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Mafia: Napolitano, rivelazioni da soggetti discutibili

Da ANSA il . Istituzioni

Le rivelazioni rese note nei giorni scorsi a proposito di una pista che
porterebbe al coinvolgimento di apparati dello Stato nelle stragi di
mafia del 1992 in cui persero la vita, fra gli altri, i magistrati
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, “sono più o meno
senzazionalistiche e provengono da soggetti, diciamo così, piuttosto
discutibili”. Lo ha detto il presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano con evidente riferimento alle dichiarazioni di Totò Riina
che, attraverso il suo legale Luca Cianferoni, ha espresso la sua
opinione: “L’attentato a Paolo Borsellino fu opera di personaggi legati
alle istituzioni”. Il capo dello Stato ha distinto tra queste e le
dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia. “Altra cosa –
ha detto – sono le testimonianze che si acquisiscono in sede
giudiziaria e lì vanno vagliate, lì se c’é un velo di oscurità o di
ambiguità da squarciare bisogna squarciarlo”. La teoria che dietro le
stragi palermitane del ’92 ci potesse essere stato un connubio tra Cosa
Nostra e pezzi deviati dello Stato non e’ nuova considerato che, subito
dopo le stragi, le inchieste hanno toccato anche questo tasto e, a
Caltanissetta, i pm hanno tuttora un fascicolo aperto sui mandanti
esterni delle stragi. In questo contesto s’inquadra la vicenda di
Massimo Ciancimino (condannato per riciclaggio di denaro mafioso),
figlio dell’ex sindaco di Palermo, Vito, morto dopo essere stato
condannato per mafia, che da mesi ormai è un ‘dichiarante’ ascoltato da
diverse procure e dice di avere in mano il famoso ‘papello’, cioé il
documento che proverebbe il tentativo di scendere a patti con lo Stato
da parte di Cosa nostra. Sia Pdl che Pd sono d’accordo per l’audizione
di Ciancimino jr in Commissione Parlamentare Antimafia. Il
vicepresidente Fabio Granata (Pdl) chiederà domani all’ufficio di
presidenza di “attivare al meglio il potere di indagine”. “Nessuna
ipotesi – spiega – di limitarci a ‘costeggiare’ quanto già fatto dalla
magistratura. Proporrò, ad esempio, di ascoltare a San Macuto Massimo
Ciancimino”. Laura Garavini, capogruppo del Pd all’ Antimafia, è
d’accordo. “Credo che ci saranno molte persone che dovranno essere
ascoltate, anche negli ambienti dei servizi segreti – osserva -. La
Commissione deve andare fino in fondo nella propria attività,
rispettando il mandato che ha ricevuto con la legge istitutiva”. Sulla
presunta trattativa Stato-mafia è intervenuto più volte il fratello di
Paolo Borsellino, Salvatore, convinto che il magistrato si fosse
opposto a un ipotetico accordo e che per questo sarebbe stato ucciso.
Salvatore Borsellino ha più volte tirato in ballo l’ex ministro
dell’Interno (dal ’92 al ’94) Nicola Mancino a proposito di incontri
che il fratello avrebbe avuto con lui a Roma. Incontri che Mancino
smentisce. Oggi l’ex ministro e attuale vicepresidente del Csm in
un’intervista a Repubblica dice: “La presunta trattativa tra Stato e
mafia noi l’abbiamo sempre respinta. L’abbiamo respinta anche come
semplice ipotesi di alleggerimento dello scontro con lo Stato portato
avanti dalla mafia. La riprova di tutto questo sta nella politica di
fermezza adottata dal precedente governo e da quello in cui ero
responsabile del Viminale”. Mancino ribatte a Salvatore Borsellino: “Se
ci fosse stato davvero quell’incontro, perché mai avrei dovuto
nasconderlo? E poi: che cosa si sarebbero dovute dire due persone che
prima non avevano mai avuto rapporti fra di loro, il primo giorno
dell’insediamento di un ministro al Viminale?”.

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