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Natale e il nostro pensiero incompleto nella ricerca di una più grande verità

Pierluigi Ermini il . Chiesa, L'analisi, Società

PresepeIn questi giorni che ci avvicinano al Natale, i miei momenti di riflessione sono accompagnati dalla lettura del libro di Papa Francesco “Ritorniamo a sognare”.

Un libro che lui ha scritto durante i mesi iniziali della pandemia e nel quale ci spinge ad aprire nuove strade per il futuro. Quasi una forzatura per noi che invece viviamo un tempo dove tutto si incentra sul presente. Media, politica, medici ci spingono a non andare oltre all’oggi che si caratterizza per la sua grande insicurezza.

Una insicurezza che ci porta anche a disperdere le radici stesse del nostro passato, che sono le premesse su cui costruire il nostro futuro.

Papa Francesco individua tre tappe nel nuovo cammino che propone: un tempo per vedere, uno per scegliere e l’ultimo per agire.

Tra il tempo per vedere e quello per agire sta la parte che più mi ha colpito del suo pensiero, che è caratterizzata dalla nostra personale capacità di saper discernere. Papa Francesco lo chiama il discernimento dello spirito. Vedere la realtà così come è, ma saperla leggere anche alla luce dei nostri valori e dei nostri ideali, di quelle che sono i fondamenti delle nostre radici, cercando di immaginare un possibile futuro, attraverso quello che lui chiama il pensiero buono, dato dal desiderio di cercare la bellezza è la bontà. Uno spirito alimentato più da un noi che da un io, rifuggendo l’individualismo, visto da Francesco come il vero nemico da sconfiggere.

Per lui la pratica della preghiera qui diventa essenziale, ma al tempo stesso anche per un non credente, la pratica del silenzio, della riflessione, imparando a guardare la realtà oltre le semplici apparenze, assume un’importanza fondamentale.

Non tutto è bianco e nero e molto spesso a un problema non corrisponde una soluzione tecnica. La rigidità mentale è forse il peggior nemico per affrontare quanto sta avvenendo nel mondo e per capire che le troppe cose che stanno accadendo, non permetteranno un ritorno al passato.

Siamo chiamati ad andare oltre, e quindi a mettersi in gioco insieme agli altri partendo da ciò che di positivo e bello dobbiamo portare con noi per costruire il futuro dell’umanità.

Entra in gioco qui la parte più interessante e coinvolgente del ragionamento di Papa Francesco che lui chiama “il pensiero incompleto”, dove non ci sono certezze assolute, ma verità in divenire, dove ciascuno porta la sua parte di contributo per un cammino insieme per scoprire una verità più grande che ancora non conosciamo.

Leggendo le sue parole mi sono venuti alla mente alcuni esempi della nostra storia recente.

In questi ultimi decenni ho pensato al cammino che scienza e fede hanno fatto, partendo da verità diverse e arrivando spesso ad incontrarsi, grazie soprattutto anche a un modo nuovo di porsi della Chiesa rispetto alle verità scientifiche soprattutto da Theilard De Chardin in poi.

Oppure al cammino intrapreso tra le varie religioni del mondo, che scevre dal senso del potere che le ha contraddistinte per secoli (e in alcuni casi ancora oggi questo avviene), hanno saputo disegnare una strada nuova dove si può iniziare a parlare del Dio di tutti, un Dio così grande e incontenibile dal nostro pensiero sempre incompleto, che si manifesta a noi in modi diversi, ma non per questo meno veri.

Papa Francesco in questo caso arriva ad affermare che “la tradizione non è un museo, la vera religione non è un congelatore e la dottrina non è statica ma cresce e si sviluppa come un albero che rimane lo stesso, ma si ingrandisce e porta sempre più frutti”.

Dio non ha parlato una volta sola, ma cammina con noi, facendosi conoscere sempre più nella storia. Al riguardo è bellissima la frase riportata nel libro di Gustav Mahler: “la tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri”.

Discernere vuol dire capire i segni dei tempi, aprirsi al nuovo che vuole arrivare, gettare le basi per essere costruttori del futuro, nel segno dei valori che ci animano come fuoco, in questa continua crescita nella verità e nel senso della vita.

Il discernimento nasce dal cercare le risposte a questa domanda: “Che cosa fa bene a me e a noi?”

Questo strano periodo della nostra storia, momento di dubbi e di poche certezze, certamente di svolta epocale, è il tempo adatto per coltivare la capacità di saper discernere nel silenzio e nella riflessione ciò che è bene per la mia e la nostra vita.

È anche il momento di prendere le distanze da coloro che hanno facili e semplici risposte a problemi così complessi.

Per noi cristiani che ci avviciniamo al Natale è un po’ come sentirsi come quei pastori che nella notte di Betlemme, incuriositi dal loro desiderio di conoscenza e dalla loro speranza in un domani migliore, seguono la voce di un Dio che illumina la notte, una notte dove però niente è chiaro e sicuro.

Quei pastori non erano coscienti di quello che stava accadendo, ma portavano come dono la loro piccola parte di verità e di vita.

La’ in quella grotta stanno per incontrare una verità più grande che non sarà il punto di arrivo, ma l’inizio di un modo nuovo di camminare con Dio attraverso Gesù e di Dio nella storia dell’umanità…..

Ma non l’unico cammino, perché il Dio di tutti ha anche altre strade e sentieri; il suo amore è così grande che il nostro pensiero incompleto non può contenerlo, ma può immaginarlo attraverso l’amore che possiamo donare e ricevere ogni giorno.

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