Turchia: il business della droga e la criminalità del riciclaggio
La posizione a metà strada tra l’Europa e l’Asia ha determinato, nel bene e nel male, il destino della Turchia. La vicinanza con i paesi produttori di oppio – Pakistan, Afghanistan – l’ha resa territorio di passaggio obbligato per il traffico della morfina e dell’eroina diretta nei paesi dell’UE.
La polizia turca ritiene, comunque, che gran parte dell’eroina che transita nel paese provenga dell’Iran i cui confini sono facilmente permeabili, spesso a dorso di mulo, eludendo del tutto i pur deboli controlli. Sta di fatto che il primato degli stranieri coinvolti nel narcotraffico in Turchia (stando al numero di quelli che sono stati arrestati negli anni passati) spetta agli iraniani.
Sono questi che, in collaborazione con la mafia turca e con il Pkk (Partito dei lavoratori del Kurdistan) smerciano i derivati dell’oppio e l’hashish prodotti nella Mezzaluna. Che si tratti di un commercio di notevoli dimensioni lo si ricava anche dai dati statistici sui sequestri di stupefacenti contenuti nella “Relazione europea sulla droga 2020” presentata a settembre scorso dall’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze” con sede a Lisbona (acronimo in inglese EMCDDA).
E’ in Turchia, infatti, che nel 2018 (sono questi gli ultimi dati, ormai “vecchi”, esaminati nella relazione), è stato sequestrato il maggior quantitativo di eroina, ben 18.531kg, record assoluto (in tutta l’UE 9.681 kg ), di amfetamine, 6.283 kg a fronte di 8.549kg in tutta l’UE, di metamfetamine (MDMA, MDA, MDEA) con 8.409.842 pasticche (4.684.442 in tutta l’UE), occupando la terza posizione in tema di sequestri di resina di cannabis con 31.473 kg dopo la Spagna (436.963kg) e l’Italia (78.522kg).
Quantitativi enormi di stupefacenti, gran parte bloccati ai confini turchi, in uscita verso il mercato europeo, che confermano da una parte la vigilanza esercitata dalle forze di sicurezza e dall’altra parte la vitalità del corridoio balcanico sempre privilegiato dai narcotrafficanti turchi e albanesi che esercitano un ruolo egemone nel traffico di eroina afghana verso l’UE.
Il ruolo di primo piano dei turchi nel traffico dell’eroina indirizzata in Europa, dove tra l’altro possono contare sulla complicità di molte e diffuse comunità di connazionali, risale alla fine della seconda guerra mondiale. Ciò significa che le loro strutture criminali sono ben radicate, collaudate e connesse con le organizzazioni dei vari paesi in cui operano. Sono, quindi, pericolose e per giunta difficilmente neutralizzabili a causa della loro conformazione molecolare, polverizzata. Si tratta, infatti, di una miriade di gruppi relativamente ridotti e autonomi, anche se fanno riferimento a personaggi specializzati in qualche fase del business droga: la spedizione, le transazioni, il riciclaggio.
Altra loro caratteristica molto frequente è l’appartenenza dei componenti ad un’unica struttura familiare. Perciò si parla spesso di “famiglie” riferendosi alla mafia turca. Queste operano collegandosi in maniera non organica e sempre variabile con altri gruppi e personaggi.
Nel settore del riciclaggio, l’esperienza turca è piuttosto interessante. Anche se non presenta una sostanziale differenza quanto a metodi e a settori in cui viene immesso il capitale accumulato per legalizzarlo (sistema bancario incontrollato, case da gioco, investimenti immobiliari e commerciali, acquisto di quote societarie, contrabbando di oro ecc…), la Turchia si è resa famosa nel campo delle fatturazioni false e delle false esportazioni (ambito nel quale, diversi anni fa, è rimasto coinvolto il defunto presidente Turgut Ozal ed esponenti del suo entourage politico e familiare).
Comunque, in Turchia, il miglior sistema di riciclaggio del denaro sporco è il contrabbando dell’oro (nel 1994 l’operazione “Oro-Connection”, evidenziò legami tra questo settore della criminalità turca e orafi di Vicenza) in quanto frutta a sua volta proventi pari a quelli del traffico di eroina. E questo spiega come personaggi ben noti all’opinione pubblica per aver accumulato patrimoni ingentissimi, possano, indisturbati, sviluppare tutte le loro attività lecite e illecite a Istanbul e in altre località del paese.
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