Per un dovere di informazione
Il duplice gruppo di lavoro sul “dovere dell’informazione”, sintetizzato dalle parole del giornalista Santo Della Volpe”, ha creato un dibattito fertile. Il gruppo di analisi sul rapporto tra cultura (fiction, libri, cinema, teatro) e tema mafioso ha reclamato maggior attenzione a una visione realistica e veritiera del tema, per non incappare in deformazioni fortemente negative socialmente. La soluzione, per evitare quella deriva commerciale molto penetrante, è un appoggio netto di un approfondimento storico e giornalistico alle fiction nonché la risorsa a quell’impegno che nel web molti artisti indipendenti portano avanti svincolati dal mondo mainstream. Un appello a un continuo confronto tra attivisti, magistrati e uomini della cultura sul tema e agli artisti per un continuo rinnovamento di linguaggi che escano dai limiti imposti talora da paludate impostazioni artistiche.
Sul versante giornalistico il grande pessimismo di base ha comunque permesso di portare avanti molte proposte, tra cui quella di saldare la rete di giornalisti anche amici di Libera Informazione e costituire vere agenzie periferiche, presidi informativi in territori disagiati. Parallelamente la dura condanna della legge su intercettazioni e la formazione della cosiddetta “cultura del contrattacco” per controbattere alle richieste di denaro che spesso molti giornalisti vedono recapitarsi, cucendo in questo modo la bocca alla loro voce. La richiesta di maggiori spazi ai media nazionali, soprattutto alla Rai si accompagna alla costante attenzione che il mondo dell’informazione dei territori occupati deve avere: da qui l’appoggio a Ossigeno, osservatorio Fnsi, per i giornalisti minacciati, ennesimo modo di screditare e uccidere sul nascere quel lavoro informativo che dovrebbe essere il sale della democrazia.
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