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L’altro volto di Niscemi

Di Norma Ferrara il . Sicilia

Sono giorni intensi a Niscemi, la cittadina alle porte di Gela, nel nisseno. Qui alcuni giorni fa l’operazione “Crazy Horse”. ha sventato un piano criminale progettato da Cosa nostra per uccidere i familiari di due boss che hanno deciso di collaborare con la giustizia. Sarebbero due uomini importanti, vertici dell’organizzazione mafiosa del territorio i pentiti che hanno manifestato l’intenzione di dire quello che sanno agli inquirenti. Tanto è bastato per far scattare il piano nei summit mafiosi organizzati dal pregiudicato Rosario Lombardo e che hanno portato all’arresto anche di Giuseppe Lodato, Alessandro Ficicchia e Alessandro Aparo. “Un fatto eccezionale  – commenta Giovanni Di Martino – primo cittadino e membro dell’ufficio di Avviso pubblico, la rete di che mette insieme “Enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie – quello che è accaduto a Niscemi”.

L’operazione Crazy Horse sembra aver mosso le acque a qualche mese di distanza dagli ultimi arresti. Dalle forze dell’ordine alla società civile passando per le istituzioni qual è stata la reazione del territorio dopo questa operazione?

Le vittime di questo piano hanno deciso di collaborare con le forze di polizia e denunciare queste minacce e queste ritorsioni a seguito della decisione dei loro congiunti di collaborare con la giustizia. Come dicevo –  per noi è un fatto eccezionale e non poteva passare inosservato. Ma questa volta c’è stato un fatto nuovo, oltre alle iniziative del Consiglio comunale abbiamo voluto tastare il polso della città e abbiamo sentito che c’è stata una grande presa di posizione da parte dei cittadini di Niscemi. La città ha da subito manifestato la sua vicinanza alle forse di polizia e la volontà di fare in modo che queste persone che hanno avuto il coraggio di denunciare non si sentano sole.

 Niscemi ha dimostrato di esserci, dunque. Adesso come si continua?

Si è deciso di stilare un documento che è in corso di sottoscrizione ma che sta già raccogliendo adesioni di associazioni, parrocchie, enti.  Un documento in cui si esprime  solidarietà e vicinanza a chi ha deciso di collaborare con le forze dell’ordine con la denuncia. Un documento che è soprattutto un progetto concreto. In primis l’organizzazione di una manifestazione che si terrà nelle prossime settimane a Niscemi. Inoltre s’è avvertita forte la necessità in tutti noi di dare una progettualità a questa reazione e  si sta ragionando sulla nascita di un coordinamento – osservatorio sulle tematiche della legalità. La città avverte questo bisogno di dare continuità alla lotta alle mafie, sotto tutti gli aspetti.

 Una battaglia che si intraprende su un territorio particolare, negli anni ’90 ostaggio della guerra fra mafia e Stidda e poi soffocato dal racket. Quali sono gli equilibri mafiosi oggi sul territorio?

 Anche alla luce delle notizie che abbiamo appreso a seguito di questa operazione, se due boss di calibro cominciano una collaborazione di questo tipo c’è la possibilità che seguano dopo Crazy Horse, operazioni delle forze dell’ordine atte a smantellare altri pezzi di organizzazioni. I cittadini di Niscemi percepiscono chiara ora più di prima questa possibilità. Su questo territorio negli ultimi anni lo scontro, un tempo sanguinario, fra Stidda e Cosa nostra è andato scomparendo. Cosa nostra per quel che emerge dal lavoro degli investigatori, ha assorbito un po’ tutti. Niscemi infatti  – per quello che ho potuto osservare dal lavoro degli inquirenti – è diventata a seguito dei colpi inferti alla mafia nella vicina Gela il punto di riferimento di Cosa nostra per l’area del nisseno. Tant’è che uno dei capi della mafia Emmanuello  pare che ricevesse ospitalità durante la latitanza proprio sul nostro territori. Niscemi quindi ha avuto un ruolo strategico negli ultimi anni per Cosa nostra in quest’area.

 Da tempo propone la nascita di una associazione antiracket sul territorio a che punto siete?

 Questo scenario ci fa ritenere che i tempi siano maturi per la nascita di una associazione antiracket. Da tempo seguiamo come amministrazione comunale questo percorso con i commercianti e gli imprenditori locali. Mi auguro che anche queste nuove condizioni portino gli operatori economici del territorio ad una nuova coscienza.

Lei è sindaco di Comune che  in passato, per ben due volte è stato sciolto per condizionamenti mafiosi, come si convive oggi con questo passato? Ci sono pressioni della mafia sul vostro operato?

 Si sono sindaco da due anni e tre mesi e lo sono diventato subentrando proprio alla gestione commissariale a seguito dell’ultimo scioglimento comunale. La mia amministrazione in questi due anni e mezzo non ha avuto segnali di minacce o di condizionamenti e questo forse perché su questa tematica abbiamo tenuto alta la tensione e l’attenzione, sin dal primo giorno di campagna elettorale;  questa è la migliore arma per tenere lontana forme di condizionamento nei confronti della nostra amministrazione. Quando la criminalità sa che un Comune è schierato in una battaglia radicale diametralmente opposta insomma agli interessi mafiosi, questo rappresenta spesso un deterrente. La nostra battaglia è fatta di prese di posizioni significative per i cittadini, molti atti concreti; dall’adesione ad Avviso pubblico,  agli sgravi fiscali per chi denuncia il pizzo, sino ad arrivare all’atto sulla costituzione parte civile della nostra amministrazione nei processi per mafia.

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