Rosarno 11 anni dopo, i nodi restano
A oltre un decennio dalla rivolta nella Piana, nonostante i molti sforzi e le denunce, sono troppe le questioni irrisolte. E la tensione continua a crescere. Per evitare che si ripetano episodi di violenza, le istituzioni devono assumersi le proprie responsabilità. Il silenzio e l’indifferenza non sono più accettabili
Sono trascorsi undici anni dall’ormai nota rivolta di Rosarno. Da allora, instancabilmente e con determinazione, abbiamo chiesto azioni immediate e concrete per superare la critica situazione alloggiativa dei numerosi lavoratori migranti della Piana di Gioia Tauro. Abbiamo avanzato proposte a breve e medio termine, senza dubbio più dignitose, per migliorare le condizioni igienico-sanitarie in cui vivono, per mettere in sicurezza uomini, donne e bambini, e garantire per il territorio una condizione più civile.
Qualche passo in avanti è stato atto. Ma oggi, malgrado le nostre denunce e le pressanti richieste, nonostante l’impegno e gli appelli della Prefettura e dei sindaci della Piana impegnati nel tentativo di superare definitivamente le criticità e si una situazione complessa, malgrado l’importante lavoro di contrasto all’illegalità e al caporalato svolto dalle forze dell’ordine, dal Commissariato di pubblica sicurezza di Gioia Tauro e dalla Questura di Reggio Calabria, restano ancora troppe le questioni irrisolte.
Di questo lungo periodo rimangono impressi i nomi delle tante vite spezzate, dei tanti morti, bruciati, uccisi dal freddo e dagli stenti, dalle violenze e dallo sfruttamento. Come quello di Gora Gassama, falciato qualche settimana fa mentre ritornava in bicicletta alla nuova tendopoli di San Ferdinando dopo una giornata di lavoro. Dopo quella tragedia la Cgil insieme ad alle associazioni attive sul territorio ha scritto una lettera a tutte le istituzioni locali e nazionali per chiedere di provvedere con urgenza alla normale manutenzione delle strade della zona e alla messa in sicurezza del territorio mediante la dotazione di servizi pubblici di trasporto, piste ciclabili e adeguata illuminazione.
Sono infatti molte le preoccupazioni in questo momento in cui il clima di tensione è aggravatodal susseguirsi di una serie di incidenti stradali che hanno coinvolto altri migranti. Dopo la morte del giovane Gora, altri due lavoratori migranti sono stati coinvolti in incidenti simili, dovuti alla scarsa visibilità e pericolosità in cui versano le strade a pochi passi dalla Nuova tendopoli e dal campo container di Rosarno. Solo la fortuna ha voluto che questi nuovi infortuni non siano stati mortali.
Tutto questo non può essere considerato normale e inevitabile. Le istituzioni devono assumersi la responsabilitàdi porre fine al degrado infrastrutturale ed abitativo che caratterizza il territorio della Piana. Non è accettabile che il Corap, la Regione Calabria e chi di competenza non abbiano ancora dato seguito alle nostre pressanti richieste di messa in sicurezza dell’intera area. Non è più tollerabile il silenzio e l’indifferenza.
Servono risposte immediate alle troppe criticità irrisolte, adesso ulteriormente aggravate dalla pandemia. Perché dopo il secondo incidente, la grave reazione nei confronti del conducente mette in luce un clima di esasperazione e tensioneestremamente preoccupante che potrebbe sfociare in situazioni di violenza non giustificate come già avvenuto in passato.
Continueremo nella nostra azione quotidiana di tutela e di denuncia chiedendo con determinazione interventi non più procrastinabili e il concreto coinvolgimento di tutti gli attori istituzionali, in particolare del Governo nazionale, della Regione Calabria e della Città Metropolitana, per superare definitivamente, attraverso politiche di promozione e sostegno socio-abitativo, questa drammatica e insostenibile situazione
* Segretaria generale Cgil della Piana di Gioia Tauro e responsabile del dipartimento immigrazione Cgil Calabria
Fonte: Collettiva
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