Zanardi: “Ho la fortuna di essere uno sportivo al cento per cento. In modo alternativo”
Siamo tutti in curva, distanziati e vicinissimi, a fare il tifo per Alex Zanardi. Siamo donne, uomini, campioni, persone più veloci e meno veloci, tutti indistintamente, perché Alex siamo noi.
In questo momento, le notizie che arrivano dall’ospedale Scotte di Siena ci fanno dimenticare tutto il resto, gli organizzatori della staffetta a tappe, i compagni, i testimoni, la persona alla guida del camion che sopraggiungeva nella corsia opposta. La ricostruzione è importante ma ora c’è qualcosa di più importante. Verranno interrogati da chi sta ricostruendo i fatti di ieri sera, al momento dello schianto.
Siamo lì, assiepati sul paracarro di quella strada della Val d’Orcia, qualche centinaio di metri più avanti. Aspettiamo che Alex si rimetta alla guida della sua handbike e si rialzi, come ha fatto mille altre volte.
Alla fine degli anni ’80 correva nei kart con a Michael Schumacher, dall’inizio degli anni ’90 in F1 con la Jordan e con la Lotus, poi in America con la formula Cart, che comprendeva anche Indianapolis, poi di nuovo in F1 con la Williams e poi di nuovo nella Formula Cart. Il 15 settembre 2001, nel corso di una stagione altalenante, l’incidente disastroso nel circuito tedesco di Lausitzring, Schipkau, a 130 chilometri da Berlino. Gli costò l’amputazione della parte terminale di entrambi gli arti inferiori.
Alex è torna alle corse in auto prima di dedicarsi completamente alle attività sportive parolimpiche, con quattro medaglie d’oro vinte alle Olimpiadi di Londra e poi a quelle di Rio nel 2018. Intanto entra nelle case come conduttore tv su Rai 3, prima con “E se domani” e poi con “Sfide”, sino alla recente conduzione Il 2 giugno in prima serata su Rai 1 in occasione della Festa della Repubblica con “Storie tricolori – Non mollare mai”, con molti ospiti del mondo dello sport e dello spettacolo.
Zanardi è un sorriso sincero che dice a tutti: la pietà tenetevela per voi. E’ la trascinante voglia di vivere appena lo guardi. Nei suoi occhi c’è il futuro, c’è il girotondo, in cui ci si prende per mano tutti insieme, c’è il senso profondo dello sport, che come ogni diritto, deve essere per tutti. Se no, non è. E se ti piace vincere, gareggi. E il primeggiare non è mai fine a se stesso. L’importante è guardarsi intorno, rimanere in piedi. Ogni giorno Alex è una scossa per chi non capisce che grande dono è la vita. Lo fa con continuità insieme a tanti compagni di viaggio, dai campioni dello sport e dello spettacolo sino ai ragazzi delle periferie.
Proprio in uno di questi prati romani, ai bordi del Raccordo Anulare, l’ho incontrato qualche anno fa. Era il dicembre 2013 e al Parco delle Sabine, zona Fidene, Alex Zanardi presenziava ad un’iniziativa storica romana, Corri per il Verde. Abbinata, per l’occasione a Correre Insieme. promossa da Uisp, Sport Senza Frontiere e Fondazione Vodafone.
Zanardi è uno, sempre lo stesso e sempre diverso, autentico, coerente, capace di ironia naturale. Parla con i ragazzi della borgata e con le loro mamme con la stessa semplicità con cui tiene il microfono in tv mentre gli sfilano davanti soubrette e personaggioni. Sembra addirittura intimidito quando viene invitato a salire sul palco improvvisato in quel prataccio bitorsoluto: “Preferisco essere tra i premiati che premiare – si schernisce – Ho la fortuna di essere uno sportivo al cento per cento, così, come posso, in modo alternativo. Lo sport è soprattutto bellissima gente come tutti voi che siete qui”.
E ancora a rispondere alle mille domande di tutti e alle nostre, le mie, quelle di Gianni Marchetti che faceva lo speaker e di Carlo Paris, che aveva scelto di essere lì con una troupe Rai. Alex racconta una storia, che sembra averla davanti per come è credibile e densa di particolari. Racconta di “Sfide”, il suo programma di allora, e spiega che cosa significhi essere sportivi al cento per cento: “Vuol dire avere qualità umane, oltre che sportive”. E prosegue: “La sfida è capire come quella persona sin da bambino ha convinto i genitori a credere nel suo sogno, a farsi largo e a trovare le persone giuste che gli hanno dato una mano. E su quell’aiuto ha costruito un’intera esperienza di vita, una carriera. Bisogna saper cogliere tutti gli stimoli che abbiamo intorno, le potenzialità che lo sport offre e regalare a tutti una piccola scintilla”. Una sfida, una chance, un’idea che brilla e che ad un certo punto si ferma per aspettare i compagni.
Eccoci qui caro Alex, siamo con milioni di persone in tutto il mondo, siamo con tua moglie Daniela e tuo figlio Niccolò, seduti su questo guardrail ad aspettare che tu passi. Sappiamo che non ci deluderai nemmeno stavolta, forza.
Fonte: Articolo 21
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