(In)sicurezza pubblica, criminalità predatoria, allentamenti delle misure anticovid
L’allentamento delle limitazioni agli spostamenti delle persone sul territorio nazionale disposti di recente e che si accentuerà con la fine del “coprifuoco” notturno preannunciata dopo la metà di giugno, determinerà, inevitabilmente, anche una apprezzabile ripresa delle attività delinquenziali, soprattutto di quelle riconducibili alla cosiddetta criminalità predatoria (furti nelle abitazioni, borseggi, scippi, rapine agli esercizi commerciali, truffe ecc…).
In questa prospettiva plausibile sarebbe quanto mai opportuna una direttiva del Ministro dell’Interno, Autorità nazionale di pubblica sicurezza, che sollecitasse i Prefetti – come è stato fatto alcuni giorni fa per continuare a “monitorare con particolare attenzione l’eventuale sussistenza di comportamenti difformi dal quadro regolatorio” sulle misure vigenti in tema di emergenza da Covid – anche alla adozione, in sede di Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica di iniziative straordinarie di controllo del territorio da parte delle forze di polizia per accentuare la prevenzione generale nelle singole realtà provinciali.
Si potrebbero, così, forse, anche bloccare sul nascere quelle pessime e illegali iniziative di organizzare ronde cittadine (osservatori civici) contro ladri e malviventi che si sono profilate nuovamente di recente in alcune città (per es. a Pavia, a Teramo, ad Arezzo).
Oltretutto giugno e, soprattutto, luglio e agosto, coincidono con il periodo dell’anno in cui aumenta la percentuale di assenza dal servizio per congedi di personale della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri che sono le due forze di polizia a competenza generale deputate al controllo del territorio in ciascun capoluogo e in ambito provinciale (in quest’ultimo contesto, poi, il controllo, in particolare notturno, è spesso affidato ad una pattuglia di una stazione carabinieri costretta a percorrere molti chilometri per “toccare” i vari paesi).
Quindi le previsioni in tema di prevenzione e repressione dei reati predatori non possono che essere pessimistiche perché, come noto da tempo, la “coperta” della sicurezza è diventata molto corta ed è una presa in giro per i cittadini continuare a parlare di sicurezza migliorata enfatizzando, per esempio, patti e protocolli vari siglati tra istituzioni periferiche statali ed enti vari, impianti di videosorveglianza realizzati o da attivare, allarmi e sofisticate misure di sicurezza passiva da impiantare nelle case ecc..
I cittadini, già frastornati da questo interminabile e drammatico periodo di emergenza sanitaria, vogliono poter tornare a passeggiare in tranquillità e a vivere nelle loro abitazioni senza ricevere sgradite visite di malviventi.
Invece, la cronaca locale ci da conto, ogni giorno, di gravi fatti come quello di un novantasettenne rapinato in casa nel quartiere Oregina a Genova; di cittadini di Pisa esasperati per le continue razzie nelle case, nei negozi e nei bar compiuti nottetempo; di cittadini costretti, a Ponticelli (Napoli), a barricarsi in casa mentre nelle strade continuano gli episodi violenza tra bande (potenti bombe carta e sparatorie intimidatorie) per il controllo del quartiere; di falsi tecnici che raggirano persone anziane derubandole (l’ultimo episodio a Roma, alla Balduina, dove una novantaduenne è stata convinta da due ignobili malviventi ad aprire la cassaforte sottraendo ben 50mila euro); di case svaligiate alla periferia di Fondi (Latina).
Non sono mancati episodi di veri assalti armati come è accaduto a Bologna ad un portavalori, con due banditi che non hanno esitato a far uso di armi da fuoco per impossessarsi di una borsa contenente centomila euro.
Servono, dunque, più risorse umane che non possono essere riconducibili a qualche unità come ha “promesso” la ministra Lamorgese alcuni giorni fa nella sua breve visita a Modena, parlando di 45 nuovi agenti in arrivo (di cui 15 tecnici che non vengono impiegati nei servizi ordinari di polizia) che distribuiti nei vari commissariati, distaccamenti e posti della Polstrada e Polfer e, soprattutto nella Questura, non risolvono affatto il problema della grave carenza di organici fermi a trentacinque anni fa.
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