Chi ha paura dell’articolo 21 della Costituzione?
Era nell’aria l’ennesimo rinvio a data da destinarsi della discussione in aula del disegno di legge sulle liti temerarie e la diffamazione a mezzo stampa. Non c’è, per ora, la volontà del Parlamento di dare seguito ad una riforma efficace contro le denunce pretestuose contro i giornalisti. Per quanto il testo rimaneggiato contenga evidenti sproporzioni, circa le sanzioni pecuniarie, e lacune lo slittamento di poche ore fa è un “pessimo segnale” come ha detto a caldo il senatore Primo De Nicola, primo firmatario del ddl.
Articolo 21, invece, conferma l’iniziativa di oggi pomeriggio, a partire dalle 13.30, che doveva accompagnare e dare forza all’esame dell’aula e che ora diventa anche un momento di riflessione e di ulteriore denuncia dei ritardi incomprensibili del Parlamento. O forse comprensibili, visto che una quota consistente degli autori di querele temerarie è composta proprio da esponenti politici, il cui pressing contro l’informazione scomoda si sta facendo sempre più forte.
“Dagli attacchi a Report alle querele temerarie. Chi ha paura dell’Articolo 21 della Costituzione?” è il titolo della conferenza che si tiene in collegamento e alla quale parteciperanno, tra gli altri, Sigfrido Ranucci, direttore di Report, e destinatario di un’assurda, ma non infrequente, diffida a pubblicare un’inchiesta sulla Lega a prescindere dal contenuto della stessa, diffida arrivata a poche ore dalla messa in onda della trasmissione.
Interverranno inoltre Paolo Borrometi, Federica Angeli, Nello Scavo, Antonella Napoli, Nello Trocchia, giornalisti che, come molti, troppi, altri combattono nei Tribunali una battaglia difficile contro azioni palesemente ingiustificate e per aver pubblicato notizie vere, dunque per aver svolto il loro lavoro. Uno spazio specifico sarà dedicato ai cronisti della Campania, una regione complessa, difficile da raccontare e dove decine di cronisti rischiano ogni giorno sia sul piano fisico che legale.
Tra le relazioni quelle di Vincenzo Vita, già autore di un’analisi dettagliata delle fragilità di questo disegno di legge, e di Giulio Vasaturo, avvocato della Federazione nazionale della Stampa e legale di molti cronisti imputati in conseguenza di querele bavaglio, di Walter Verini, coordinatore del Comitato Cronisti minacciati in Commissione Antimafia.
L’attuale sperequazione, legittimata dall’ordinamento, tra l’autore della querela e il giornalista è un nodo che sta minando da anni la libertà di informazione in Italia e rappresenta il primo motivo di intimidazione accanto alle lesioni e ai danneggiamenti che un numero crescente di giornalisti è costretto a subire.
Il rinvio dell’esame del testo è un messaggio oltremodo negativo poiché arriva in un momento di massima esposizione dei giornalisti, aggrediti sia nelle piazze che sui social, diventati il primo bersaglio di clan, ultras del calcio e gruppi neofascisti. Nel rumoroso vortice che vuole calpestare il racconto di una fase delicata dell’Italia mettere in un cassetto questa legge significa anche snobbare il ruolo dei giornalisti e della cronaca.
I lavori della conferenza di oggi saranno chiusi dal Presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti.
Fonte: Articolo 21
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