Don Ciotti a Famiglia Cristiana: “Beni confiscati, vanto di un’Italia pulita”
«Bene, ma bisogna allungare il passo». Don Luigi Ciotti, fondatore del gruppo Abele e di Libera, affida a Famiglia Cristiana la sua valutazione sui 25 anni della legge che regola il riutilizzo sociale dei beni confiscati che il settimanale pubblica sul numero da domani in edicola accompagnata da un’articolata inchiesta.
Il sacerdote chiede maggior rapidità nell’assegnare quanto viene sottratto ai clan. «Il contributo che il sempre più vasto patrimonio dei beni mobili, immobili e aziendali sequestrati alle cosche, alla criminalità economica e ai corrotti può apportare agli sforzi per assicurare una ripresa del nostro Paese nel dopo pandemia sarebbe sicuramente maggiore se tutti i beni fossero rapidamente restituiti alla collettività e le politiche sociali diventassero una priorità politica a sostegno dei diritti all’abitare, alla salute pubblica, alla sostenibilità ambientale, al lavoro dignitoso e ai percorsi educativi e culturali», osserva don Ciotti.
Tra i 19.051 beni immobili e le 2.873 aziende confiscate alle mafie Famiglia Cristiana sceglie di approfondire due storie: la prima riguarda dei terreni un tempo proprietà dei Madonia, a Partinico (Palermo) che il lavoro di un paio di cooperative hanno portato a produrre frutta e verdura biologica; la seconda è legata al lieto fine di una lunga “battaglia” che a Copertino (Lecce) ha portato al riscatto di una masseria dedita all’usura.
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