Antimafia: liberiamoci delle false commemorazioni, l’appello di Claudio Fava
Fava è il figlio del giornalista Giuseppe, ucciso dalla mafia il 5 gennaio 1984: basta “preghiere, messe in suffragio, commemorazioni, navi della legalità”, dice a la Repubblica-Palermo, riprendendo le parole del suo appello pubblicato su Facebook.
LIBERA NOS 19 luglio (o 23 maggio, o 5 gennaio: credetemi, non fa differenza). Liberaci, Signore, da preghiere messe in…
Pubblicato da Claudio Fava su Venerdì 17 luglio 2020
Che si tratti del «19 luglio, del 23 maggio, o del 5 gennaio: credetemi, non fa differenza». Nell’intervento in forma di preghiera, Fava afferma: «Liberaci dalle interviste ai “parenti delle vittime” (come se gli altri fossero solo forestieri). Liberaci dalle parole false della nostra consolazione: eroi legalità antimafia servitori dello Stato. Liberaci dagli scortati che piangono davanti alle telecamere. Liberaci dall’antimafia stampata sui biglietti da visita (giornalisti antimafiosi, sindaci antimafiosi, giudici antimafiosi). Seppelliamo i morti, una volta per tutte. E togliamoci il lutto, per piacere. E affrontiamo la vita».
L’unico modo per «essere degni di quei morti è stare dentro la vita; prendere schiaffi, e restituirli; rischiare la pelle (se proprio è necessario) ma senza rimirarsi allo specchio; dirsi peccatori, ma inginocchiarsi a lavare i piedi dell’altro per fare ammenda di quei peccati; sorridere e ridere e ricordare i morti quando furono vivi e seppero parlarci – con affetto, a bassa voce – delle loro vite imperfette; cercare la verità, senza alcuna maiuscola, sapendo che costa pegni, fatica e notti senza sonno; attraversare le terre di mezzo a piedi, scalzi, senza scorte fanfare sciabole titoli e cravatte”. Con una convinzione: «Sono sicuro che Paolo Borsellino, e tutti gli altri, lo apprezzeranno», conclude. (Ansa)
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