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Napoli ricorda Giancarlo, 24 anni dopo

Di Alessandra Del Giudice il . Campania

Se fosse vivo Giancarlo Siani, avrebbe compiuto da poco 50 anni, precisamente il 19 settembre. Oggi, invece si è celebrato il 24° anniversario della sua morte avvenuta la sera del 23 settembre 1985 quando i sicari del boss Lorenzo Nuvoletta lo colpirono nella sua Mehari gialla sotto casa. Giancarlo fu ucciso dalla camorra perché la libertà delle parole può minare la mafia più di qualsiasi azione di forza. E la scrittura di Giancarlo sulle pagine di cronaca del Mattino era potente perché vera, semplice, intensa. Giancarlo scriveva ciò che i suoi occhi vedevano. Senza filtri. Cosa quanto mai difficile in un momento in cui la libertà di stampa e di inchiesta è messa a dura prova.  La decisione di ammazzarlo fu presa infatti all’indomani della pubblicazione di un suo articolo, su “Il Mattino” del 10 giugno 1985 in cui Siani spiego’ che Valentino Gionta era diventato alleato del potente boss Lorenzo Nuvoletta, amico e referente in Campania della mafia vincente di Toto’ Riina. Nuvoletta aveva un problema con un altro potente boss camorristico con il quale era giunto sul punto di far scoppiare una guerra senza quartiere. L’unico modo di uscirne era soddisfare la richiesta di costui e cioe’ eliminare Gionta. Nuvoletta che non voleva tradire l’onore di mafioso, facendo uccidere un alleato, lo fece arrestare, facendo arrivare da un suo affiliato una soffiata ai carabinieri. Siani venne a conoscenza di questo particolare da un suo amico capitano dei carabinieri e lo scrisse, provocando le ire dei camorristi di Torre Annunziata. Per non perdere la faccia con i suoi alleati di Torre Annunziata, Lorenzo Nuvoletta, con il beneplacito di Riina, decretò la morte di Siani.

Le tappe della celebrazione dell’anniversario della morte di Giancarlo sono altrettante stazioni di una via crucis in cui Giancarlo risorge ogni volta e sembra quasi di sfiorarlo, tra la folla formata da tutti coloro che sono venuti a ricordarlo. Il motivo di sottofondo della giornata sembra essere il dolore. “Quel dolore che non passa. Resta identico e non passerà mai” come dice Paolo Siani, il fratello di Giancarlo. Il percorso si snoda dalle rampe Siani, alle 10.00 sono stati deposti i fiori, nel quartiere del Vomero dove Giancarlo è nato, cresciuto ed è stato ucciso; passando per la Sala Giunta del Comune di Napoli alle 11.00; per finire alla sede del Mattino, in Via Chiatamone, alle 12.00 per il Premio Siani.

I luoghi della celebrazione segnano i momenti cruciali della vita umana e professionale del giovane giornalista pubblicista.Giancarlo, figlio di una serena ed agiata famiglia borghese del Vomero aveva scelto di affrontare per passione il complesso e difficile lavoro di raccontare la realtà.
Un dolore che oltre che privato è pubblico perché la perdita di Giancarlo è quella di tutta una città ma anche e soprattutto dell’informazione libera e coraggiosa. Perciò  anche il Sindaco Rosa Russo Iervolino ha scelto di celebrare in modo istituzionale la ricorrenza nella sala della Giunta Comunale di Palazzo S. Giacomo.  Presenti in sala, oltre al Sindaco Rosa Russo Iervolino, Paolo Siani e numerosi familiari delle vittime innocenti di camorra, Geppino Fiorenza, Don Tonino Palmese.

“Ben prima che decidessi cosa organizzare per questa giornata- racconta Paolo Siani- il Sindaco di questa città mi ha chiamato per esprimere il suo appoggio. Questo ne fa un grande sindaco. Ricordare le vittime è un segno di civiltà. Per noi che cerchiamo di andare avanti ricevere anche una telefonata ci fa sentire meno soli”. Ma Giancarlo non è solo una vittima innocente, è anche il simbolo per la città di Napoli e l’Italia tutta del buona informazione, oggi quanto mai in crisi. “Mi sarebbe piaciuto conoscere Giancarlo nella sua realtà- dice, commossa, Rosa Russo Iervolino- Lui faceva ricerca senza retorica. Un lento lavoro di intelligence. Era un combattente per la legalità poiché utilizzava la libertà di stampa per raccontare la verità.

Ormai tutti i giornalisti vanno per lo scoop e la superficialità. Giancarlo è morto 24 anni fa. Questo non fa notizia. Nel caravan serraglio di escort, veline, Giancarlo ha poco spazio”. Ma in un mondo in cui l’apparire e la superficialità conta più della profondità e della ricerca della verità, per tanti giovani che in esso non si riconoscono Giancarlo rappresenta un esempio che ridona forza ed entusiasmo.

 “L’emozione è sempre la stessa, il dolore è sempre uguale- racconta Paolo Siani-. La mancanza resta. Però vedendo questi ragazzi giovani che fanno un percorso per la legalità penso che sia una cosa bella. Basta guardare i tantissimi messaggi lasciati sul sito internet su Giancarlo dai ragazzi che hanno visto Fort Apasc. Tornati a casa scrivono per manifestare la loro rabbia e il loro impegno. Allora il nostro impegno assume un senso. Bisogna continuare a farlo, in modo deciso, convinto.

Il mio impegno oggi si esplica con la Fondazione Pol.is con la quale stiamo tentando di dare supporto ai tanti familiari giuridicamente e psicologicamente, di andare nelle scuole a parlare di legalità attraverso la memoria”. E quella memoria vive oggi ancora viva e fresca, nonostante gli anni che passano. Oggi Giancarlo avrebbe 50 anni, “ma la giovinezza non si misura solo nell’età  anagrafica- conclude Luigi Ciotti- Tante persone hanno una giovinezza dentro fatta di entusiasmo, freschezza. E’ il caso di Giancarlo che continua a vivere tra noi fresco e vero e può e deve rappresentare un esempio per tutti. Per questo è necessario continuare a raccontare la sua storia”.

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