ISTAT registra un milione di poveri in più. Priorità alla lotta contro le disuguaglianze
L’Istat ha diffuso nella giornata di ieri le stime preliminari della povertà assoluta per l’anno 2020. Quello che emerge è un Paese in cui, dopo un anno di pandemia, la povertà assoluta continua a crescere e tocca il valore più elevato dal 2005, sia in termini familiari (da 6,4% del 2019 al 7,7%, +335mila) con oltre 2 milioni di famiglie, sia in termini di individui (dal 7,7% al 9,4%, oltre 1 milione in più) che si attestano a 5,6 milioni.
Le responsabilità non sono certo della cattiva sorte ma di politiche inadeguate, se non del tutto sbagliate, messe in atto in questi 12 mesi. Si doveva e si poteva fare molto di più!
Con l’appello “Andrà tutto bene se…” denunciavamo – già dai primi giorni di aprile 2020 – come, in assenza di misure adeguate a fronteggiare la crisi sanitaria, nel giro di pochi mesi ci saremmo trovati a vivere in Paese ancora più povero, diseguale, fragile, precario, stanco e indebolito, in cui le mafie avrebbero sfruttato le conseguenze della pandemia e la ricchezza si sarebbe concentrata ulteriormente nelle mani di pochi. Purtroppo è così che è andata!
Quello che ci preoccupa di più è l’assenza di una visione e di una proposta complessiva che sappia portarci finalmente fuori dalla crisi strutturale e sistemica prodotta dal liberismo economico, ormai insostenibile in termini sociali, economici, ambientali e sanitari. La relazione tra collasso climatico, riduzione della biodiversità e coronavirus, dimostra una volta di più che siamo davanti a crisi figlie dell’insostenibilità del modello di sviluppo. Ingiustizie sociali, ambientali ed ecologiche sono gli “effetti collaterali” di un modello economico per sua natura insostenibile. Abbiamo la necessità e l’urgenza di cambiare, per costruire un punto di vista che metta insieme la giustizia sociale, la giustizia ambientale e la giustizia ecologica.
All’interno di quella campagna avevamo individuato 21 obiettivi che sono tutt’oggi validi (link).
Per questo e per discutere delle proposte avanzate su casa, reddito, accoglienza, politiche sociali, lavoro e NGEU dalle 600 realtà della Rete dei Numeri Pari – che durante i mesi di pandemia hanno promosso solidarietà, cooperazione e mutualismo garantendo risposte concrete a migliaia di persone lasciate indietro – chiediamo urgentemente un incontro al Governo Draghi. L’art.3 del Codice del Partenariato Europeo impone ai Governi dei Paesi che utilizzano i fondi del Next Generation EU per l’inclusione sociale e la transizione ecologica di incontrare le associazioni, i soggetti del terzo settore e della cittadinanza organizzata per co-programmare e co-progettare i progetti necessari a contrastare le disuguaglianze e promuovere l’inclusione sociale.
Abbiamo bisogno risposte concrete e adeguate per far fronte a questa crisi sanitaria, economica, sociale, culturale e ambientale. Ce lo chiedono 5,6 milioni di persone in povertà assoluta. Ce lo impone la nostra Costituzione.
Info: Rete dei Numeri Pari
Trackback dal tuo sito.