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‘Continuano a uccidere il mio Peppino’

Di Raffaele Sardo* il . Campania

«Continuano a uccidermelo. Quelle parole le ho già sentite
anni fa. E ogni volta provo lo stesso dolore». Iolanda di Tella, l’ anziana
madre di don Peppino Diana, è stanca di sentire che il figlio è stato ammazzato
per motivi di donne o perché custodiva armi di camorra. Le parole del deputato
del Pdl Gaetano Pecorella, presidente della commissione sul ciclo dei rifiuti e
avvocato di Nunzio De Falco, processato come mandante dell’ omicidio del
parroco di Casal di Principe, sono come un fulmine a ciel sereno. Iolanda di
Tella è ancora chiusa nell’ abito nero che non dismette mai. È seduta sulla
sedia a dondolo, in cucina, vicino al camino sul quale c’ è l’ immagine del
figlio vestito da prete. Con lei, il marito, Gennaro. «Non conosco l’ avvocato
Pecorella, ma chiunque sia, credo non abbia il diritto di parlare di mio figlio
come se fosse un criminale. Mio figlio è la vittima. Sono altri i delinquenti.
Negli anni in cui si è svolto il processo – continua la signora Iolanda – ci
siamo sentiti anche noi della famiglia come dei criminali. Ci sono state
campagne di stampa diffamatorie che ci hanno umiliati. Ma alla fine la
giustizia è arrivata. Mio figlio è stato ucciso perché voleva cambiare il suo
paese. Perché voleva un futuro diverso per i ragazzi di Casal di Principe. In
tante case di Casale c’ è l’ immagine di mio figlio con dei fiori e un lumino
acceso. Tutti qui sanno perché mio figlio è stato ammazzato e non bisognava
aspettare il processo per conoscere la verità”. Sul caso venuto alla luce
dopo l’ articolo scritto per Repubblica da Roberto Saviano è esplosa una
furibonda polemica politica. Il Pd chiede le dimissioni di Pecorella. E allo
sdegno espresso dalla mamma di don Diana si unisce quello del sindaco di Casal
di Principe, Cipriano Cristiano (Pdl). «Non so se l’ onorevole Pecorella vuole
farsi pubblicità, ma lasci stare don Peppino Diana. Queste sono speculazioni
subdole che non solo io come sindaco, ma tutto il popolo di Casal di Principe,
respingiamo al mittente. Sono cose che offendono l’ intero paese e la memoria
di don Peppino Diana. Io con don Diana sono cresciuto. Siamo nati a duecento
metri di distanza. Abbiamo giocato assieme. Credo di averlo conosciuto bene. E
le parole dell’ avvocato Pecorella sono da condannare senza appello». Intanto
fanno sentire la loro voce anche le associazioni anticamorra. Il “Comitato
don Peppe Diana”, insieme all’ associazione Libera e agli scout dell’
Agesci della Campania, ha lanciato un appello dal titolo “Don Diana è
morto per amore del suo popolo” con il quale si stigmatizzano le parole
del parlamentare del Pdl: «Non conosciamo i motivi per i quali l’ onorevole
Pecorella rilancia questa campagna. Ma non ci meravigliamo più di tanto, perché
questi sono tempi in cui i mafiosi vengono definiti eroi e coloro che si
battono contro i poteri criminali e hanno dato la vita, vengono continuamente
messi in discussione». E lanciano un invito «alle comunità locali, ai sindaci,
alle istituzioni, agli insegnanti, ai sacerdoti, ai semplici cittadini,
affinché facciano sentire la propria voce nei confronti di chi vuole riportare
indietro i nostri paesi e riconsegnarli all’ oblio della dittatura della
camorra». C’ è anche un sito internet, www.liberacaserta.org, al quale è possibile inviare i
propri commenti sulle frasi pronunciate da Pecorella che saranno poi girati al
parlamentare del Pdl.

*da Repubblica
— 02 agosto 2009

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