Senza respiro
Un progetto di ricerca indipendente diretto dal medico, ricercatore e attivista Vittorio Agnoletto per documentare quello che non ha funzionato in Lombardia, in Italia e in Europa e scoprire che cosa ci insegna l’epidemia.
I diritti d’autore del libro “Senza respiro”, tratto dalla ricerca e pubblicato da Altreconomia, saranno versati all’ospedale Sacco di Milano, struttura pubblica che ha svolto un ruolo fondamentale durante la fase più critica dell’epidemia.
La ricerca
I morti in Italia per la pandemia da Coronavirus sono oltre 33.000, di cui circa la metà nella ricca Lombardia.
Vittorio Agnoletto – medico, ricercatore e attivista – lancia “Senza Respiro” un importante programma di ricerca e inchiesta, curato dall’Osservatorio Coronavirus, un’equipe di lavoro costituita da Medicina Democratica e dalla redazione di “37e2”, la trasmissione sulla salute di Radio Popolare.
Questo progetto analizzerà il modo in cui il Servizio Sanitario Nazionale ha reagito di fronte all’emergenza Covid-19: gli errori, le debolezze e i fallimenti, con un focus sulle cause del disastro avvenuto in Lombardia, oltre ad analisi e confronti con situazioni in Italia ed Europa.
Una vera e propria “scatola nera” della pandemia. Attraverso le testimonianze raccolte da cittadini, dal personale sanitario e dagli operatori sociali impegnati sul campo, verrà evidenziata l’abissale distanza tra le necessità della popolazione e le risposte istituzionali e saranno avanzate delle proposte finalizzate a evitare che una simile tragedia possa ripetersi.
Il materiale integrale della ricerca diventerà “Senza respiro. Un’inchiesta indipendente sulla pandemia Coronavirus, in Lombardia, Italia, Europa. Come ripensare un modello di sanità pubblica”, un libro, pubblicato da Altreconomia.
Il volume -in offerta per i sostenitori a 10 euro per singola copia- sarà in stampa a settembre 2020. Il prezzo di copertina in libreria sarà di 12 euro.
Perché una ricerca indipendente
La ricerca intende spiegare che cosa è stato fatto (e che cosa sarebbe invece stato necessario fare) in Lombardia -cuore del contagio- ma anche in Italia e in Europa, partendo da un’analisi delle scelte pregresse in tema di organizzazione della sanità pubblica. “Le cause che ci hanno impedito di reggere all’onda d’urto del Coronavirus – spiega Agnoletto – a parte l’impreparazione degli amministratori, sono l’abbandono dell’assistenza territoriale e la privatizzazione della sanità, in particolare nella case history della Lombardia”. Qui e altrove, a partire dagli anni Novanta, la sanità pubblica è stata tagliata, indebolita e smantellata. Secondo l’OMS, l’Italia -dal 1997 al 2013- ha più che dimezzato i posti letto per i casi acuti e per la terapia intensiva, finendo agli ultimi posti nella classifica europea. Un esempio, tra i tanti possibili, che mostra quanto deleterie siano state le politiche di rigore, decise in Europa e applicate nei singoli Stati attraverso consistenti tagli alla spesa pubblica sanitaria.
Il disastro Lombardia
È anche in queste scelte che vanno ricercate le ragioni del disastro prodotto dall’epidemia Covid-19.
Una gestione del servizio sanitario pubblico che ha introiettato i medesimi valori e le stesse priorità delle strutture private con l’aggravante di una catena di comando basata sulla fedeltà di partito. È stata ridotta ai minimi termini la medicina preventiva, quasi cancellato qualunque impegno negli studi epidemiologici, quasi azzerati i servizi per la medicina del lavoro, umiliati e ignorati i medici di medicina generale del Servizio Sanitario Nazionale, dimezzati gli ambulatori territoriali e ridotti i posti letto negli ospedali pubblici per fare spazio all’apertura di nuove cliniche private.
In Lombardia, ad esempio, il privato accreditato riceve quasi il 40% della spesa sanitaria corrente; ma le strutture sanitarie private sono completamente disinteressate alla prevenzione e sono interessate solo ai settori ospedalieri maggiormente remunerativi e non ai Pronto Soccorsi e ai dipartimenti d’emergenza.
La mancata attivazione di una strategia di sanità pubblica nell’uso dei tamponi e soprattutto la scellerata decisione di trasferire nelle RSA, Residenza Sanitarie Assistenziali, i malati di Coronavirus dimessi dagli ospedali, sono le dirette conseguenze delle scelte di politica sanitaria adottate da tempo in Lombardia.
Una vicenda che ci indica la necessità di una “morale” politica, supportata da numeri e fatti: la salute è un bene comune, la cui tutela non può che essere universale a partire dall’effettivo godimento dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA).
Le conclusioni
La sanità non può essere trasformata in un mercato e la salute in una merce.
Il focus sulla Regione Lombardia non è motivato solo dai dati epidemici, ma anche dal fatto che rappresenta la punta avanzata delle politiche di privatizzazione della sanità a livello nazionale ed europeo: un sistema indicato come “eccellenza” da tanti soggetti politici ed economici, ma che non si è mostrata in grado di reggere la situazione emergenziale. “La sanità pubblica -sintetizza Agnoletto – deve essere rifinanziata e tornare a produrre salute per tutti. Non profitto per pochi”.
L’obiettivo di questa campagna di crowdfunding
L’obiettivo di questa campagna è sostenere la realizzazione (stampa) e la diffusione (distribuzione) del libro “Senza respiro”. Un progetto d’inchiesta e di informazione di utilità pubblica, per creare conoscenza sul tema, impedire che una simile tragedia si possa ripetere e proporre un modello differente di sanità pubblica. Una volta raggiunto l’obiettivo, la campagna proseguirà per aumentare la tiratura e far conoscere la ricerca a più persone possibile.
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