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Un «3 ottobre» che continua

Di Norma Ferrara il . Lazio

Con un occhio all’Europa e uno al nostro Parlamento oggi alla Federazione nazionale della stampa c’è soprattutto voglia di concretezza e di chiarezza. Lo si capisce subito quando per celebrare la giornata che la Federazione europea dei giornalisti dedica ogni anno alla dignità dell’informazione si invitano a parlare maggioranza e opposizione sul disegno di legge Alfano, spada di Damocle che pende sulle sorti della libertà di stampa nel Paese. Notevoli passi avanti si sono fatti durante il dibattito denso di chiarimenti, tecnici ma anche di merito, arrivando a trovare persino alcune convergenze che sembravano molto lontane durante l’audizione in commissione parlamentare lo scorso 22 luglio.
Magistratura e informazione

Ad aprire il dibattito che ha attraversato i temi della libertà d’informazione, della precarizzazione, dei diritti e delle responsabilità dei giornalisti, il presidente della Associazione nazionale magistrati, Luca Palamara. “Siamo in prima linea su questi temi con la Fnsi dal disegno di legge Mastella, perché riteniamo che questo sia un tema che riguardi tutti e sul quale – commenta Palmara – serve trovare un punto di tutela. Da un lato c’è la necessità di tutelare i procedimenti giudiziari in corso, dall’altro la libera informazione e il diritto a sapere”. Due categorie –  quelle dei giornalisti e dei magistrati –  che sono in questi ultimi anni continuamente sotto tiro – commenta il presidente della Fnsi Roberto Natale; “noi chiediamo che ciascuno possa continuare a svolgere la propria funzione nel rispetto reciproco e soprattutto senza subire attacchi esterni, che ne limitino l’azione o ne intimidiscano l’operato”.
“Un’informazione che dimagrisce”

Questa giornata che l’Europa dedica ad una riflessione sull’informazione nei singoli paesi dell’Unione in Italia si porta dietro la fresca eredità del 3 ottobre, quella piazza piena soprattutto di cittadini che è giunta a Roma da tutta Italia per chiedere il rispetto dell’articolo 21 della Costituzione in questo Paese. “”C’è un’informazione che dimagrisce – dichiara Franco Siddi segretario della Fnsi – soprattutto a livello locale, si svuota il giornalismo locale, le sue garanzie. Sono ancora tantissime le difficoltà che devono affrontare i colleghi che lavorano in realtà difficili di questo Paese – continua Siddi – in cui la criminalità organizzata è presente”. Una serie di fattori, dal conflitto di interesse alle norme in cantiere, al futuro decreto sulla par condicio, fanno dell’Italia una democrazia con un’anomalia che parte dal settore dell’informazione per estendersi anche ad altri, ma la situazione è allarmante in tutta l’Europa. Siddi cita oltre la Francia (“per l’invadenza di Sarkozy) la civilissima Svezia (nella quale sono state messe sotto controllo le poste elettroniche) e infine l’Inghilterra (in cui alle tv è stato vietato di riprendere la polizia mentre carica civili in manifestazioni o simili). Noi italiani usiamo poco gli strumenti a nostra disposizione, ricorriamo ancora troppo poco alla corte europea di Strasburgo – conclude Siddi .  siamo fanalino di coda anche in questo nell’Unione”.
Modifiche al disegno di legge Alfano

Ma ci sono segnali importanti di ripresa, dopo il 3 ottobre in particolare, si è creato un tavolo di lavoro, che sta già dando importanti risultati. La giornata Stand up for journalism ne consegna già uno, nella speranza che questi risultati sapranno varcare le soglie di Montecitorio. Si tratta del dibattito che, alla fine di novembre/inizi dicembre, riprenderà in parlamento sul testo di legge sulle intercettazioni che porta il nome del Ministro della giustizia, Angelino Alfano. Il dibattito ha visto confrontarsi Roberto Natale della Federazione nazionale della stampa, Felice Casson (Pd) e Roberto Centaro (Pdl), due dei politici che hanno seguito l’evolversi della discussione parlamentare sul testo. Importati convergenze si sono avute sul testo di legge. Felice Casson ha sottolineato più volte i punti di criticità che rendono questo ddl limitante per magistratura e informazione. Anche Centaro, intervenuto a spiegare le ragioni della maggioranza su questo testo, sembra concordare sulla necessità di fare delle modifiche al DDl e aggiunge: “Al momento appare tramontata l’ipotesi che il Senato approvi il ddl senza modifiche, che pensiamo di concordare con il colleghi della Camera all’interno della Consulta giustizia del Pdl’. Tra le ‘criticita” segnalate dal relatore:  ‘il problema delle sanzioni a carico del giornalista che pubblica notizie coperte da segreto, dal momento che il cronista e’ solo l’ultimo terminale della violazione’, e ‘la possibilita’ di pubblicare solo per riassunto o contenuto alcuni atti non piu’ coperti dal segreto: riassunto e contenuto, infatti, possono essere piegati ad esprimere verita’ parziali’. Inoltre, ha aggiunto Centaro, ‘si puo’ definire meglio il presupposto dei ‘gravi indizi di colpevolezza” come requisito necessario per procedere alle intercettazioni (si sarebbe parlato di ‘sufficienti indizi’).
Tra le proposte di modifica del Pd, il senatore Felice Casson ha invece citato ‘la definizione di una fase temporale precisa per il necessario segreto istruttorio, terminata la quale gli atti diventano pubblicabili’, ‘un livello di tutela ridotto per la riservatezza di politici e personaggi di alto livello’ e ‘la possibilita’ di intervenire rapidamente a livello disciplinare a carico dei giornalisti che violino il segreto’.
La riforma dell’Ordine

Anche la Fnsi si assume le sue responsabilità sulle violazioni della legge che avvengono all’interno della categoria e Roberto Natale ricorda che  “E’ stato depositato nell’ottobre scorso in parlamento un disegno di legge sulla riforma dell’ordine, frutto di un lavoro condiviso con l’ordine e tutti i soggetti interessati, giace li da mesi senza che nessuno se ne sia più occupato” Quel testo – continua Natale –  modificherebbe una legge ormai troppo vecchia che rallenta tutto l’iter di controllo e garanzia nei confronti dei cittadini e della categoria stessa. Oggi propongono dalla Fnsi serve un giurì (un’autority dice Centaro) che possa prendersi carico di queste questioni in tempi rapidissimi, nel giro di pochi giorni da quando una violazione avviene. Equità ma anche libertà dunque, in Italia come in Europa.
Un manifesto europeo per la libertà di espressione

A tal proposito è il direttore di Articolo21 Stefano Corradino a prendere la parola per lanciare un’iniziativa europea in cantiere che parte proprio dall’Italia e arriva a Bruxelles: “tra poche settimane – dichiara Corradino – giornalisti, donne e uomini del mondo della cultura, storici ecc, si riuniranno per scrivere il manifesto per la libertà d’espressione”. Un altro passo per guardare alla difesa dell’articolo 21 in maniera globale, cercando di porre cosi come già esiste per il versante economico e per quello legale, un comune denominatore europeo su alcuni principi collettivi di civiltà e democrazia. 
Non ci sono solo libertà e diritti al centro del dibattito ma anche recessione economica e sorti del sistema mediatico. Ma è Nicola Tranfaglia, storico e membro di Articolo21, a lanciare l’allarme ancora da molti sottovalutato. “Presto verrà presentato un decreto o un ddl sulla par condicio che è molto peggio di quello di cui ci stiamo occupando in questi mesi, quello Alfano. La legge in cantiere – continua Tranfaglia – prevede una ripartizione degli spazi pubblicitari in televisione (unico mezzo ut
ilizzato dal 70% degli italiani per informarsi) in funzione della percentuale di voti delle ultime elezioni: spazi a pagamento e riduzione del tempo delle tribune elettorali. 
Insomma come dire, modificato il ddl Alfano, le battaglie non finiscono qui.

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