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Le denunce per mafia dei nigeriani in Italia

Piero Innocenti il . Criminalità, Droga, Mafie

Il Servizio Analisi Criminale (ufficio a composizione interforze) della Direzione Centrale della Polizia Criminale, ha redatto un documento (diciassette pagine in tutto) sulla “mafia nigeriana in Italia”, inviato alcuni giorni fa a tutte le Questure per riepilogare, sinteticamente, alcuni aspetti del fenomeno, a partire dalle origini delle confraternite divenute nel tempo vere strutture criminali, l’azione di contrasto sviluppata nel biennio 2018/2019 e nel 2020 e per stimolare gli organismi investigativi agli eventuali approfondimenti nelle singole realtà territoriali dove si trovano le comunità di nigeriani.

L’Emilia Romagna, con 16.317 presenze regolari è la regione con la comunità di nigeriani più numerosa, seguita dal Veneto (14.999), dal Piemonte (12.645), dal Lazio (10.7229), dalla Campania (8.577), dalla Toscana (7.541) e dalla Sicilia (4.745).

Un totale di nigeriani regolarmente residenti sul territorio nazionale di 117.809 unità pari al 2,2% del totale degli stranieri censiti, 5.301.548, al primo gennaio 2020 (fonte Istat). Secondo dati statistici (fonte SDI/SSD- Dipartimento della Pubblica Sicurezza)) ormai consolidati e relativi al biennio 2018/2019, i nigeriani denunciati/arrestati per delitti vari dalle forze di polizia sono stati rispettivamente 14.005 e 13.083, rappresentando il 5% sul totale degli stranieri denunciati/arrestati, 542.873, sul territorio nazionale. Trend in calo anche nei primi nove mesi del 2020 (dati non consolidati) con 8.152 nigeriani denunciati rispetto ai 9.816 dello stesso periodo del 2019.

Ben diversa la situazione per quanto attiene i denunciati all’autorità giudiziaria per associazione a delinquere di tipo mafioso (art.416 bis del c.p.) che hanno registrato 1.957 italiani nel 2018 e 2.170 nel 2019 con un trend crescente anche per gli stranieri, rispettivamente 132 e 251, ancor più marcato con riferimento alla matrice nigeriana che ha annotato una forte crescita delle denunce per associazione mafiosa (28 nel 2018 e 154 nel 2019). Un segnale, dunque, di una attenzione investigativa maggiore nei confronti delle varie confraternite mafiose radicatesi in diverse regioni italiane.

Nei primi nove mesi del 2020, l’anno caratterizzato dalla grave emergenza sanitaria – che peraltro permane – e dalle molteplici e ripetute restrizioni alla mobilità delle persone, una leggera diminuzione degli italiani denunciati per associazione mafiosa  (1.943 contro i 2.006 del 2019), un corrispondente lieve calo degli stranieri denunciati (165 a fronte dei 184 del 2019), con i nigeriani sempre in testa (37 denunciati contro i 109 dello stesso periodo del 2019) seguiti dagli albanesi, dai cinesi, dai romeni, dai moldavi.

Anche nell’anno da poco concluso non sono mancate importanti operazioni di polizia contro la mafia nigeriana e tra queste va citata quella del luglio condotta dalla Polizia di Stato (nell’anno, nello specifico settore, la Polizia di Stato ha primeggiato sulle altre forze di polizia per numero di operazioni) che ha interessato otto province tra cui Catania, Caltanisetta, Palermo, Roma, Firenze ecc… con l’esecuzione di fermo di indiziati di delitto emesso dalla DDA di Catania nei confronti di 21 nigeriani, 3 italiani, 1 gambiano e 1 togolese per associazione a delinquere di tipo mafioso (Maphite) finalizzata al traffico di stupefacenti (localizzata, a Caltanisetta, una “connection house” per lo stoccaggio di stupefacenti e adibita anche allo sfruttamento della prostituzione) e altri gravi delitti.

L’altra operazione, di ottobre (frutto di due operazioni convergenti, la “Signal” e la “Valhalla Marine”) ha interessato ben 12 città tra cui Torino, Alessandria, Asti, Pavia, Ferrara, Caserta, Savona ecc..), sempre condotta dalla Polizia di Stato, ha visto finire in carcere, in esecuzione di ordinanze di custodia cautelare emesse dai Tribunali di Torino e di Ferrara, ben 58 nigeriani (altri 10 si sono resi irreperibili) componenti dei Vikings e accusati di sfruttamento della prostituzione, rapine e lesioni aggravate, spaccio di stupefacenti, delitti commessi nelle regioni del Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Liguria e Veneto.

Le conclusioni odierne della Polizia Criminale sulla mafia nigeriana sono sostanzialmente in linea con quanto annotato nella ultima relazione della DIA del secondo semestre del 2019, con l’ulteriore sottolineatura, non di poco conto, di come questa abbia “raggiunto la capacità di minacciare (..) anche soggetti autoctoni” e di utilizzare “i proventi illeciti, dopo averli opportunamente riciclati nell’economia legale, per conseguire il consenso della popolazione”.

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