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Mafia nera inarrestabile?

Piero Innocenti il . Mafie, SIcurezza

black axeAlcune settimane fa è stato estradato in Italia dall’Olanda, dove era stato arrestato, “Don” Osaze Osemwegie, boss nigeriano ricercato in ambito internazionale nel contesto di un’indagine del 2016 coordinata dalla DDA di Torino per associazione a delinquere di stampo mafioso.

Il personaggio, già Ministro della Cultura nello Stato Edo, nel sud della Nigeria, è divenuto importante nel mondo criminale nigeriano ricoprendo la carica apicale nel cult dei Maphite (acronimo di Maximo Academy Performance Highly Intelectual Empire), una delle organizzazioni mafiose radicatesi nel nostro Paese. La carica di “Don”, tra l’altro, conferisce a chi la detiene anche il potere di eseguire le affiliazioni al sodalizio criminale i cui rapporti di collaborazione, poi sospesi, con le mafie italiane sono  stati evidenziati in un discorso fatto un anno fa in una convention con cui si annunciava la volontà di “operare da soli” in Italia (cfr. relazione DIA, secondo semestre 2019) .

Una capacità di lavorare in conto proprio emersa ancor di più nella zona di Castel Volturno (Caserta), un tempo territorio di esclusivo “dominio” dei Casalesi ed oggi con i nigeriani che hanno assunto un ruolo determinante nella gestione della prostituzione su strada e nei traffici di droghe. Di tutte le droghe, anche dello shaboo (una droga sintetica) il cui spaccio era stato, almeno fino a poco tempo fa, appannaggio della criminalità cinese e di gruppi di filippini.

Se le droghe continuano ad essere l’attività privilegiata dei criminali nigeriani – oltre seicento quelli arrestati per traffico nei primi otto mesi del 2020 – non mancano, anche in questi ultimi giorni arresti di “ovulatori” nigeriani come a Prato dove la polizia ne ha bloccati quattro, a Tortolì (Nuoro) dove un altro è stato arrestato con un chilogrammo di cocaina in capsule nello stomaco, a Jesolo (Venezia) con gli agenti del locale Commissariato che sono riusciti a bloccarne ben undici, molti pendolari provenienti da Torino, Trento, Vicenza e Padova e tutti tornati in libertà dopo la direttissima nonostante avessero precedenti specifici accumulati in attività di spaccio in molte altre città italiane (quando le modifiche alla legge sugli stupefacenti?).

Una presenza dei gruppi nigeriani rilevata in molte regioni italiane (almeno dodici) anche negli ultimi mesi con indagini che hanno portato in carcere 37 nigeriani (operazione Drill) per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, tratta di esseri umani, riduzione in schiavitù, violenza sessuale, estorsioni, lesioni personali, tutti appartenenti a due associazioni di tipo mafioso attive nella provincia di Bari collegate alle confraternite Supreme Vikings – Arobaga e Supreme Eiye.

Non sono poche le difficoltà che incontrano le forze di polizia in queste indagini, in primis nella traduzione di una lingua straniera che, come rileva la DIA, “..si declina attraverso una miriade di dialetti diversi tra loro, non di rado reciprocamente incomprensibili”. Occorre, poi, riuscire a collegare tra di loro episodi singoli di criminalità, apparentemente slegati e avvenuti in contesti territoriali anche lontani, ma che in realtà sono  espressione di una stessa organizzazione criminale.

Il contrasto sempre più forte anche alle mafie nigeriane nel nostro Paese deve essere una vera priorità per la politica.

Spaccio di stupefacenti e altre attività criminali dei gruppi nigeriani

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