Ripartenza a porte aperte, appello al nuovo governo
Redazione il . Associazioni, Brevi, Giustizia, Istituzioni, Società
RIPARTENZA A PORTE APERTE
Abbiamo il diritto di sapere, monitorare e partecipare al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza
Appello al Presidente Mario Draghi da dieci associazioni promotrici che aderiscono al Forum dell’Open Government Partnership Italia: i cittadini italiani devono sapere, monitorare e partecipare al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza
“Non è possibile alcuna ripartenza senza la partecipazione civica e la vigilanza della società civile. Basterebbe investire lo 0,001% del budget complessivo del PNRR per il triennio 2021-2023, pari a circa 2 milioni di euro, in strumenti come una piattaforma di monitoraggio civico nazionale e progetti partecipativi finalizzati a produrre report sull’utilizzo dei fondi, per ridurre i rischi di opacità, malamministrazione e corruzione”.
È questo il cuore dell’appello “Ripartenza a porte aperte” indirizzato al Presidente Mario Draghi da dieci associazioni promotrici che aderiscono al Forum dell’Open Government Partnership Italia.
L’appello vuole porre al centro il diritto dei cittadini italiani di sapere, monitorare e partecipare al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza; ad oggi, infatti, le iniziative di confronto ampio e plurale tra Istituzioni e associazioni civiche sono infatti tutte ferme. È un cattivo segnale che nella seconda versione del PNRR (l’ultima approvata dal governo Conte) sia stata stralciata la “Piattaforma di Open Government per il controllo pubblico prevista invece nella prima versione del piano”, come si legge nel testo dell’appello.
Ciò si aggiunge alla mancata convocazione – dal 29 gennaio 2020, 1 anno e 20 giorni fa – del Forum italiano dell’Open Government Partnership, progetto attivo in tutto il mondo con l’obiettivo di mettere a confronto referenti di istituzioni e attivisti civici per promuovere una governance inclusiva e trasparente. La questione è ancora più rilevante dal momento che nel 2021 è proprio l’Italia a essere co-chair globale dell’Open Government Partnership “Finora i processi di definizione del Piano sono stati discrezionali e intermittenti, privilegiando l’interlocuzione con alcuni portatori di interesse a scapito di altri, senza rendere conto dei criteri di selezione e senza che siano state messe in campo consultazioni allargate e rappresentative di tutte le realtà civiche”, denunciano inoltre le associazioni.
I promotori dell’appello “Ripartenza a porte aperte” ricordano come “la partecipazione, la trasparenza e il diritto di sapere sono forme imprescindibili, riconosciute dal nostro ordinamento e da quello comunitario, attorno a cui strutturare le proposte di spesa”. Chiedono quindi che “non si perda l’opportunità storica, da parte delle nostre Istituzioni, di dimostrarsi inclusive e pienamente trasparenti nel decidere del nostro futuro”.
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L’appello
Alle Ministre e ai Ministri del Governo
Nel pieno della crisi pandemica, ci troviamo a vivere un cruciale momento storico: le decisioni che saranno prese sulla più importante erogazione di fondi pubblici a favore dell’Italia dopo il piano Marshall condizioneranno il futuro delle prossime generazioni. Oltre 220 miliardi di euro, di cui 209 erogati dall’Unione Europea a vantaggio del nostro Paese, saranno spesi secondo il “Piano nazionale di ripresa e resilienza”.
Una sfida così significativa richiede il coinvolgimento della società civile organizzata su almeno due fronti: la fase di definizione dei contenuti del Piano e il successivo monitoraggio delle spese e dei risultati raggiunti.
Dobbiamo però prendere atto che finora questo coinvolgimento è stato largamente disatteso.
Nella sua prima conferenza stampa da Presidente, Mario Draghi ha specificatamente fatto riferimento alla necessità del “dialogo con le forze sociali” per affrontare le sfide che si pongono. Allo stesso principio si era a più riprese appellato il precedente Presidente Giuseppe Conte.
Questo è il momento per passare dalle parole ai fatti. Un Piano che ha l’ambizione di ridisegnare il futuro dell’Italia deve tenere conto delle aspettative, delle competenze, dei punti di vista e dell’esperienza della pluralità di chi da tempo si batte per promuovere e difendere il bene comune e gli interessi generali, soprattutto dando voce a chi rischia di rimanere escluso dalle scelte cruciali per il futuro.
Ciò va garantito anche in coerenza con il regolamento del Parlamento e del Consiglio dell’UE dedicato all’erogazione delle risorse per il Piano di Ripresa e Resilienza, che prevede il vincolo di verificare il rispetto dello Stato di diritto e dei valori sui quali si fonda l’Unione. La partecipazione, la trasparenza e il diritto di sapere sono pertanto forme imprescindibili, riconosciute dal nostro ordinamento e da quello comunitario, attorno a cui strutturare le proposte di spesa.
Finora i processi di definizione del Piano sono stati discrezionali e intermittenti, privilegiando l’interlocuzione con alcuni portatori di interesse a scapito di altri, senza rendere conto dei criteri di selezione e senza che siano state messe in campo consultazioni allargate e rappresentative di tutte le realtà civiche. Ciò è potuto accadere anche perché non esiste una normativa italiana sul lobbying, con un disegno di legge fermo in aula da tempo.
Constatiamo anche la completa mancanza, nella progettazione, di riferimenti al ruolo di monitoraggio diffuso che la normativa sulla prevenzione della corruzione e per la trasparenza affida alla società civile. Ciò al fine di vigilare sul rispetto dei tempi, sui risultati dei progetti e sull’impiego delle risorse previste dal Piano stesso.
Ad oggi le iniziative di confronto ampio e plurale tra Istituzioni e associazioni civiche sono ferme al palo. Se una precedente versione del Piano faceva almeno riferimento a una “Piattaforma di Open government per il controllo pubblico”, la stessa è stata stralciata dall’ultimo testo del PNRR finora approvato in Consiglio dei ministri. Il portale partecipa.gov.it, che la stessa Amministrazione pubblica ha costruito per generare consultazioni ampie e digitali su dibattiti cruciali, sembra essere stato congelato.
Soprattutto il Forum italiano dell’iniziativa internazionale “Open Government Partnership”, progetto attivo in tutto il mondo con lo specifico fine di mettere a confronto referenti di istituzioni e attivisti civici per promuovere una governance inclusiva e trasparente, non viene convocato dal 29 gennaio 2020. Ciò è ancora più preoccupante se si tiene in conto che la stessa Italia ha assunto il ruolo di co-chair globale dell’Open Government Partnership per il 2021, ossia se ne è fatta internazionalmente garante.
Non è tardi per riorientare il percorso di definizione del PNRR: esistono molti esempi, in Italia e in altri Stati europei, di procedure di consultazione e coinvolgimento attivo delle parti sociali e dei portatori d’interessi diffusi in vista di piani strategici e dell’erogazione di fondi. Si tratta solo di metterli in campo o di rinvigorirli, garantendo un equo accesso alle informazioni e il coinvolgimento attivo sulle decisioni che verranno prese.
Chiediamo poi che si preveda esplicitamente, nel Piano, la necessità di riconoscere, sostenere e incoraggiare iniziative plurali, azioni differenti e processi formali e informali (incluso Forum dell’Open Government) di monitoraggio civico del Piano. Basterebbe lo 0,001% del budget complessivo del PNRR, pari a circa 2 milioni di euro per il prossimo triennio 2021-2023, per garantire forti gambe alla vigilanza diffusa finanziando progetti per la creazione di report civici sull’utilizzo dei fondi, portali della trasparenza e osservatori di monitoraggio capaci di prevenire e ridurre le opportunità di opacità, malamministrazione e corruzione.
Chiediamo che non si perda l’opportunità storica, da parte delle nostre Istituzioni, di dimostrarsi inclusive e pienamente trasparenti nel decidere del nostro futuro.
Vogliamo esserci e non possiamo tacere. Vogliamo contare e far contare le voci di tutti quelli a cui diamo ascolto, le nostre proposte e il nostro diritto di sapere, monitorare e prendere parte.
Senza la partecipazione della società civile e la possibilità di vigilare l’andamento e l’attuazione del Piano non può decidersi il futuro dell’Italia.
Vogliamo una ripartenza a porte aperte. Da questa crisi possiamo uscire solo insieme.
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Chi siamo
Siamo associazioni nazionali che aderiscono, fin dalla sua fondazione, all’Open Government Forum Italia. Il nostro appello è frutto di una discussione interna tra le nostre associazioni, a più voci, che si è tenuta nonostante il processo formale dell’Open Government Partnership Forum sia fermo da oltre un anno. Abbiamo deciso di far contare la dimensione collettiva più di quella delle singole sigle, che comunque seguono in calce a questa pagina al fine di informare sul chi rappresentiamo.
L’iniziativa è aperta a tutta la rete della associazioni aderenti all’Open Government Partnership Forum e a chiunque, anche esterno al Forum, ne condivida le finalità.
Associazioni prime promotrici (in ordine alfabetico):
- Cittadinanzattiva
- Cittadini reattivi
- Diritto di accesso civico
- Fondazione Etica
- Info.nodes
- Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie
- mappiNa
- onData
- The good lobby
- Transparency Italia
Per aderire, mandaci logo e link a: aderisci.ripartenzaaporteaperte@opengovforum.it
Info: http://opengovforum.it/
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