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Milano. Pensare da boss nel rione borghese. Gli adulti “bullizzano” gli studenti antimafia

Nando dalla Chiesa il . Giovani, Lombardia, Memoria, Società

Saranno stati dei mafiosi? E di che tipo, caso mai? E’ la domanda a cui potrete rispondere in fondo a questa puntata di “Storie italiane”.

Tutto avviene al liceo Beccaria di Milano, scuola della borghesia cittadina che da anni sta dimostrando una certa vivacità studentesca in tema di mafia. Il 9 maggio, come tanti in Italia, gli studenti hanno voluto ricordare l’assassinio di Peppino Impastato, l’eroe dei “Cento Passi”, irridente fustigatore pubblico di don Tano Badalamenti, il potente boss di Cosa nostra.

Il nascente presidio di Libera ha deciso di celebrare quella data del 1978 affiggendo lungo la cancellata davanti alla scuola manifesti che ricordano Peppino, con tanti volantini a simboleggiare i cento passi “che ognuno deve fare verso il suo progetto di libertà”. Tutto con nastrini colorati, senza imbrattare nulla. Ragazze e ragazzi si sono sentiti contenti e orgogliosi di dare il loro contributo alla sensibilizzazione della società civile.

Solo che il giorno dopo hanno trovato tutti i manifesti e i volantini stracciati e gettati nei cestini dei rifiuti. Vandali? Bulli? Gli studenti non si sono rassegnati e hanno rifatto manifesti e volantini. Ma di nuovo tutto è diventato carta straccia. Non si sono persi d’animo e hanno rifatto ancora tutto, capendo di essere finiti dentro una sfida con ignoti.

Finché viene allo scoperto una specie di spedizione punitiva. E stavolta qualcuno vede. Perché non è notte. Un gruppetto di adulti sotto la guida di un energumeno porta a compimento, nel centro di Milano, l’operazione di pulizia culturale dall’antimafia, mentre uno di loro sorveglia la strada. Alcune signore consolano le studentesse.

Racconta un giornalista, genitore di una studentessa del liceo: “a un certo punto un signore che abita di fronte si è avvicinato a Luisa (nome di fantasia) e le ha chiesto perché appendono quei cartelli che sporcano e rovinano la cancellata. Ho provato a seguirlo per chiedergli cosa volesse, si è intrufolato nel cancello di casa; ho chiesto a dei signori che uscivano e mi hanno risposto di sparire e di farmi gli affari miei. Ho chiesto se potevo fare loro un’intervista, esibendo il tesserino della stampa. Mi hanno risposto ‘chiamiamo il 113’. Ho detto ‘benissimo, io sono qui’ e se ne sono andati. Ho chiesto come mai chiamano il 113 e vanno via, e cosa devo dire a quelli del 113 quando arrivano e mi hanno detto di farmi i fatti miei. Ho risposto che me li sto facendo, in quanto cittadino, perché staccare i cartelli appesi dagli allievi di una scuola è un atto di vandalismo”.

Venerdì scorso dopo le lezioni gli studenti hanno così organizzato una manifestazione di protesta, ricordando pubblicamente davanti alla scuola la figura di Peppino. Con la preside si sono mobilitati genitori, insegnanti, Libera, il presidente della commissione antimafia del Comune. Una studentessa, V., mascherina azzurra, lunghi capelli castani e giacca jeans, ha spiegato che loro andranno avanti. Anche se a qualcuno non piace. Chissà che cos’hanno pensato dalla casa di fronte.

Ora vi dico che cosa penso io. Dico che un boss di rango queste azioni non le fa, ha altro a cui pensare. Uno che “pensa da boss” invece le fa. E sfidare il pubblico strappando manifesti in ricordo di una vittima di mafia ha certo qualcosa che distingue radicalmente dagli indifferenti e dai malmostosi.

Uno che a richiesta di un giornalista risponde di farsi i fatti propri quando visibilmente lui non se li fa, denota una certa tendenza all’intimidazione, e di nuovo una certa affinità culturale con i nemici di Peppino.

Se poi ha a sua volta dei vicini che intimidiscono chi fa domande sul suo conto, io, benché convinto che nella casa di fronte ci siano tanti bravi inquilini, se fossi autorità pubblica (visto che via e numero civico sono noti) ci darei un’occhiata. Perché, ambiente permettendo, boss si diventa.

Fonte: Il Fatto Quotidiano, 17/05/2021

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Milano venerdì 14/5, sit in Liceo Beccaria “100 passi per Peppino”

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