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Killer di Stato sauditi per esecuzione “alla Khashoggi” ad Oslo?

Ennio Remondino * il . Giustizia, Informazione, Internazionale

maschera arabia sauditaRiyadh, poche settimane prima dell’assassinio del giornalista Khashoggi nel consolato saudita a Istanbul, chiese lo status diplomatico per dieci guardie di sicurezza alle autorità norvegesi che, sorprese, rifiutarono e allertarono l’attivista Iyad Al Baghdadi rifugiato a Oslo.

Sentenze di morte modello saudita

Oslo prima di Istanbul. Richiesta di ‘status diplomatico’ dal governo saudita del principe ereditario Mohammed bin Salman, per dieci ‘guardie di sicurezza’ destinate alla sua ambasciata a Oslo. La richiesta insospettì le autorità norvegesi che la respinsero per nove delle dieci persone. Ma Oslo fece molto di più, svela il quotidiano norvegese Dagbladet. Il servizio di sicurezza della polizia mise in allerta e sotto protezione rafforzata Iyad al Baghdadi, un’attivista di origine palestinese rifugiato politico in Norvegia che aveva denunciato a più riprese le violazioni dei diritti umani in Arabia saudita.

Eliminazioni programmate

L’analisi di Michele Giorgio, Nena News, sui moventi di quanto rivelato in Norvegia. «L’assassinio del giornalista Jamal Khashoggi, nell’ottobre del 2018 a Istanbul, potrebbe essere stato parte di una strategia più ampia finalizzata a colpire dissidenti e oppositori sauditi rifugiati all’estero». Alle rivelazioni di Dagbladet, l’ambasciata saudita replica parlando di accuse «inventate e false. Le autorità norvegesi non si sono sbilanciate sulla parte ‘politica’, ma hanno confermato di essere rimaste sorprese dalla richiesta di Riyadh che aveva già 18 diplomatici registrati ad Oslo.

Dopo Khashoggi legittimi sospetti

«Considerando quanto è accaduto poco dopo a Jamal Khashoggi, ucciso e fatto a pezzi da uomini della sicurezza nel consolato saudita di Istanbul, si fa fatica a non immaginare una situazione di grave pericolo anche per Al Baghdadi che era stato in contatto con il giornalista assassinato». In passato – utile ricordare – l’attivista palestinese aveva denunciato di essere stato minacciato di morte da Saud al Qahtani, proprio lo stesso personaggio dei servizi sauditi ritenuto dalla Cia e dall’Onu come il supervisore dell’operazione Khashoggi avallata dal principe ereditario Mohammed bin Salman.

Ombrello diplomatico per assassini

Il personale di sicurezza delle ambasciate non gode in Norvegia dell’immunità diplomatica, precisa il Dagbladet. Da qui il sospetto che quell’insolita richiesta di immunità servisse a garantire una via di fuga dal paese in qualsiasi momento alle dieci guardie di sicurezza.

Nel caso di Jamal Khashoggi a Istanbul, gli agenti assassini abbandonarono subito la Turchia e rientrarono in Arabia Saudita. Ritenuto da più parti il mandante occulto di quella operazione, Mohammed bin Salman è sfuggito a qualsiasi indagine internazionale grazie anche alla protezione garantita sino ad oggi da Donald Trump.

* Fonte: Remocontro

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