Mafie straniere, stanziali e di passaggio
Nell’attesa di riuscire a capire come mai il nostro paese sia diventato, tra i più democratici, quello più appetibile per i criminali stranieri, come sottolineò nel febbraio 2018 la Commissione Parlamentare antimafia nella corposa relazione conclusiva di fine Legislatura, proviamo a vedere quante organizzazioni criminali si sono radicate in Italia e quante, invece, sono soltanto di “transito” per i loro “affari”.
Risale agli anni Novanta l’insediamento delle mafie straniere in Italia e coincide in qualche modo con l’ampliamento delle attività criminali dello sfruttamento della prostituzione e del traffico di esseri umani che andarono a sommarsi al contrabbando di sigarette e al traffico di stupefacenti.
La novità, dunque, di questo periodo è l’insediamento stabile di alcune mafie straniere, su tutte quella cinese e nigeriana, provenienti da varie parti del mondo, in alcune regioni del centro e del nord Italia. La situazione è andata, man mano, peggiorando nonostante rapporti e analisi fatte da oltre un quarto di secolo da molte Istituzioni a cominciare dal ministro dell’interno ad interim Ciampi nel 1993 nel rapporto presentato alla camera dei Deputati sulla criminalità organizzata, a quello del 1999 dal ministro del’interno Bianco, alle relazioni della DIA del 1995, della DNA nel 1998, alla relazione del C.S.M. sulla criminalità organizzata degli stranieri extracomunitari del 2000 che propendeva, in realtà, per l’esclusione del termine di “nuove mafie” contrariamente a quanto si leggeva in un rapporto del settembre dello stesso anno del Ministro dell’Interno che citava proprio tra quelle “nuove mafie” quella albanese, nigeriana, cinese, nordafricana, rumena e montenegrina.
Troppe, in realtà, le realtà delinquenziali straniere inserite come vere e proprie mafie e sappiamo che oggi solo quella nigeriana e cinese e, in un caso, a Torino, anche quella romena, sono state riconosciute organizzazioni mafiose da sentenze passate in giudicato.
Un prezioso contributo conoscitivo sulle mafie straniere in Italia lo fornì, nel 2003, Enzo Ciconte, tra i massimi esperti di criminalità organizzata con “Mafie straniere in Italia – Storia ed evoluzione” (Edizioni Commercio, Strumenti-Temi-Centro Studi e Ricerche sulla Legalità e Criminalità economica). Già allora la situazione della criminalità straniera nel nostro paese era particolarmente preoccupante con albanesi, cinesi e nigeriani che “..sono riusciti a stabilirsi in via permanente e riescono a gestire il notevole volume di affari criminali (..) grazie al fatto di avere uno stabile retroterra in Italia..”, con tunisini e marocchini che, pur avendo insediamenti stabili “risultano del tutto marginali nel quadro dei grandi crimini..” (valutazione tuttora valida) e gruppi di russi, colombiani e turchi che operano da noi transitoriamente, in attività di riciclaggio e di spedizioni di stupefacenti destinate al mercato italiano.
Continua il buon rapporto di convivenza (di convenienza) e di affari tra mafie italiane straniere (queste ultime, nel corso degli anni, hanno assorbito spazi territoriali e interessi illeciti non occupati dalla mafie nostrane) e c’è da ritenere che andrà avanti ancora per molto tempo con la tendenza alla accentuazione di organizzazioni criminali e di veri e propri cartelli interetnici dove, comunque, la componente famigliare continuerà ad essere fondamentale per l’organizzazione mafiosa.
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