L’estorsione è un attentato alla libertà imprenditoriale
«Reati come l’estorsione, consumata o tentata, di per sè costituiscono un attentato alla libertà commerciale e imprenditoriale». Così si legge nell’atto di costituzione di parte civile della Federazion antiracket italiana, l’associazione fondata da Tano Grasso, leader da 20 anni del movimento anti pizzo. «Gli odierni imputati – spiega il documento, predisposto dall’avvocato Gianni Zara –, nei-mesi precedenti all’arresto, hanno messo in campo una forza criminale e feroce talmente potente da incutere insicurezza a timore in quegli operatori economici presenti sul territorio casertano e in parte in quello napoletano, tanto da costringerli ad aderire alle richieste estorsive senza alcuna resistenza». Vengono ricordati gli omicidi degli imprenditori coraggiosi Raffaele Granata e Domenico Noviello, con i quali «il clan ha voluto affermare il proprio prestigio, dimostrare alla comunità la capacità di far valere la propria volontà ed ha voluto imporre il proprio dominio sull’economia del territorio». Le conseguenze sono gravissime, non solo in Campania. «La smisurata limitazione della libertà della iniziativa economica – si legge ancora –, (…) è la causa principale dell’arretratezza economica della maggior parte dei territori del meridione, in particolare della provincia di Caserta». Ora bisogna dire “basta”. E quindi la costituzione di parte civile ha l’obiettivo di responsabilizzare gli imprenditori, di ripristinare la libertà economica che la logica mafiosa ha strangolato, di opporsi a quelle azioni criminali ed estorsive che gli imputati hanno posto in essere negli ultimi anni, oltre che di prevenire, informare e avviare gli imprenditori alla denuncia di episodi estorsivi».
*capo redattore L’Avvenire
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