Italia, giornalisti intercettati: il consorzio MFRR scrive al governo
Il consorzio Media Freedom Rapid Response e una serie di organizzazioni italiane chiedono rapidità nelle indagini sul caso Trapani, dove la procura aveva autorizzato le intercettazioni di diversi giornalisti anche durante colloqui con il proprio legale
Qui il testo della lettera inviato alle ministre della giustizia e dell’interno, nonché per conoscenza ai vertici di diverse istituzioni europee, quali Věra Jourová, vicepresidente della Commissione Europea, Antonio Parenti, capo della rappresentanza UE in Italia, David Casa e Ramona Strugariu, europarlamentari del gruppo di lavoro sui media, Dunja Mijatovic, commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Irene Khan, Special Rapporteur ONU sulla libertà di espressione e Teresa Ribeiro, rappresentante OSCE sulla libertà dei media
I partner del consorzio Media Freedom Rapid Response accolgono con favore l’avvio di un’inchiesta sul caso delle intercettazioni di giornalisti e delle loro fonti in Sicilia. Un’inchiesta decisa, rapida e dettagliata sarà essenziale per riallacciare il rapporto di fiducia e per fare in modo che tutti i giornalisti, le fonti e gli avvocati in Italia siano tutelati.
I firmatari di questa lettera sono profondamente allarmati dalle notizie arrivate da Trapani, dove centinaia di conversazioni di giornalisti sono state intercettate: coinvolti sarebbero stati almeno 15 giornalisti che si occupano di migrazione nel Mediterraneo centrale. Tra le intercettazioni, anche colloqui confidenziali con le fonti e con i propri legali. Pochi colloqui sono altrettanto delicati e importanti di quelli tra giornalisti, le loro fonti e i loro avvocati. Si tratta quindi di una diretta e significativa minaccia alla libertà dei media; non si può proteggere il giornalismo se non si proteggono le sue fonti.
Accogliamo con favore la decisione di aprire un’inchiesta da parte del ministro della giustizia, che ha inviato i suoi ispettori a Trapani per verificare che le attività della procura abbiano rispettato le regole; è di vitale importanza che questa inchiesta sia condotta in modo deciso, rapido e dettagliato, in modo da rispondere alla gravità delle rivelazioni rese note da alcune testate il 2 aprile.
La libertà dei media dipende dalla capacità di giornalisti e operatori dell’informazione di comunicare con le proprie fonti, anonime o meno, per raccogliere notizie, esperienze di prima mano e per verificare altre informazioni, così si svolge il lavoro giornalistico. Queste fonti possono a loro volta essere sotto inchiesta o essere soggetti coinvolti in attività criminali. Eppure questo non dovrebbe interferire con il diritto dei giornalisti a comunicare in sicurezza e riservatezza con fonti rilevanti nell’ambito del lavoro giornalistico di pubblico interesse. La raccomandazione del Consiglio d’Europa sulla protezione del giornalismo e la sicurezza dei giornalisti (CM/Rec(2016)4) afferma che ogni meccanismo legale e/o legislativo atto a proteggere i giornalisti dovrebbe garantire “la confidenzialità e la sicurezza delle comunicazioni” e “garantire la protezione ai whistleblower e alle fonti che desiderano restare nell’anonimato”.
L’utilizzo di tecnologie di sorveglianza per intercettare e registrare le telefonate dei giornalisti costituisce un grave attacco alla libertà di stampa dalle implicazioni preoccupanti. Potrebbe scoraggiare altre fonti dal farsi avanti ed esporre i giornalisti a una persecuzione giudiziaria e a intimidazioni. Inoltre, se tali strumenti non vengono adeguatamente controllati, le trascrizioni delle intercettazioni detenute dalle autorità potrebbero essere usate ai danni delle fonti e degli stessi giornalisti, cambiare l’atteggiamento degli organi statali nei confronti di eventuali richieste da parte dei giornalisti, essere poi diffuse per intimidire i giornalisti ed esporli a ulteriori minacce e molestie.
Per fare in modo che tutti i giornalisti attivi in Italia siano protetti e per evitare che tali episodi si ripetano in futuro, sarà doveroso che l’inchiesta non solo appuri i dettagli della vicenda intercettazioni a Trapani, compreso chi ne è all’origine e con quale motivazione, ma che si appuri anche quanto il fenomeno è diffuso in tutta Italia, e quali sono le cornici legali, procedurali e istituzionali che hanno portato a questa situazione.
Il governo italiano e il potere giudiziario devono di conseguenza fare in modo che ogni elemento emerso dall’inchiesta venga affrontato in modo completo, anche se questo dovesse implicare sanzioni per eventuali abusi di potere da qualcuno a Trapani, e eventuali modifiche legislative e politiche per assicurare che i giornalisti, le fonti e gli avvocati siano protetti in futuro.
Noi continueremo a monitorare l’inchiesta per verificare che la libertà dei media in Italia sia tutelata a dovere.
Sottoscritto da:
ARTICLE 19
Articolo 21
European Centre of Press and Media Freedom (ECPMF)
European Federation of Journalists (EFJ)
Festival diritti umani
Festival Imbavagliati
FNSI, Federazione Nazionale Stampa Italiana
Focus on Africa
Fondazione Aamod, Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico
International Press Institute (IPI)
OBC Transeuropa
Ossigeno per l’Informazione
Rumor(s)cena
Sindacato dei Giornalisti del Trentino Alto Adige
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Caso Trapani, bene accertamenti ministra Cartabia. Martedì alle 17.30 iniziativa Articolo21-Fnsi
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