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Non lasciare la politica alle mafie

Di no. fe. il . Atti e documenti

Sotto gli occhi vigili di
Nando Dalla Chiesa si chiude la tre giorni degli Stati generali di
Libera.  Sei relatori, uno per ciascuna area di lavoro, portano in
assemblea le numerose proposte, accarezzati dalla  puntualità, dalla
precisione e passione  del presidente onorario dell’associazione
presieduta da Luigi Ciotti, capace di traghettare le emozioni
dell’ultima mattinata di lavori sul palco dell’auditorium Conciliazione
a Roma, ben oltre la tre giorni di Libera.

“Presidiare, esseri, fare la
propria parte, nelle scuole, nell’università, nell’informazione è
importante, ma non basta – commenta Dalla Chiesa – c’è ancora una
cittadinanza che sta a guardare e non agisce e invece oggi c’è bisogno
di azioni”.

Per
Dalla Chiesa serve puntare alla qualità del lavoro che si fa
presidiando legalità e diritti “che sia con un libro, con un film, con
un articolo, un incontro, una ricerca è fondamentale farlo bene,  con
coscienza e qualità. La quantità segue la qualità, è strettamente
connessa ad essa”.

Ma è nella seconda
parte del suo discorso che Dalla Chiesa consegna all’assemblea un nuovo
elemento di riflessione che avvolge il manifesto degli stati generali 
dandogli gambe per camminare da subito. “Va bene presidiare, noi ci
siamo già, siamo in molti, ogni giorno, con continuità ma permettetemi
di dire che serve anche una strategia di contrattacco di fronte a
questa perdita del senso comune”. Cosa possiamo fare? “possiamo fare
quello che non si aspettano – dichiara Nando Dalla Chiesa. “Negli anni
’90 fu la satira a raccontare un sistema di potere messo in crisi da
Tangentopoli,  nel 2000 di fronte alle leggi ad Personam su proprio
l’informazione veicolata da internet; Oggi  – continua Dalla Chiesa – dobbiamo
fare nascere e crescere tante più modalità e soggetti non previsti di
fronte a quel potere che tende a sfondare”.

La globalizzazione
dell’antimafia, la connessione fra noi, la rete, sono tutti passaggi
che preparano a questo “contrattacco”. “L’antimafia non è un partito  –
puntualizza il presidente – questa capacità di reagire deve passare
attraverso nuove forme di comunicazione  e coinvolgimento senza
dimenticare anche la politica”. E’ una politica del fare quella che
viene citata nella tre giorni di Libera, quella della cittadinanza,
quella che nasce dal basso in un continuum di confronto con le
istituzioni .

Politica e informazione.
“Dobbiamo rimprenderci la politica e non lasciarla alle mafie, 
dobbiamo reagire di fronte a questi tentativi di intimidazione
permanente con risarcimenti milionari, nei confronti del mondo della
cultura, del giornalismo – ricorda Dalla Chiesa”.

Se c’è una risposta possibile di fronte a tutto questo, dice Dalla Chiesa è “una controffensiva collettiva” .
Cita la causa vinta nel processo intentato da Previti nei suoi confronti  il sociologo che, in sedi istituzionali prima e su un
quotidiano dopo, aveva espresso il suo pensiero nei confronti di alcune
vicende che riguardavano l’avvocato e dice: dovremmo cominciare a pensare  a risposte collettive nei confronti di queste cause che reputo un attentato  alle libertà
civili, politiche e parlamentar
i. L’azione collettiva – commenta Dalla Chiesa – potrebbe essere  la messa in stato
d’accusa di chi usa in modo minatorio la giustizia per chiudere la
bocca ai cittadini.

“A volte ci limitiamo a difenderci – conclude Nando Dalla Chiesa –  ma non basta più.
Serve presidiare, contrattaccare”

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