Covid-19 e le diffidenze verso il vaccino
“Il vaccino rappresenta la luce alla fine del tunnel”. Dopo mesi e mesi di imbonimento con conseguente sfinimento psicologico, queste parole di Angela Merkel hanno ridato speranza.
La paura e lo scoramento, che stavano prevalendo, cominciano ad arretrare a fronte di concrete prospettive più favorevoli.
Sono in fase avanzata, infatti, le ricerche di un virus contro il flagello del Covid-19 da parte di varie ditte farmaceutiche. Pfizer-BionTech e Moderna hanno annunziato la realizzazione di un vaccino con efficacia elevata: nel primo caso del 90% (cresciuto per altro al 95% nel giro di pochi giorni); nel secondo caso del 94%.
AstraZeneca, dopo aver presentato un vaccino di efficacia dal 70 al 90%, ha comunicato la necessità di procedere ad ulteriori studi e accertamenti. Altre ditte (Sanofi-GSK; Johnson&Johnson; CureVac) sono ancora in fase di sperimentazione. Una posizione defilata occupa lo “Sputnik V” (il primo vaccino registrato), sul quale si avanzano dubbi derivanti pure dal fatto che le notizie assai confortanti (efficacia alta e costi bassi) sono filtrate dagli “apparatciki” autorizzati.
Valutazioni verifiche informazione
Deve essere ben chiaro, in ogni caso, che per ogni vaccino occorre aspettare che si concluda positivamente la fase delle indispensabili valutazioni e verifiche, demandate sia alle Agenzie specializzate (nazionali e transnazionali) sia alle pubblicazioni scientifiche più qualificate. Al riguardo, ovviamente, gli accertamenti dovranno essere scrupolosi e approfonditi al massimo grado. Ciò per evitare che le esigenze della commercializzazione prevalgano su quelle della salute, come a volte è invece accaduto in passato (le cronache ad esempio registrano per la Pfizer alcuni processi e condanne per la vendita di prodotti nocivi o irregolari). Quanto alle pressioni strumentali di una qualche parte politica perché al vaccino si arrivi presto e comunque, senza andare troppo per il sottile coi riscontri, si spera che con il declino di Donald Trump questa stagione sia terminata.
Di assoluta e decisiva importanza, in ogni caso, è che l’informazione sia completa e trasparente: senza più quella confusione sulla pandemia cui ci hanno purtroppo abituato i dati “ballerini”, contrastanti e litigiosi spesso profusi dai media e dai social. Cominciando con lo spiegare per bene un punto piuttosto delicato: se e fino a che punto sia fondata la tesi avanzata da alcuni secondo cui – pur vaccinandosi – potrebbe accadere di non essere più ammalati, ma nel contempo rimanere portatori di un virus trasmissibile ad altri, e quali rimedi si debbano in tal caso adottare. Al riguardo va registrata un’affermazione del Presidente del Consiglio superiore della sanità Franco Locatelli (su “Il Fatto quotidiano” del 29.11.209), secondo cui il vaccino Pfizer “sembrerebbe addirittura conferire immunità sterilizzante, cioè impedire il contagio”.
Frattanto, in attesa delle necessarie certificazioni ed informazioni, ecco nuove polemiche, questa volta proprio sul tema della obbligatorietà o meno delle vaccinazioni contro il Covid-19. Il quadro normativo è chiaro. L’articolo 32 della Costituzione stabilisce innanzitutto (primo comma) che “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”. Poi aggiunge (secondo comma) che “nessuno può essere obbligato ad una determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”.
Dunque la legge ben potrebbe rendere obbligatoria la vaccinazione per “l’interesse della collettività”, posto che a farci uscire davvero dal tunnel sarà soltanto il raggiungimento della cosiddetta “immunità di gregge”, che si ottiene quando il vaccino viene somministrato almeno al 60/70 % della popolazione. No vax, negazionisti e complottisti (dal tormentone “non ce n’è coviddi” fino a Radio Maria…) faranno a gara per opporsi alla vaccinazione e negarne la necessità. Ma tant’è, logica e buon senso stanno da un’altra parte, là dove l’evidenza è pressoché matematica.
Convincere senza costringere
Certo non sarà una cosa semplice. Si dovrà preliminarmente lavorare intensamente ad una massiccia campagna vaccinale che organizzi e pianifichi al meglio deposito, distribuzione e somministrazione delle fiale sull’intero territorio nazionale.
Essendo impossibile vaccinare tutti subito, occorrerà scaglionare le persone nel tempo (da abbreviare quanto più possibile), stabilendo quali siano i soggetti più deboli sui quali è doveroso intervenire con precedenza, a partire dagli operatori sanitari e dagli altri incaricati di servizi essenziali che li portino a contatto col pubblico, fino agli anziani con gravi patologie (sempreché sia d’accordo quel consigliere comunale che i cittadini di Pavia hanno il privilegio di conoscere direttamente e di poterselo godere: un genio che si è esibito, con un post sofisticato, contro “il piagnisteo sulle vittime, che ha stufato”, in quanto “per salvare poche migliaia di vecchietti stiamo rovinando la vita nel lungo termine a un sacco di giovani”).
Certo è che ci vorranno pazienza e nervi saldi. Ascoltiamo di nuovo Angela Merkel, la quale (anche a prescindere dalle corsie differenziate per categorie) ammonisce che “nei mesi invernali non tutti potranno essere vaccinati e bisognerà tenere duro”.
Tanto più che – almeno per ora – una certa diffidenza verso il vaccino sembra piuttosto diffusa. Un sondaggio Ipsos per il “World economic forum”, condotto su 18 mila intervistati in 15 diversi paesi del mondo (pubblicato da “La Repubblica”) ha infatti rilevato che non c’e troppa fretta di vaccinarsi: tra scettici che restano in attesa e No vax, la percentuale di coloro che sono per vaccinarsi subito è soltanto del 12% in Francia, del 13% in Spagna e del 24 % in Italia.
Dunque vi saranno obiezioni e resistenze da superare con un attento lavoro di persuasione sul piano farmacologico e psicologico, cercando di convincere senza costringere. Tenendo conto che sullo sfondo si profila l’ipotesi di conflittualità delle quali non si sente nessun bisogno, tipo quelle che prefigura l’ironia di Alessandro Gassmann (tessera di avvenuta vaccinazione e mascherina indispensabili per poter accedere ai mezzi e ai locali pubblici). Di divisioni profonde, il virus – senza dubbio – ne ha già prodotte che basta e avanza.
Piuttosto, sarebbe sensato e responsabile, visto che tra pochi anni metà della popolazione italiana sarà formata da anziani (vale a dire soggetti particolarmente esposti ai virus di oggi e di domani) predisporre per tempo un programma di attenzione e “vicinanza” adeguato, utilizzando anche i fondi europei in arrivo. Così da poter far fronte al degrado dell’assistenza sanitaria che un progressivo, inesorabile “assalto alla diligenza” ha finito per regalarci…
N.d.r.: l’articolo è stato scritto prima delle autorizzazioni rilasciate ai diversi vaccini e dell’avvio del programma di vaccinazioni nei diversi paesi.
* Fonte: Rocca n°24 – 15 dicembre 2020
Rocca è la rivista della Pro Civitate Christiana di Assisi
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