Alla fine del mondo. La vera storia dei Benetton in Patagonia
Dai conflitti con i Mapuche alla morte di Santiago Maldonado. Quello che i media non dicono sulla potente dinastia italiana e su come è diventata la padrona della regione argentina
Il crollo del ponte Morandi, a Genova, ha riacceso all’improvviso i riflettori su una delle dinastie più ricche e influenti del mondo: i Benetton.
“El senor de las estancias”, come il gruppo italiano è stato soprannominato da gran parte degli abitanti di questa parte di Argentina, ha privatizzato aree pubbliche, strade, vallate, sentieri, ha deviato, e qualcuno sospetta pure inquinato, corsi di fiumi vitali per i Mapuche, ha cambiato le coltivazioni autoctone per rendere migliore l’esistenza delle diverse centinaia di migliaia di capi che alleva, tra pecore, montoni e buoi (per la carne e per la lana). Non per niente laggiù la gente usa dire che da “Benetton le pecore vivono meglio degli esseri umani”.
Da qualche anno il Gruppo veneto ha in piedi un conflitto con una comunità Mapuche che nel 2015 ha recuperato una minuscola porzione di una sua proprietà: è un conflitto tanto duro quanto totalmente taciuto, in Italia, dalla stampa mainstream. Ma anche in passato l’azienda di Ponzano ha più volte denunciato chi ha “osato” reclamare un pezzetto di quel territorio ancestrale dai nativi chiamato Wallmapu, che è parte fondamentale del diritto indigeno internazionale e che, perciò, mai avrebbe dovuto essere comprato né tantomeno venduto. A difesa dei Mapuche è intervenuto più volte anche il Premio Nobel per la Pace Adolfo Perez Esquivel oltre all’Onu e ad altri organismi argentini e internazionali che si occupano della salvaguardia e del rispetto dei diritti umani.
Poiché si dice che la storia la scrivano i vincitori, a Leleque, la località patagonica dove si trova la sua estancia più grande, la dinastia di industriali veneti ha perfino creato un museo in cui ha riscritto le vicende e la storia del popolo Mapuche – non come popoli nativi dell’Argentina ma come invasori araucanos di origine cilena – così da bypassare le tante accuse di violazione dei diritti dei popoli ancestrali previste da norme, leggi e dalla stessa Costituzione argentina.
Il libro scritto a quattro mani dalla giornalista e saggista Monica Zornetta e dallo studioso e scrittore Pericle Camuffo (United business of Benetton, Stampa Alternativa, 2008) è un’inchiesta ricca di sfumature che si sofferma sulla fortuna argentina del gruppo e svela le identità di coloro che negli anni l’hanno favorita: corporazioni rurali locali, forze di governo a partire dall’ex presidente Carlos Menem, lobby imprenditoriali, etc. Racconta e spiega i conflitti sociali e ambientali mai sedati con le comunità native a causa dello spirito insostenibile della sua condotta imprenditoriale; sottolinea gli abusi e le violenze perpetrate negli anni contro i Mapuche dalla Gendarmeria argentina – con la tacita approvazione della Compañía de Tierras del Sud Argentino – nelle cosiddette terre “recuperate”; fa sapere che, per meglio intervenire a tutela dei potenti terratenientes italiani, la Gendarmeria ha pure aperto una propria succursale all’interno di una delle loro estancias.
Il libro ricostruisce, nelle sue tappe principali, il percorso dello sviluppo “insostenibile” del Gruppo veneto in Argentina. Da questa ricostruzione esce fortemente incrinata, se non del tutto smantellata, la facciata buonista, umanitaria e socialmente responsabile con cui l’azienda si presenta al mondo. Dietro alla tenda dipinta con i colori dell’arcobaleno ci sono, infatti, storie di sfruttamento, di violazione dei diritti umani, di minacce e di ricatti, di povertà e di corruzione, tutte situazioni alla cui eliminazione l’azienda di Ponzano (Tv) dice continuamente di voler contribuire.
Pericle Camuffo, Monica Zornetta
Alla fine del mondo
La vera storia dei Benetton in Patagonia
Le Strade Bianche di Stampa Alternativa
Qui il link del libro scaricabile liberamente e gratuitamente
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http://confini.blog.rainews.it/2020/07/01/il-colonialismo-camaleontico-dei-benetton-in-patagonia/
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