Confisca da un milione di euro al “cassiere” di Cosa Nostra
La Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo ha emesso
decreto di confisca di conti correnti bancari, conti correnti postali, libretti di deposito e titoli per l’ammontare di un milione di euro circa,
a carico di DI FIORE Giuseppe, classe 1949, geometra, originario di
Bagheria, in atto detenuto, perché condannato nel 2006 ad anni 14 di
reclusione dal Tribunale di Palermo.
Il medesimo decreto applica nei confronti del predetto la misura di
prevenzione personale della sorveglianza speciale della durata di anni
tre e mesi sei.
Il provvedimento patrimoniale scaturisce da una proposta, formulata nel 2006, dalla Compagnia Carabinieri di Bagheria.
Nel corso dell’operazione “GRANDE MANDAMENTO”, condotta dal R.O.S. DEI
Carabinieri e dalla Squadra Mobile di Palermo, il 25.01.2005, DI FIORE
Giuseppe era stato tratto in arresto, in stato di flagranza di reato,
poiché, a seguito di una perquisizione domiciliare, i militari
dell’Arma avevano rinvenuto, in un doppiofondo del comodino della
stanza da letto i verbali d’interrogatorio del collaboratore di
giustizia Nino GIUFFRE’, titoli, denaro in contanti e un libro mastro
con indicati i nomi delle imprese sottoposte al pagamento del pizzo,
nonché i compensi ad uomini d’onore, quali GRECO Leonardo, all’epoca
capo indiscusso della famiglia mafiosa di Bagheria, EUCALIPTUS Nicolò e
GARGANO Antonino.
Tutto ciò a riprova del fatto che il DI FIORE, al fine di agevolare
l’attività dell’organizzazione mafiosa “COSA NOSTRA”, aveva ricevuto e
successivamente trasferito cospicue somme di denaro, provento di
attività illecite, gestite dalla famiglia mafiosa di Bagheria.
In particolare estorsioni, capillarmente condotte sul territorio di
quel comune, ai danni di imprese operanti nell’area di influenza del
sodalizio criminale, in modo da ostacolare l’identificazione della
relativa provenienza delittuosa del denaro.
Inoltre, il predetto, oltre a ricoprire, di fatto, l’incarico di
cassiere della mafia bagherese e custode del libro mastro del racket
delle estorsioni, in forza del suo ruolo di insospettabile, da
successive indagini viene indicato come responsabile del recapito di
numerosi “pizzini” da e per Bernardo PROVENZANO, in quel momento il
latitante più ricercato d’Italia.
Infine, nel corso del processo, lo stesso DI FIORE è stato indicato e
riconosciuto, in sede di udienza, da numerosi imprenditori quale
esattore del “pizzo”, per nome e per conto della famiglia mafiosa di
Bagheria, che materialmente e di persona, passava a riscuotere presso i
cantieri.
L’arresto del DI FIORE ha dimostrato la sua piena partecipazione,
all’associazione mafiosa, denominata “COSA NOSTRA”, confermando, nel
contempo il ruolo di primo piano da questi ricoperto in seno al
sodalizio criminale, anche in forza della massima fiducia nei suoi
confronti nutrita da parte dei massimi esponenti del sodalizio
criminale.
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