Il petrolio degli indigeni
La mafia delle industrie estrattive nel sud del mondo pensa esclusivamente al proprio interesse e, al di là di dichiarazioni roboanti, non ha mai costituito un fattore di crescita economica per le comunità locali.
Se solo se ne parlasse, la prova più evidente l’avremmo dalla protesta delle comunità Quichua di El Edén, nella provincia di Orellana, regione amazzonica nella parte orientale dell’Ecuador. Ormai da dieci giorni la comunità compatta ha interdetto l’accesso al Blocco 12 del locale giacimento di greggio, per protestare contro la Petroecuador, una delle principali compagnie petrolifere statali.
Gli indigeni chiedono semplicemente di ottenere la quota parte degli utili che si ricavano dallo sfruttamento delle terre che abitano da sempre. Dal giacimento di cui stiamo parlando si estraggono oltre 400.000 barili di greggio al giorno e il Blocco 12 contribuisce con 28.462 barili.
Così come è avvenuto per altre situazioni, se la comunità internazionale non deciderà di accendere i riflettori su quell’angolo di mondo, l’intervento dell’esercito sarà risolutivo, come sempre a favore delle compagnie petrolifere e, come sempre, col prezzo di un bagno di sangue.
Per quanto ci riguarda, mai come in questo caso, siamo di parte. Si stabilisca la percentuale equa che compensi il disastro del territorio a danno delle comunità e si aiuti lo sviluppo economico di chi non può più coltivare le stesse terre di prima.
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