Informazione e Covid: «In prima linea contro il virus dell’intolleranza e dei bavagli»
«Nessuna emergenza può comprimere il dovere di informare e il diritto di essere informati sancito dall’articolo 21 della Costituzione. Basta con i bavagli delle querele temerarie, basta con le minacce di denuncia spesso annunciate in conferenza stampa come monito generale». Lo ha detto il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, partecipando con la segretaria del Sindacato giornalisti Veneto, Monica Andolfatto, al presidio per la libertà di stampa organizzato a Venezia, davanti alla sede della Rai, dall’Assostampa regionale per esprimere solidarietà ai colleghi finiti nel mirino per il loro lavoro durante l’emergenza sanitaria.
«Le colleghe e i colleghi – hanno rilevato Giulietti e Andolfatto – non saranno soli in tribunale. La Fnsi e il Sindacato giornalisti Veneto si costituiranno parte civile con il consenso degli interessati, lo sappia chi vuole comprimere il diritto di cronaca. Si tratta di un impegno concordato con il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso. La tutela legale sarà collettiva e non è un meccanismo corporativistico, perché la minaccia di querela non è contro il cronista, bensì contro la comunità colpita nel suo diritto di essere informata. Ai nostri avvocati chiederemo di verificare la possibilità giuridica di agire in maniera immediata con una controquerela per calunnia e inoltre chiederemo al ministero di intervenire per una maggiore e doverosa trasparenza informativa nelle realtà sanitarie. Mentre al Parlamento diciamo che è una vergogna trasversale l’ennesimo affondamento della norma che si prefigge di imporre al querelante in sede civile di pagare almeno metà della cifra richiesta come risarcimento al giornalista qualora si provi l’insussistenza della denuncia».
In tempo di pandemia «oltre al virus della censura va contrastato anche il virus dell’intolleranza, qualsiasi obiettivo individui: solidarietà tanto ai cronisti che finiscono nel mirino perché fanno il loro mestiere, quanto ai presidenti di Regione, come Luca Zaia, oggetto di gravi intimidazioni da parte dei negazionisti, tanto agli operatori ospedalieri che rischiano il posto se osano parlare con la stampa. Si deve capire – hanno aggiunto i rappresentanti sindacali – che l’informazione non è parte del problema, ma parte della soluzione, che è un patrimonio irrinunciabile della società democratica, come più volte ha ribadito il capo dello Stato, Sergio Mattarella. Lo deve capire anche chi manifesta per negare l’evidenza e poi si scaglia contro i giornalisti, come avvenuto di recente a Belluno ai danni della collega Tiziana Bolognani di Antennatre».
All’iniziativa di Fnsi e Sgv ha aderito anche l’Usigrai, per solidarizzare con giornaliste e giornalisti impegnati sul fronte veneto del Covid che nei giorni scorsi sono stati destinatari di “avvisi” di querele e di esposti in Procura per procurato allarme. È il caso del servizio del Tgr Rai del Veneto che ha documentato la grave situazione di un ospedale veronese a firma di Matteo Mohorovicich. È il caso del servizio di OggiTreviso sull’ospedale di Montebelluna dove poi sono arrivati gli ispettori del ministero della Salute a firma della direttrice responsabile Ingrid Feltrin e del servizio de L’Arena di Verona sulle condizioni di lavoro in una Rsa, a firma di Alessandra Vaccari. Entrambe erano presenti al sit-in assieme anche al Cdr del Tgr, composto da Elena Chemello, Paolo Colombatti e Andrea Rossini, al presidente dell’Unione giornalisti pensionati del Veneto, Pietro Ruo e al consigliere nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Maurizio Paglialunga.
«Siamo dalla parte degli operatori ospedalieri e di chi soffre: su questo non vi è incertezza alcuna. È un nostro dovere contrastare attraverso l’informazione rigorosa, seria, lontana da ogni negazionismo, da ogni demagogia», ha evidenziato ancora Giulietti, che ha poi ricordato l’ennesima aggressione a una troupe, questa volta a Roma, e il caso “Report”, «sotto il tiro continuo e permanente – ha incalzato – non solo delle querele bavaglio, ma anche in commissione di Vigilanza Rai. Stanno crescendo le pressioni, le intimidazioni, le minacce in una stagione difficilissima. E siccome contrastiamo il virus della malattia noi non possiamo fare altro che contrastare il virus dei bavagli e delle censure».
«Noi – ha concluso Monica Andolfatto – diamo voce a soggetti cui quella voce vogliono togliere. A chi lavora in prima linea e vede con i propri occhi cosa sta succedendo nelle corsie degli ospedali, nelle case di riposo. Persone che rischiano il contagio e mettono a repentaglio il loro impiego se osano parlare. Possibile che ogni volta vengano attaccati i giornalisti e non il problema? L’emergenza purtroppo non l’ha inventata la stampa, così come il radicamento delle mafie anche nella nostra regione. Ma il copione è lo stesso: il problema sono i giornalisti che riportano le notizie».
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