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Usura e racket nell’era della globalizzazione

Di Stefano Scorzato il . Atti e documenti

Racket e usura, fenomeni differenti che sempre di più evidenziano la stessa matrice: le mafie. Le organizzazioni criminali sono ormai affermati e lungimiranti modelli imprenditoriali, capaci di individuare nuovi mercati, nuove opportunità e di sconvolgere il sistema produttivo del Paese.

Giuseppe Scandurra, presidente della Federazione Antiracket Italiana, evidenzia un cambiamento significativo nel panorama delle aree a tradizionale presenza mafiosa illustrando i dati confortanti dell’aumento delle associazioni antiracket che continuano a nascere dalla Sicilia alla Calabria, alla Puglia.

Pone in evidenza la questione della verifica interna in atto nella Federazione, sia per un aggiornamento dell’Albo Prefettizio, sia per valutare l’effettiva coerenza degli iscritti soprattutto in ordine alla denuncia e alla costituzione di parte civile nei processi.

Viene riconosciuto l’apporto fondamentale dei testimoni di giustizia e dell’esperienza “rivoluzionaria” dell’associazione palermitana Addiopizzo grazie anche alla quale tanti imprenditori sono riusciti a uscire dal silenzio e a costituire, tre anni fa, la prima associazione antiracket palermitana Libero Futuro (in memoria di Libero Grassi, imprenditore ucciso il 29 agosto del 1991)

Il fatto che si stiano verificando situazioni impensabili fino a vent’anni fa incoraggia a continuare nonostante le indubbie difficoltà vissute da parte di chi denuncia come lo possono essere i tentativi di strumentalizzazione o gli attacchi alla moralità del singolo. Viene sottolineato il messaggio importante lanciato da Confindustria siciliana agli imprenditori locali che, in rottura con una linea adottata fino a un passato anche recente, affronta con coraggio un argomento mai dibattuto al proprio interno anche con l’intento di propagarne l’efficacia anche in altre realtà regionali. Anche la Chiesa sta fornendo un contributo significativo con sono preti che promuovono e sostengono la nascita di associazioni antiracket. Scandurra riprende il senso dell’introduzione dell’obbligo della denuncia per gli imprenditori che gestiscono soldi pubblici anche in considerazione del fatto che imprese provenienti dal Nord Italia ammettono addirittura di cercare per prime l’approccio con le organizzazioni criminali pagando subito il pizzo in modo da assicurare la “protezione” dei propri cantieri. Da questo emerge come sia necessario garantire maggior  sicurezza agli imprenditori da parte delle istituzioni per innescare un processo di reale cambiamento.

Da non dimenticare in tutto questo è anche il ruolo del sistema bancario che spesso non assicura il rispetto degli accordi istituzionali. Sono quotidiane le testimonianze di imprenditori che, dopo aver denunciato, vedono precluso, ad esempio, il loro accesso al credito scatenando quindi gli appetiti delle organizzazioni criminali che approfittano dei momenti di crisi per intervenire con cospicui capitali  e rilevare le attività economiche con effetti devastanti per l’economia del territorio. Scandurra conclude affermando che gli interventi governativi potrebbero essere destinati al sostegno dell’imprenditoria che denuncia, che si schiera per la legalità  a difesa di un sistema economico sano e non, ad esempio, alla ricapitalizzazione degli istituti bancari perché questo non è un messaggio che incoraggia.

Lino Busà di SOS Impresa nell’affrontare il tema dell’usura descrive con chiarezza un fenomeno che negli anni ha subito una notevole metamorfosi, caratterizzandosi con sfumature diverse, radicandosi in un mercato molto vasto con soggetti che offrono risposte diverse ad altrettante domande diverse. L’attuale crisi economica e le organizzazioni criminali sono due elementi che oggi sicuramente incidono più di altri.

Nel parlare di usura attraverso una precisa linea di tempo è necessario distinguere tre periodi: fino agli anni ’80 il fenomeno è paragonato più a una condotta immorale che non a un vero e proprio reato penale con un destinatario preciso come la persona singola o famiglie. Spesso vi è una convivenza tra vittima  carnefice, l’ambiente sociale di riferimento è lo stesso, si frequentano gli stessi luoghi. Anche il mondo del gioco d’azzardo è interessato al fenomeno.

Successivamente agli anni ’80 si affacciano sul mercato dell’usura anche gli imprenditori e ciò provoca un mutamento nell’attenzione da parte di soggetti che gestiscono le attività usuraie poiché si percepisce che è possibile spingersi oltre, fino all’appropriazione definitiva dell’attività economica. Le organizzazioni criminali sono ancora poco interessate all’usura, addirittura è vista paradossalmente come un’attività indegna. Verso la fine degli anni ’90  si produce un’ulteriore cambiamento con un ruolo ben definito delle organizzazioni criminali che a pieno titolo entrano, di fatto, in questo nuovo mercato. Tra i motivi principali vi è sicuramente una perdita di controllo nella gestione dei propri investimenti da parte degli imprenditori che sempre più spesso si spingono a richiedere prestiti progressivamente più elevati. L’usura consente alle organizzazioni mafiose di poter penetrare il tessuto economico legale con modalità molto diverse dal metodo classico dell’estorsione visto che è l’imprenditore a produrre la  richiesta di denaro, generando collusione tra vittima e carnefice e non viceversa, consegnando così all’organizzazione criminale mafiosa lo status di impresa vera e propria.

Ulteriore vantaggio dell’usura per le organizzazioni criminali è rappresentato dalla possibilità di riciclare a costo zero con l’ulteriore opportunità di incrementare il proprio patrimonio attraverso il rilevamento di attività economiche.

Sicuramente le aree più colpite dal fenomeno sono quella campana e calabrese ma è altrettanto evidente, proprio per la diffusione capillare delle mafie, che tutto il territorio nazionale è interessato dall’attività usuraria. La carenza di liquidità,  la difficoltà di accesso al credito consentono alle organizzazioni criminali, notoriamente in grado di disporre di un’enorme disponibilità di contante, di essere una risorsa anche in altre aree del Paese e soprattutto nei settori più diversi per cui è evidente che è divenuto un vero e proprio metodo scientifico per attaccare, penetrare e alterare irrimediabilmente il tessuto economico. Tutto questo conferma la metamorfosi di quello che una volta era solo un’attività immorale, deprecabile ma che oggi è un sistema che determina un reale cambiamento non solo dell’economia ma anche delle regole sociali di cui tutti devono essere consapevoli. Se dal punto di vista sociale, nel periodo ’93-’94 vi è stato un movimento che ha portato alla L. 108/96 oggi la situazione è diversa e purtroppo caratterizzata da un ritorno all’oblio nonostante siano evidenti le strategie criminali per alterare l’economia proprio attraverso l’utilizzo dell’attività usuraria. C’è un silenzio politico sul fenomeno e per questo è necessario che ne diventi un tema cardine anche in un importante movimento antimafia come Libera. La vittima di usura ha molta più difficoltà ad essere aiutata proprio grazie alla mancanza di consapevolezza nell’opinione pubblica sulla pervasività di questo fenomeno e il dato di SOS Impresa che informa della sempre maggiore presenza di famiglie che si rivolgono al loro sportello è sintomo di una sofferenza diffusa nel Paese ma non dovuta tanto all’assenza di opportunità creditizie quanto ai motivi che portano alla richiesta di denaro quali ad esempio il credito d’esercizio e l’emergenza finanziaria dovuta al rientro di prestiti bancari. Deve emergere e deve essere sostenuta la convenienza della denuncia (es. prevedere corsie preferenziali negli appalti di forniture pubbliche, opere pubbliche o promuovendo il consumo criticoa favore di quegli imprenditori che denunciano) poiché il Fondo di Solidarietà è meramente risarcitorio e non crea le condizioni per il dopo-denuncia soprattutto in ordine al sistema es
torsivo.

Gli interventi dei presenti consentono di delineare degli spunti interessanti che vanno da una maggiore attenzione nazionale su questi fenomeni che non si limiti solo a uno sguardo privilegiato alle regioni a tradizionale presenza mafiosa – anzi – che apra una riflessione sullo “stato di salute” delle regioni del Nord. Altro elemento è la prevenzione nelle scuole per quanto vi sia la consapevolezza che scelte politiche precise, soprattutto al Nord, non consentano di poter beneficiare di appositi finanziamenti sull’educazione alla legalità.

Non è mancata anche una riflessione sul mondo adulto, con le famiglie al centro, che deve essere generatore di un messaggio diverso, orientato verso un generale cambiamento dello stile di vita 

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