Il rispetto di genere adesso è una regola dell’Ordine dei giornalisti
La nascita della Cpo dell’Ordine e l’impegno sui temi legati alla dignità delle donne. Il risultato: un corso online sul linguaggio di genere, e la modifica al Testo Unico
Dal 1 gennaio al Testo Unico che regola la deontologia dei giornalisti sarà aggiunto un articolo, il 5 bis, che recita:
Rispetto delle differenze di genere.
Nei casi di femminicidio, violenza, molestie, discriminazioni e fatti di cronaca, che coinvolgono aspetti legati all’orientamento e all’identità sessuale, il giornalista: a) presta attenzione a evitare stereotipi di genere, espressioni e immagini lesive della dignità della persona; b) si attiene a un linguaggio rispettoso, corretto e consapevole. Si attiene all’essenzialità della notizia e alla continenza. Presta attenzione a non alimentare la spettacolarizzazione della violenza. Non usa espressioni, termini e immagini che sminuiscano la gravità del fatto commesso; c) assicura, valutato l’interesse pubblico alla notizia, una narrazione rispettosa anche dei familiari delle persone coinvolte.
Come vedete sono poche righe, ma noi siamo convint* che queste semplici indicazioni saranno utilissime ai colleghi per stabilire, ove non arrivasse la sensibilità personale, cosa è lecito raccontare e mostrare e cosa assolutamente no quando si tratta di argomenti delicati come la violenza nei confronti di donne o di qualsiasi persona qualunque sia la sua identità sessuale
Quando dico “noi” alludo al Gruppo di lavoro sulle pari opportunità (che chiamiamo sempre Cpo ma questa dizione nel Consiglio Nazionale dell’Ordine non è contemplata) che si è formato nel novembre 2019. Perché così tardi rispetto alla partenza della consigliatura (ottobre 2017)? Perché i primi anni del nostro impegno nel CNOG sono stati particolarmente difficili, per problemi complessi da spiegare, e la nascita del nostro gruppo è stata a lungo rinviata.
Il gruppo di lavoro è composto, e questa è la sua forza, da tutte le consigliere presenti nel Cnog : Michela Canova, Cristina Caccia, Elisabetta Cosci, Paola Dalle Molle, Alessandra Fava, Tamara Ferrari, Elide Giordani, Nadia Monetti, Luisella Seveso. Quattro (Cosci, Dalle Molle, Monetti, Seveso sono Giulie). E non solo: a noi si sono aggiunti i colleghi Lucio Bussi (che ha chiesto espressamente di farne parte, e questo va a suo merito) e Giampaolo Boetti, che di una Cpo aveva già fatto parte negli scorsi anni.
Abbiamo quindi iniziato il lavoro in grande ritardo rispetto a tutti gli altri, ma ci siamo post* comunque due traguardi ambiziosi: un corso online sul linguaggio di genere, e la modifica al Testo Unico.
Realizzare il corso, prodotto e realizzato per la prima volta dal CNOG, è stata un’impresa non da poco. Ci si è messo anche il lockdown a complicare le cose: abbiamo fatto i salti mortali per stare nei tempi con riprese delle tre relatrici da realizzare in loco (Milano dove parlava Monia Azzalini, Bologna, dove insegna la professoressa Pina Lalli, Roma dove lavora la nostra Silvia Garambois) testi, montaggio ma alla fine siamo riuscit* a far approvare e pubblicare il corso nell’ultimo consiglio prima dell’estate.
Ci siamo spes* tutti, qualcuno con particolare impegno, come sempre succede. Ma è stato un lavoro davvero corale.
Anche il testo deontologico è frutto di un lavoro certosino (come si immagina le cose essenziali sono le più complicate da definire) anche con gli uffici dell’Odg per le questioni legali. Al consiglio di luglio anche il testo era pronto. Ma con grandissima delusione da parte nostra, i passaggi burocratici (approvazioni in Esecutivo, in commissione Giuridica, in Consiglio) a cui doveva essere sottoposto non erano stati completati. Quindi tutto si è bloccato.
Per fortuna, in questo caso lo posso dire, lo slittamento delle elezioni ci ha offerto uno spiraglio per chiedere al presidente Verna di presentarlo subito per l’approvazione. Così giovedì 19 novembre, è stata finalmente messa all’ordine del giorno la nostra proposta. Approvata, senza alcuna obiezione, all’unanimità e con tanto di applauso. Evviva!!
Questo in sintesi quanto sta dietro alle nuove disposizioni. Un grande lavoro di squadra, la voglia di contribuire al cambiamento, la consapevolezza di poterlo fare, con convinzione e passione.
Ce l’abbiamo messa tutta. Ora speriamo che, poiché alcune di noi non saranno ricandidate al consiglio nazionale, tante giornaliste lo facciano al posto loro. Perché è vero che ci sono ormai tanti colleghi sensibili, ma la spinta, ancora una volta, deve venire da noi donne.
* Fonte: https://giulia.globalist.it/
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