo tra centro destra e centro sinistra, sull’aumento della tassa di successione per i capitali che superano i 5 milioni di euro, con il fondo da destinare come dote ai nostri giovani per aiutarli nella costruzione del loro futuro.
Una proposta che viene dal Segretario del PD e che ha trovato un fuoco di sbarramento non solo da parte del centro destra, ma anche da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri.
Altro tema molto caldo, sul quale lo stesso Draghi sta cercando un punto di convergenza, riguarda la revisione del codice degli appalti, con il superamento della percentuale del limite sui sub appalti e dell’accoglimento del principio massimo ribasso da inserire all’interno del Decreto Legge chiamato “Decreto semplificazioni”.
Dopo un incontro con i sindacati entrambi i requisiti previsti nella bozza del decreto sembrano essere saltati tornando nel primo caso al tetto già previsto del 40% e nel secondo caso al principio dell’offerta economicamente più vantaggiosa.
Anche in questo caso buona parte del centro destra chiedeva addirittura il superamento del codice degli appalti per una maggiore liberalizzazione che avrebbe aperto a scenari pericolosi sul fronte soprattutto della tutela della sicurezza dei lavoratori, del loro salario, e anche del favoreggiamento delle attività della criminalità organizzata che ben sa insinuarsi nel contorto mondo dei sub appalti.
Torna inoltre prepotentemente a galla, il tema dei migranti, delle responsabilità dell’Europa di fronte a un problema del quale non riesce a farsi carico, e di come il nostro paese deve affrontare la tutela della vita umana di chi si trova in mare, e l’arrivo nel nostro territorio di queste persone.
Non mancano anche qui visioni diametralmente opposte tra chi appoggia l’attuale governo.
Sui diritti civili continua l’assurdo balletto sulla legge Zan, già approvata dalla Camera dei Deputati, e scritta per contrastare l’omofobia e la transfobia, le discriminazioni e le violenze per l’orientamento sessuale, il genere, l’identità di genere e la disabilità.
Serviranno ora più di 4 mesi per svolgere tutte le audizioni decise dal Senatore Andrea Ostellari Presidente della Commissione Giustizia del Senato che sta analizzando il testo. Sono tante le associazioni, i movimenti, ma anche le singole personalità, che saranno ascoltati dalla Commissione, prima che il testo possa passare al voto dell’aula.
Altro argomento caldo è la riforma della giustizia tra processo civile e penale, il tema della prescrizione nei processi penali, la riforma del CSM, sui quali oltre alle divergenze di vedute si frappone anche una proposta di referendum portata avanti dalla Lega insieme al Partito Radicale.
Abbiamo bisogno di persone in politica che sappiano accompagnare il paese in questa fase della sua ricostruzione dove siamo attesi da sfide epocali come la salvaguardia del pianeta, l’accesso per tutti al digitale, una scuola aperta a tutti, il superamento della precarietà e mancanza del lavoro, la necessità di trovare forme di accoglienza e integrazione con chi cerca di arrivare dai paesi poveri e il contemporaneo aiuto a questi paesi perchè possano offrire loro un’alternativa ai giovani che sono in fuga per fame, guerre e mancanza di libertà.
C’è necessità di una politica che non guardi alle elezioni dei prossimi mesi, ma a un domani più lontano come fecero i padri costituenti o come fecero in tempi più recenti, coloro che seppero unire l’Italia negli anni di piombo, cercando un punto di incontro e non il conflitto perenne, che rappresenta la vera sconfitta di tutti noi.
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