Cosa succede all’ANM e perché ci deve interessare tutti
Sono trascorse alcune settimane dalle elezioni del Comitato Direttivo Centrale (di seguito CDC) dell’Associazione Nazionale Magistrati, quello che le cronache giornalistiche definiscono “parlamentino” dell’ANM.
Il 18, 19 e 20 ottobre parteciparono al voto telematico 6.101 magistrati pari al 85,92% dell’elettorato attivo, e questo sembrò un buon risultato, un nuovo investimento di fiducia da parte di tantissimi magistrati in un gruppo di colleghi scelti per rappresentarli e per dare concretezza agli scopi dell’associazione contenuti all’art. 2 del suo Statuto.
Dei 36 eletti, 11 sono i magistrati della lista di Area Democratica per la Giustizia, 10 di Magistratura Indipendente, 7 di Unicost, 4 di Autonomia Indipendenza e 4 della Lista 101, la novità di questo turno elettorale.
Il nuovo CDC veniva convocato il 7 novembre con un ordine del giorno molto semplice: la verifica della regolarità dei titoli dei suoi componenti e poi l’elezione delle cariche previste dall’art. 31 co. 2 dello Statuto: il Presidente dell’Associazione, il Vice Presidente, il Segretario Generale, il Vice Segretario Generale, il Direttore del giornale e gli altri componenti della Giunta Esecutiva, nonché la nomina i componenti dell’Ufficio Sindacale, e tra di loro il Coordinatore dell’Ufficio Sindacale, e il Tesoriere.
All’ordine del giorno anche il tema, di pressante attualità, dell’emergenza derivante dalla pandemia e dunque la valutazione degli interventi normativi relativi a misure organizzative e processuali e le iniziative a tutela delle assenze per malattia.
Dal 7 novembre cosa è accaduto?
Si cerca qui di spiegarlo, anche se già a chi scrive sembra faticoso da comprendere e questo anche dop aver seguito in ogni sua fase questa seduta del CDC che, di rinvio in rinvio, si prolunga oramai da un mese, e che finora ha portato solo alla richiesta di un incontro con il Ministro della Giustizia sull’emergenza Covid.
Se si trattasse di un film di Sergio Leone o di Quentin Tarantino diremmo che siamo nel tipico stallo alla messicana: il gruppo che ha riportato il maggior numero di voti e tra questi il maggior numero di preferenze per un candidato, Luca Poniz, Presidente della Giunta uscente, pur essendo indicato dagli altri come il soggetto attore di ogni attesa iniziativa avendo dalla sua un numero più alto di componenti, si trova in realtà ad essere l’oggetto di una serie di chiusure pregiudiziali che impediscono la nascita dell’organo esecutivo dell’Associazione, la Giunta Esecutiva Centrale, e ancor prima l’elezione del Presidente.
E’ una pregiudiziale espressa e dichiarata quella che arriva da Magistratura Indipendente che per discutere qualsiasi ipotesi di Giunta unitaria (cioè con rappresentanti di tutti i gruppi presenti in CDC, come proposto da Area) ha comunicato il proprio veto al nome del magistrato che nelle elezioni aveva riportato il maggior numero di preferenze, un veto motivato in nome di una esigenza di “discontinuità” di questa ANM rispetto all’operato della precedente ed ultima Giunta.
Ma c’è anche una sostanziale condizione di attesa, di osservazione a distanza, diversamente graduata da parte di tutti gli altri rappresentanti eletti: nessuno tra questi si dichiara in grado di formulare proposte di impegno concreto per la formazione di una Giunta, tranne nel caso di un preventivo concorde impegno di Area ed MI.
E così, a conti fatti, c’è un 11 e poi.. il resto del mondo.
Nella ricerca di un punto di contatto tra varie posizioni nel corso dell’ultima riunione, quella del 21/22 novembre, veniva costituito, tra i componenti del CDC, un gruppo di lavoro ristretto per la stesura di un programma comune; vi partecipavano tutti i gruppi, tranne lista 101, e nella serata di sabato 21 sembrava si fosse trovato, con reciproche rinunce e con un dichiarato intento di mediazione, un programma che avrebbe dovuto assicurare, per l’indomani, la più ampia convergenza.
Ma già la mattina dopo Magistratura indipendente e Autonomia & Indipendenza, che pure avevano condiviso e sottoscritto il documento, si astenevano dal votarlo. Ai rispettivi report diffusi via mail le motivazioni di questa decisione.
Non si può che constatare come in questo momento, tra l’esperienza drammatica della pandemia (prima e seconda ondata), le riforme in gestazione in Parlamento, le ricadute ancora tutte da valutare ed affrontare dei fatti emersi dall’esame del telefono di Luca Palamara (prima e seconda ondata) sembra piuttosto bizzarro osservare un arrocco che ha il suo perno su una parola, “discontinuità”, quasi a significare una sorta di rigetto del lavoro svolto dall’ANM da maggio 2019 ad oggi.
Ma che cosa ha fatto la Giunta presieduta da Luca Poniz fino alla fine di ottobre scorso, in che cosa si dovrebbe oggi tracciare un segnale di discontinuità?
Provando a scorrere la pagina web della ANM si legge che la GEC uscente, presieduta da Luca Poniz e formata da Area, Unicost e A&I nel giugno 2019, all’indomani della deflagrazione della vicenda “Palamara-Ferri- CSM” e delle dimissioni del Presidente ANM Pasquale Grasso (MI) nelle sue linee programmatiche (16 giugno 2019) inseriva il proprio impegno per l’introduzione di riforme statutarie in tema di incompatibilità di incarichi, per la revisione del sistema elettorale del CSM, per una diffusa sensibilizzazione culturale per combattere il carrierismo che, dopo la riforma dell’ordinamento giudiziario, sembra interessare settori sempre più ampi della magistratura.
Non erano solo parole: già il 2 luglio 2019 quella GEC proponeva il deferimento ai Probiviri dell’allora Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione; subito dopo si attivava per la promozione di candidature dalle assemblee distrettuali della ANM in occasione delle elezioni suppletive per il CSM, quindi organizzava il congresso nazionale, tenutosi a Genova giusto un anno fa nel corso del quale su più fronti venivano poste al centro della discussione l’analisi dei fatti accaduti e le proposte per un rinnovamento dell’associazione.
La relazione introduttiva del Presidente riportava con chiarezza la centralità della questione morale e l’impegno dichiarato dell’Associazione ad affrontare questa crisi con le scelte più coerenti, anche quando difficili se non laceranti.
Fra queste vi è stata sicuramente quella del deferimento ai Probiviri dei magistrati coinvolti nella vicenda c.d. dell’Hotel Champagne, ed altri a questi fatti collegati, procedura disciplinare conclusa con la fuoriuscita (per dimissioni o condanna) di tutti i deferiti, ad eccezione di una sola posizione con sospensione di cinque anni; e poi la richiesta di conoscenza ed accesso a tutti gli atti del procedimento penale istruito dalla Procura della Repubblica di Perugia, richiesta quest’ultima che solo nello scorso mese di settembre veniva accolta.
Si rimprovera a chi ha guidato la Giunta uscente di aver indirizzato il proprio impegno solo in una direzione, ignorando le responsabilità “collettive” di tutte le correnti.
Eppure è proprio il gruppo che ha ricevuto il maggior numero di voti, AreaDG, a indicare come tema centrale, la precondizione per ogni aggregazione, la questione morale, in continuità con l’impegno profuso dalla Giunta uscente e quindi le riforme e gli interventi, anche sullo Statuto, per prevenire il ripetersi dei gravi fatti nei quali hanno giocato un ruolo pesante il carrierismo associativo, rapporti opachi con la politica e la spinta clientelare che i gruppi associativi hanno troppo spesso esercitato sull’autogoverno. Ed è la GEC uscente che ha concluso il proprio mandato ottenendo l’accesso agli atti di Perugia per poterne valutare i contenuti in relazione al codice deontologico al cui rispetto gli associati, tutti, devono attenersi.
Discontinuità con che cosa, dunque?
Il titolo di questo pezzo è “Cosa succede all’ANM…” ma facilmente ci si rende conto che qualsiasi relazione sullo stato delle cose risulta insoddisfacente, poco chiara e soprattutto riporta una realtà decisamente disallineata rispetto alle domande e alle esigenze di tutta la Magistratura italiana.
Il titolo prosegue “…perchè ci deve interessare tutti” perché si è convinti che sia interesse di tutti far sì che questa situazione trovi una soluzione (ma non un ripiego) in un momento nel quale è assolutamente necessario dotare la Magistratura di una rappresentanza forte ed autorevole, in grado di confrontarsi efficacemente, all’esterno, con il Ministero della Giustizia, con il Parlamento, con il Consiglio Superiore della Magistratura ed al proprio interno con l’impegno richiesto dall’Assemblea Generale degli associati lo scorso 20 settembre per l’avvio di una costituente per il rilancio dell’azione dell’ANM su rinnovate basi etiche e statutarie con il contributo paritario delle diverse sensibilità culturali presenti in magistratura.
E’ questo il momento in cui si devono superare le barriere che si levano a difesa di spazi di azione limitati e settoriali, se non personalistici, per iniziare davvero a lavorare.
Si deve far comprendere quello che accade, ed il perché.
Ma soprattutto dobbiamo impegnarci, e questo vale per tutti, indifferentemente, per far sì che quanto avviene dentro la nostra Associazione ancora ci interessi, perché se per oggi e per qualche tempo ancora vi sarà in molti tra noi l’idea che “… queste cose non si capiscono” tra poco arriverà il momento in cui molti diranno “…che queste cose non ci interessano”.
* Magistrata, segretaria del Movimento per la Giustizia Articolo 3
Fonte: Giustizia Insieme
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