L’aquilone di Patrick Zaky ha volato anche per i giornalisti incarcerati
Difficile rimanere impassibili di fronte alla bellezza della basilica di San Francesco, per tutto ciò che rappresenta. Figuratevi l’emozione quando abbiamo ricevuto l’ok a far volare proprio lì davanti l’aquilone con l’immagine di Patrick Zaky.
Il contesto non poteva essere migliore: la Perugia-Assisi, la manifestazione voluta 59 anni fa da Aldo Capitini e da un pugno di intellettuali italiani e stranieri che speravano nella pace. Spinte contrapposte si muovevano allora: da 15 anni era finito il peggior bagno di sangue del secolo, il colonialismo andava a pezzi, c’erano sentori di movimenti giovanili. La Perugia-Assisi da allora insiste sul punto: la pace va costruita, occorre rivendicarla ancora di più quando è messa in pericolo.
Quest’anno – poi – è stata una manifestazione molto particolare, condizionata dal Covid. E dal solito “tempo da lupi”: un cielo nero, raffiche nervose di vento, pioggia.
Il problema non è stato, quindi, far alzare in volo l’aquilone di Patrick Zaki, è stato non farsi trascinare via. Meno male che Donato Ungaro – portavoce di Articolo 21 per l’Emilia-Romagna – si è dimostrato capace di manovrarlo.
L’idea di chiedere così la liberazione di Patrick Zaky è nata qualche mese fa, quando si è appreso che l’Egitto aveva deciso di vietare anche un gioco come l’aquilone. Insieme al Festival dei Diritti Umani e Amnesty International abbiamo pensato che quel divieto faceva parte della stessa filosofia repressiva del regime di Al-Sisi e che le due vicende si potevano intrecciare. E così, con la matita di Gianluca Costantini e l’aiuto dei maestri aquilonisti di Cervia, abbiamo costruito lo “zaquilone”.
Cosa unisce la disavventura di uno studente egiziano con la voglia di conoscere il mondo con un’associazione che difende la libertà d’espressione come Articolo 21?
Palesemente è la censura, quella che costringe in carcere da 8 mesi Patrick Zaky, così come oltre 100 giornalisti in condizioni analoghe in Europa e nazioni limitrofe, ci ha spiegato Ricardo Gutierrez, segretario della Federazione Europea dei Giornalisti. La libertà d’espressione è minacciata, a volte da istituzioni, a volte da clan …. e a volte non si sa la differenza fra gli uni e gli altri.
Facendo alzare in volo l’aquilone di Patrick Zaky non ci siamo mai illusi di riuscire a liberarlo. Ma speriamo che voli così in alto che lo vedano all’Ambasciata egiziana, che capiscano che non è solo. E che lo vedano anche alla Farnesina, perché sappiano che molti non vogliono che il business prevalga sui diritti umani.
Fonte: Articolo 21
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L’aquilone per Patrick Zaky torna a volare, questa volta a Milano
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