In questa situazione di assoluta emergenza sanitaria ed economica, ma ancora in presenza di un’altra opzione, la scelta di votare subito è sembrata troppo pericolosa. Congelare la soluzione di vitali problemi, invece di avviare e consolidare le strade necessarie per affrontarli, sarebbe un po’ come cedere – ricorrendo a un eufemismo provocatorio – ad una sorta di decadimento delle funzioni cognitive e volitive, non giustificabile neppure con la più clamorosa disconnessione fra politica e realtà…
Anche perché già le difficoltà attuali (figuriamoci l’apocalisse che ne potrebbe seguire se non riuscissimo ad uscirne) facilmente potrebbe sfociare in “forme di disordine diffuso”, in uno “sviluppo molecolare del ribellismo”, in una “prova di massa dell’anomia”, cioè del “fare sempre più a meno della legge e del governo” (così Marco Revelli sul Fatto del 1° febbraio).
Vedremo come andranno le cose. Non sarà facile resistere alle prospettazioni congiunte di Mattarella e Draghi. Perciò non è da escludere che alla fine riesca a formarsi una maggioranza di una certa ampiezza. In un quadro di necessità saranno ridotti gli spazi per i “distinguo”.
Tuttavia, vorrei che fosse smentita la tesi dell’antropologo culturale Marino Niola, secondo cui il nostro è il popolo dell’indulgenza: nessuna colpa è assunta, nessuna responsabilità pagata; tutto è patteggiato, perdonato, condonato.
Mi riferisco a chi prima ha rottamato il Governo Conte 2 dall’interno (con fuoco – come usa dire – “amico”). Per poi, dopo la rottamazione, destreggiarsi fra le macerie come un salvatore della Patria. Senza assolutamente esserlo neanche un po’. Tanto più che quel Governo – tanto bistrattato – sul versante della pandemia ha fatto registrare errori e ritardi, certo, ma anche decisioni prese con determinazione e coraggio. Mentre in Europa ha alzato il livello della nostra credibilità. E in Italia non risulta abbia praticato l’antico costume delle ruberie.
Tutta fatica sprecata…. Ma anche un avviso ai naviganti a non fidarsi “della qualunque”….