“Entusiasmo, curiosità e passione. Il giornalismo non è un mestiere qualsiasi”
Barbara Schiavulli é corrispondente di guerra e scrittrice, ha seguito i fronti caldi degli ultimi ventiquattro anni. Dirige Radio Bullets, una testata giornalistica online che si occupa di Esteri. Ha accettato di essere uno dei tutor giornalistici di questa decima edizione e con questa intervista la conosciamo meglio.
Perché ha accettato il ruolo di tutor del Premio Morrione? Che cosa significa per Lei?
Perché mi è sembrato il modo giusto per restituire un po’ delle cose buone che mi ha dato questo mestiere. Poter aiutare e trasmettere qualcosa di mio alle generazioni future mi sembra un buon modo per contribuire alla crescita di una società consapevole dove il ruolo del giornalista spesso sottovalutato, pur restando dei più importanti.
Cosa si aspetta dagli under30 che seguirà nella realizzazione dell’inchiesta?
Entusiasmo, curiosità verso il mondo e passione perché questo mestiere non è un lavoro qualsiasi, è un impegno e un servizio verso gli altri. I giovani hanno il compito di fare meglio di noi, di cambiare un sistema spesso guasto.
Quando ha capito il giornalismo sarebbe stato il suo mestiere?
Da sempre, già lo dicevo alle medie. Pensavo che avrei combattuto le ingiustizie e raccontato le voci del mondo. E dopo 25 anni non mi sono stancata di farlo.
Quale consiglio su tutti si sente di dare agli under30 che realizzeranno il progetto d’inchiesta insieme a Lei?
Di non mollare. Io ho passato gli ultimi 25 anni ogni giorno a chiedermi se valesse la pena, lavorare in un paese come l’Italia che toglie più di dare. Ma poi alla fine conta quello che si è fatto. Entrare nelle case e nelle vite delle persone spesso violate è un privilegio, di cui non dovremmo mai sottovalutare l’importanza. Le inchieste svelano il mondo in cui ci troviamo e la speranza è sempre quello di migliorarlo con il nostro lavoro. Il mio consiglio ai giovani? Di non diventare cinici.
C’è un’inchiesta che considera un esempio da seguire? Quale e perché?
Occupandomi di guerra ce ne sono moltissime, penso a tutte quelle che svelano le bugie dei governi contro i loro stessi cittadini. Massacri documentati, insabbiamenti, omicidi estragiudiziali. Penso al caso Spotlight, dove vennero smascherati da un gruppo di giornalisti del Boston Globe, centinaia di preti pedofili. Penso al whistleblower Snowden che ha affidato a quattro giornalisti un segreto dell’NSA.
Che libro consiglierebbe di leggere a chi vuole fare del giornalismo il proprio mestiere?
Martha Gellhorn, the Face of war, e di Robert Fisk, Cronache mediorientali. Il primo mi ha fatto capire cosa volevo fare, il secondo mi ha spiegato come farlo.
Fonte: Premio Roberto Morrione
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