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Per una domanda di giustizia

Di no.fe. il . Atti e documenti

La parola alla giustizia e alla memoria. E’ Giancarlo Caselli procuratore capo di Torino a farsi portavoce delle proposte e riflessioni dei tre gruppi di lavoro di quest’area: Memoria e impegno, Testimoni di giustizia e Stato della Giustizia in Italia. “Parto dal secondo e dal terzo gruppo – dichiara Caselli – perché dentro c’è tutto lo spirito di Libera. I familiari  da tempo hanno saputo trasformare il loro dolore da fatto privato in testimonianza pubblica – commenta  Caselli – in queste tre giornate di lavoro questa forza si è resa ancora visibile per tutti noi”.

 

Per i familiari la legalità non si insegna ma si testimonia, la memoria reale è una palestra di legalità, sono convinti che attraverso il loro impegno si può dare valore aggiunto alla morte dei loro cari, sanno essere eroi con il loro comportamento normale. E’ importante investire sui familiari, sul loro futuro. Per tutto questo il gruppo sulla memoria e l’impegno chiede:

 

Che venga istituzionalizzata il 21 marzo Giornata della memoria e dell’impegno

 

Che vengano abolite  tutte le discriminazioni di familiari di vittime innocenti, sotto tutti gli aspetti

 

Che vengano garantiti  i familiari che si costituiscono nei processi in cui testimoniano

 

Che possano partecipare attivamente a  tutti i percorsi di attivazione leggi  che li riguardano, anche ai tavoli tecnici

 

Che abbiano riconosciuti i danni  biologici, morali

 

Nel gruppo dei Testimoni di giustizia – dichiara Caselli – c’èra amarezza, indignazioni e rabbia anche se fortemente controllate è emerso in questo gruppo. Due situazioni su tutte: il testimone basta che vada a testimoniare tutto il resto è utopia. Quando esce dal programma le tasse arretrate sono pretese con effetti pesantissime, un assurdità se confrontate con lo scudo fiscale e le agevolazioni in merito.  Al termine dei lavori il gruppo dei testimoni di giustizia chiediamo:

 

Che si renda  effettiva la distinzione fra collaboratori e  testimoni

 

Che si  consenta al testimone di restare sul proprio territorio e avere protezione in loco, anche dopo l’uscita dal programma di protezione

 

Che avvenga un reale inserimento nel  mondo del lavoro, coinvolgendoli nel processo di riferimento

 

Che si istituisca la figura del tutor del testimone di giustizia  

 

Che vengano riconosciuti i danni subiti dal testimoni, da quelli biologici a quelli esistenziali  

 

Che vengano sostenute le associazioni di volontariato che se ne occupano

 

Giustizia crisi civile e penale catastrofe sociale: dalla separazione dei poteri alle intercettazioni si peggiora l’efficienza  del sistema giudiziario e se ne mina l’assetto, compromettendo la sua indipendenza, patrimonio dei cittadini, presupposto indispensabile per la democrazia dei cittadini. Cosi dal gruppo di lavoro sulla giustizia:

 

Chiediamo una revisione della geografia giudiziaria

 

Chiediamo che tutte le forze politiche sappiano rinunciare alla diffusa insofferenza nei confronti della magistratura 

 

Chiediamo agli avvocati progetti che non siano ancorati a schemi corporativi

 

Chiediamo il testo unico di legislazione antimafia

 

Chiediamo l’istituzione di una agenzia dei beni confiscati ai mafiosi

 

Chiediamo che il reato di immigrazione non sia governato da uno strumento penale

 

“E’ stata una discussione ricca di riflessioni – conclude Caselli – sullo scudo fiscale è stata avanzata una provocatoriamente una proposta, quella di mettere in campo una sorta obiezione di coscienza da parte  degli intermediari finanziari. Sulla magistratura: da molti è stata sottolineata una certa tendenza a spingere i magistrati al disimpegno, a circoscrivere il suo ruolo nella classica campana di vetro.

 

“La legge non si interpreta, si applica e basta è una imprecisione palese a tal proposito chiudo rivolgendomi ai giovani:  ricordate negare che  l’essenza del lavoro dei giudici sia l’interpretazione è negare il lavoro stesso della magistratura.  

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