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Fondi.Le dimissioni del sindaco non eludano le leggi antimafia

Di Antonio Turri* il . Lazio

Il Sindaco di Fondi Luigi Parisella  si è dimesso. L’aveva preannunciato in maniera del tutto irrituale nella conferenza stampa, seguita all’ultima riunione del Consiglio dei ministri, l’on. Franco Frattini che, parlando dell’ennesimo rinvio sulla decisione per lo scioglimento per condizionamenti mafiosi di quella amministrazione comunale, aveva lasciato intendere le possibili dimissioni del sindaco.

Il “tutti a casa” è stato decretato  dal Senatore del Pdl Claudio Fazzone, vero detentore del potere politico del centro destra nella direttrice che dal fiume Garigliano conduce a Roma, sino a Palazzo Madama. Fazzone con una dichiarazione alla stampa, di poche ore precedente l’abbandono, ha invitato il riluttante Parisella e i suoi compagni di giunta a dimettersi e ha lasciato intendere un cambio di rotta nella strategia di attacco frontale al Prefetto e a quanti, da oltre un anno, chiedono che Fondi venga liberata dalle mafie.

Parisella in quest’ultimo tentativo di evitare lo scioglimento per infiltrazione mafiosa della sua giunta ha visto confermato il sostegno del presidente della provincia di Latina  Armando Cusani che, fuori da ogni logica istituzionale, ha dichiarato: “Esprimo la mia più sincera solidarietà al sindaco Luigi Parisella e ai Consiglieri di maggioranza. Le dimissioni del Governo della città di Fondi sono un potente atto di denuncia del clima che è stato costruito ad arte in questo anno e mezzo da alcuni talebani della politica provinciale, regionale e nazionale, da un editore criminale e da pezzi deviati dello Stato.”Quindi per Cusani, il Prefetto e i componenti della commissione di accesso composta da alti ufficiali della Polizia di Stato,dei Carabinieri e della Guardia di Finanza e i Magistrati della Dda di Roma che hanno indagato ed arrestato ex assessori e funzionari del Comune di Fondi sono dei pezzi deviati dello Stato .

Siamo al ridicolo e al tragicomico. Siamo  alla negazione dell’evidente radicamento delle mafie nel Lazio e al favorire un clima di delegittimazione degli apparati dello Stato impegnati nella lotta a mafiosi e politici conniventi.  Le dimissioni di Parisella sono per alcuni il tentativo, nemmeno tanto velato, dopo un lunghissimo anno dal deposito della prima richiesta prefettizia, di evitare lo scioglimento per condizionamento mafioso di quel Comune. Sono il tentativo di evitare le dimissioni di Parisella anche da consigliere provinciale e sono l’ultimo disperato atto per far ricandidare alle prossime elezioni comunali nuovamente i protagonisti della Fondi connection, per salvare dal tracollo un’intera classe politica decimata da inchieste amministrative e penali.

Se il Consiglio dei Ministri bloccherà la procedura di scioglimento insabbierà il caparbio lavoro d’inchiesta di giornalisti della stampa locale e nazionale e  il grande e serio impegno di settori importanti delle istituzioni, su tutti quello del prefetto di Latina Bruno Frattasi, del Questore Nicolò D’Angelo, del colonnello dei Carabinieri Leonardo Rotondi. 

La domanda adesso è: il Comune di Fondi si è liberato con queste tardive dimissioni dai condizionamenti delle mafie d’importazione e locali? La risposta è no! La risposta è ancora una volta da ricercarsi nella relazione presentata un anno fa dalla commissione d’accesso al comune di Fondi, sottoscritta dal prefetto di Latina e nelle ordinanze di custodia cautelare  firmate dai magistrati antimafia del Tribunale di Roma.

Stralci della relazione. Nella relazione del Prefetto Frattasi si legge tra l’altro: “…Secondo tale quadro ricostruttivo appaiono di estremo interesse ai fini della comprensione del tessuto fondano e della relativa compromissione dell’agire politico-amministrativo locale, gli elementi di cui si dirà in seguito, alcuni dei quali intaccano decisamente lo stereotipo (su cui si è per lungo tempo adagiata la lettura criminale del territorio non solo fondano ma, più in generale, del Basso Lazio) secondo il quale la terra pontina avrebbe subito l’importazione di soggetti di spessore criminale, per effetto perlopiù, dell’irrogazione di misure di prevenzione personale. Ora, per quanto riguarda Domenico Tripodo, figura di indubbio rilievo nell’organizzazione della ‘ndrangheta, vengono in evidenza le sottonotate peculiarità: Ha intrattenuto durante il suo periodo di latitanza e di espiazione a Fondi della misura del soggiorno obbligato, rapporti con esponenti di spicco della camorra e risultava legato ad altre figure apicali di cosa nostra. Per quanto riguarda i legami con l’organizzazione campana, egli era considerato «un boss tra i boss napoletani»;  La famiglia Tripodo, in particolare i figli Antonio, Venanzio e Carmelo Giovanni hanno liberamente scelto, non per effetto dunque dell’irrogazione di misure di prevenzione, né in conseguenza di altro dispositivo giudiziario, di stabilirsi a Fondi (si veda pag.8 della relazione della Commissione d’accesso, dove si fa cenno al fatto che Tripodo Antonio, Venanzio è giunto in Fondi il 1° giugno 1995, a seguito di volontaria migrazione di altri). Questi due elementi non sono affatto ultronei nel quadro della presente ricostruzione in quanto per ciò che attiene alla posizione di Domenico Tripodo, stanno a testimoniare come egli considerasse «sicuro» il territorio fondano….. La compromissione del Comune di Fondi: rilevanti elementi di infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso. Come si ricorderà l’accesso ha preso le mosse proprio dalle dichiarazioni di Riccardo Izzi secondo le quali egli avrebbe richiesto e ottenuto il sostegno elettorale di Tripodo e Trani e dello stesso Di Fazio nell’ultima campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio comunale di Fondi (2006). L’eseguito accesso, tuttavia, ha evidenziato un quadro ben più complesso che non comprende soltanto la posizione dell’Izzi (che, da un certo punto in poi, appare in qualche modo marginalizzato ma riguarda senz’altro la figura del sindaco Parisella, di alcuni esponenti consiliari di maggioranza, nonché della stessa macchina amministrativa che, in tutte le proprie articolazioni risulta interessata da illegittimità gravissime. 

A questo proposito la Commissione ritiene si sia configurato in capo ai diversi dirigenti dei settori amministrativi – tutti scelti dall’Amministrazione Parisella – una sorta di passivizzazione, cioè di supino assoggettamento al capillare controllo sia del Sindaco che degli Assessori di competenza, ottenuto come ha avuto modo di disgelare l’accesso attraverso la sistematica apposizione del «visto» da parte degli organi di vertice politico su ogni autorizzazione di spesa emanata dai diversi rami dell’amministrazione.

L’accesso, con evidenza documentale, ha consentito insomma di accertare che le diverse situazioni venute ad emergere, di per sé costituenti gravi, quando non gravissime, violazioni dei principi di imparzialità, trasparenza e buon andamento, non corrispondono ad episodici quanto deprecabili casi di cattiva amministrazione, ma presentano, anche per il fatto di riguardare ogni settore della vita amministrativa, il carattere della sistematicità.

La qual cosa, unita all’oggettiva agevolazione di interessi economici di elementi contigui alla criminalità organizzata o da considerare ad essa affiliati, conferisce al quadro di insieme una pericolosità tale da dover essere fronteggiata con gli strumenti di rigore previsti dall’art. 143 del T.U.E.L. Nel rinviare all’ampia relazione della Commissione d’accesso, si ritiene di richiamare l’attenzione sui seguenti «capitoli» in virtù della loro esplicata rilevanza compromissoria: è’ stato accertato dall
a Commissione d’accesso – la circostanza trova comunque riscontro anche in provvedimenti recentissimi dell’Autorità Giudiziaria – che il settore dell’urbanistica ha oggettivamente agevolato interessi economici di Salvatore La Rosa, pregiudicato e già sottoposto a misure di sorveglianza speciale di P.S., considerato affiliato al clan Bellocco di Rosarno, attraverso un comportamento che ha gravemente trascurato elementari obblighi di verifica, omettendo, ad esempio, l’accertamento circa l’effettiva proprietà, da parte del soggetto richiedente della concessione edificatori dei terreni interessati dai nuovi volumi;… .sono state anche acquisite dichiarazioni dei dipendenti del comune di Fondi – la contiguità del Tripodo al Sindaco Parisella. Emergono, in particolare due significativi episodi: nel primo il sindaco Parisella interviene personalmente, presente il Tripodo, per «accreditarlo» presso l’amministrazione comunale in relazione a lavori di pulizia che avrebbe dovuto eseguire l’impresa controllata dal Tripodo, di una propria impresa di pulizie, in forza di altro distinto rapporto contrattuale; il secondo episodio vede addirittura la ditta del Tripodo di fatto sostituirsi ad altra impresa locale a cui era stato affidato la commessa del trasporto della biblioteca comunale. Risulta sconcertante come i mandati di pagamento di tale effettuato servizio siano stati emessi a favore dell’impresa formalmente attributaria dell’incarico, ma, come si diceva, nei fatti, surrogata nella prestazione dall’impresa del Tripodo. Tale ultima circostanza apre anche seri interrogativi sulla capacità di pressione che lo stesso Tripodo sarebbe in grado di esercitare nei confronti di altre imprese locali riuscendo ad ottenere una forma di spontaneo arretramento di possibili concorrenti, probabilmente indotti a tanto dal metus promanante dalla «fama» del Tripodo: il gesto di accreditamento, compiuto dunque dal sindaco
Parisella rafforza la posizione del Tripodo e, come non ha mancato di sottolineare la Commissione, ne arricchisce il prestigio locale”.

La città di Fondi. Tutto questo è solo una parte di quanto è emerso dal lavoro di “quei pezzi deviati dello Stato” di cui parla il Presidente della provincia Cusani a cui ancora nessuno ha chiesto con convinzione le dimissioni dal delicato incarico istituzionale ricoperto. La città e le donne e gli uomini che vivono a Fondi sono impauriti, percepiscono con timore che si vogliono coprire le responsabilità politiche di quanti hanno fatto finta di non vedere o peggio hanno favorito l’agire delle mafie ,dapprima colludendo poi divenendo parte integrante di un sistema illegale. Il Ministro Maroni sappia che il Governo non procedendo allo scioglimento del consiglio comunale di Fondi per infiltrazioni mafiose a seguito delle “volontarie” e tardive dimissioni di Parisella  creerà un precedente pericoloso di elusione della norma ed invierà un messaggio inequivocabile alle mafie d’importazione e locali a quelle che Libera da anni chiama la quinta mafia : Avanti tutti. Roma vi aspetta.

* Referente di Libera nel Lazio

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