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La Calcestruzzi Mazara raccontata dalle carte degli investigatori

Di Rino Giacalone il . Sicilia

La nota stampa degli investigatori. Le indagini hanno ripercorso la funzione della impresa sequestrata a partire dalle vicende compendiate nella recente ordinanza di custodia cautelare in carcere n. 579/05 ( c.d. operazione EOLO) che portava all’arresto degli indagati COTTONE ed AGATE Battista, ricostruendo  l’intera  vicenda relativa alla stipula, da parte del Comune di Mazara del Vallo, di uno schema di convenzione per la realizzazione di un parco eolico nel territorio mazarese, da parte della società “SUDWIND”, cui si  si pervenne alla attraverso un iter occulto, parallelo a quello ufficiale (che ne fu ampiamente condizionato) che vide coinvolte, ancora una volta, insieme alla componente imprenditoriale, anche le componenti mafiosa, politica e burocratica.

La scelta della “SUDWIND” come impresa designata a realizzare il parco eolico di Mazara del Vallo è da considerare una vera e propria investitura proveniente dal “gotha” mafioso del territorio interessato alla realizzazione dell’opera.  Accantonata l’ipotesi di favorire la società ENERPRO (che aveva come qualificato supporter l’architetto SUCAMELI Giuseppe, del pari indagato nel presente procedimento e destinatario del provvedimento cautelare), era prevalsa la candidatura della “SUDWIND”, che il mafioso salemitano SALADINO Melchiorre sosteneva e che aveva messo in contatto con il personaggio che sarebbe stato il “gestore” dell’intera operazione: il consigliere comunale (assessore, nella precedente Giunta comunale) MARTINO Vito. Il coinvolgimento di quest’ultimo si sarebbe rivelato un espediente proficuo (sotto il profilo criminale), perché il MARTINO – da una parte – pur essendo consigliere comunale di opposizione, era in ottimi rapporti con I’Amministrazione in carica e con i funzionari del Municipio; per altro verso, lo stesso MARTINO possedeva la preziosa qualità di essere il genero di CUTTONE Antonino, altro personaggio centrale della vicenda..

Il CUTTONE è, quindi, socio di due personaggi già definitivamente condannati anche per associazione mafiosa: uno di essi peraltro, AGATE Giovan Battista, figura, al pari del CUTTONE, indagato nel presente procedimento ed è stato, cosi come il CUTTONE, raggiunto dal provvedimento cautelare che ha ricostruito le vicende in esame. Va poi ricordato che il terzo dei soci, AGATE Mariano, sebbene stia attualmente scontando l’ergastolo è a tutt’oggi considerato a capo del mandumento mafioso di Mazara del Vallo.

Le indagini alla condotte dalla Squadra Mobile della Questura e dalla Compagnia della G. di F. di Trapani hanno posto  in evidenza al fine del sequestro preventivo  come, anche nella “operazione parco eolico”, la sede della società “CALCESTRUZZI MAZARA S.P.A.” abbia avuto la funzione di “quartier generale”, essendo stata il luogo nel quale è stata messa a punto la strategia operativa, dove si sono riuniti gli esponenti di Cosa Nostra che hanno deliberato l’investitura della “SUDWIND”, dove tale decisione è stata adottata. Tali circostanze emergono dalle attività d’intercettazione ambientale effettuate nel corso delle indagini.

La sede della “CALCESTRUZZI MAZARA”, dunque, era la base logistica dell’operazione imprenditoriale – mafiosa in quanto all’interno di essa veniva adottata la decisione fondamentale da parte di esponenti mafiosi di vertice. La società, inoltre, ha costituito lo strumento attraverso il quale sarebbe stato realizzato il più importante obiettivo dell’intera operazione: il monopolio della fornitura del calcestruzzo alla locale articolazione mafiosa di Cosa Nostra.

L’impresa in questione, pertanto, costituisce, al contempo, elemento propulsore di progettualità mafia – imprenditoriale, in quanto luogo utilizzato per mettere a punto la strategia di un’operazione ascrivibile alle attività tipicamente poste in essere da Cosa Nostra (“per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici…”. come recita testualmente il terzo comma dell’art. 416 bis c.p.), e strumento di esecuzione del reato di associazione mafiosa, e quindi annoverabile fra le cose che servirono a commettere il reato, ed in particolare, nel caso specifico, a conseguire il profitto derivante dalla fornitura del calcestruzzo, riservata alla società sulla base dell’accordo generale intervenuto sull’intera operazione.

Siffatto modus operandi  ricalca una serie di emergenze processuali acquisite nel tempo, dalle quali si evince che fin dagli anni ’80, la “CALCESTRUZZI MAZARA” ha ricoperto il duplice ruolo di importante base logistica dell’associazione Cosa Nostra e di strumento di realizzazione di profitti illeciti per conto della stessa organizzazione. [In particolare vengono riportate le informazioni provenienti dall’indagato SUCAMELI Giuseppe (che per i fatti in questione, con sentenza del 30 ottobre 2007, è stato ritenuto responsabile, tra gli altri, del delitto di cui all’art. 416 bis c.p, e condannato dal Giudice per l’udienza preliminare presso il Tribunale di Palermo alla pena di anni dieci e mesi otto di reclusione). Nel corso delle indagini afferenti  l’operazione di polizia denominata “Blackout” sfociata poi nell’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere n. 2479/02  R.G.N.R. emessa il3 maggio 2007 dal G.!.P., del Tribunale di

Palermo si ricavava, in particolare, che il citato architetto SUCAMELI Giuseppe era inserito nella famiglia mafiosa di Mazara del Vallo fin da quando questa era attivamente diretta da AGATE Mariano e che, in virtù del suo rapporto privilegiato con quest’ultimo, egli ebbe a partecipare anche ad una riunione riservatissima, peraltro tenutasi presso la “CALCESTRUZZI MAZARA S.P.A.”, alla quale erano intervenuti, oltre all’AGATE, mafiosi del calibro di MESSINA Francesco (inteso “mastro Ciccio”, uomo d’onore di primissimo piano della famiglia mafiosa di Mazara) nonché RlINA Salvatore.

Anche nell’ambito del proc. Pen. 2308/03 N.R. (c.d. “Igres”,)  I servizi di intercettazione telefonica e ambientale consentivano di accertare che gli AGATE hanno incontrato vari personaggi di spicco del “gotha” mafioso trapanese e trafficanti di stupefacenti, all’interno dei locali della “CALCESTRUZZI MAZARA”, in un periodo compreso fra il 5 ottobre 2001 e il  19 settembre 2002. Fra di essi BASTONE Antonio, MICELI Mario, MANZO Marco.

E d’altronde che la “CALCESTRUZZI MAZARA” sia stata adibita, praticamente da sempre, a “base operativa” dalla famiglia mafiosa di Mazara del Vallo, si ricava senza alcuna difficoltà anche dalla lettura di alcuni passaggi della sentenza, ormai irrevocabile, emessa in data 19 maggio 2000 dalla Corte di assise di Trapani nell’ambito del c.d. processo “Omega”. Si tratta, come è noto, di una delle più recenti sentenze (acquisita agli atti del presente procedimento) che hanno avuto modo di occuparsi fimditus delle vicende dell’associazione mafiosa in provincia di Trapani ed invero ampi passaggi della sua motivazione contengono dettagliati riferimenti alle circostanze in cui nei locali della “CALCESTRUZZI MAZARA” fu deliberata l’esecuzione di omicidi di interesse “strategico” per tutta l’associazione e furono convocate alcune vittime designate.

Il primo degli episodi di rilievo è quello concernente il duplice omicidio di BUFFA Ernesto  e  D’AGATI Agostino, commesso a Rimini nel 1991. Ai fini che qui rilevano è sufficiente ricordare che PATTI Antonio e SINACORI Vincenzo – due degli esecutori materiali del duplice omicidio successivamente apertisi alla collaborazione con la giustizia – ebbero concordemente a dichiarare di avere ricevuto l’incarico di uccidere il D’AGATI da AGATE Mariano in persona’ e che in particolare il PATTI rivelò di essere stato convocato presso la sede della “CALC
ESTRUZZI MAZARA S.P.A.”, dove l’AGATE lo  incaricò di commettere l’omicidio rivelandogli che la causale del delitto era fare un favore allo “zù Toto” (RIINA Salvatore).

Il secondo episodio esaminato nella ponderosa sentenza “Omega” è quello del duplice omicidio di Vincenzo D’AMICO e Francesco CRAPAROTTA. Anche in quel caso’ si trattò di una “eliminazione” voluta da RIINA Salvatore e da collocarsi nell’ambito della cosiddetta guerra di mafia di Marsala ed anche in tale occasione si rivelò dì fondamentale importanza, affinché l’associazione mafiosa potesse raggiungere i propri scopi, la disponibilità della “CALCESTRUZZI MAZARA”, i cui locali vennero utilizzati per convocare le vittime designate.  
 
La situazione finanziaria della Calcestruzzi Mazara. Si è accertato come la società CALCESTRUZZI MAZARA S.p.A., per gli anni d’imposta dal 2005 al 20071, ha ottenuti importanti utili di esercizio per un totale complessivo pari ad € 1.106.176,002, che sono in parte frutto, di attività imprenditoriale sul territorio che l’azienda ha potuto porre in essere solo grazie alle illecite influenze di cui ha potuto fino ad oggi godere.

Tali utili di esercizi, peraltro, come deliberato dall’assemblea dei soci in sede di approvazioni dei relativi bilanci di esercizio, non sono stati oggetto di distribuzione di utile ma accantonati in specifico fondo (condotta contabile prevista dalla normativa vigente), secondo una strategia posta in essere dai gestori della società “CALCESTRUZZI MAZARA S.p.A.”, al fine di superare le eventuali richieste di sequestro patrimoniali ai sensi del  disposto previsto dall’art. 12 sexies D.L. 306/92.

Per completezza di trattazione si rappresenta che, per l’anno in esame, dall’interrogazione alle dichiarazioni modello 770, emerge che la società che ha provveduto ad elargire nei confronti di AGATE Epifanio Fabio (figlio di Giovan Battista) e AGATE VITA Maria (figlia di Mariano)  stipendi lordi cadauno per un totale complessivo pari ad  € 94.209,00  

L’ordine di sequestro. Sulla base della complessa mole investigativa analizzata,  ai sensi dell’art. 321, primo e secondo comma c.p.p. nonché dell’art. 12 sexies D.L. 356/92 è stato richiesto ed ottenuto il sequestro preventivo della società di seguito specificata, dei relativi beni aziendali e delle quote societarie (per un importo complessivo stimato di cinque milioni di euro), anche per scongiurare il pericolo che vengano reiterate ulteriori condotte delittuose:

l) l’intero capitale sociale della “CALCESTRUZZI MAZARA S.P.A.”;

2) il complesso aziendale della “CALCESTRUZZI MAZARA S.P.A.” e segnatamente lo stabilimento e tutti i beni strumentali in esso contenute o comunque riconducibili alla “CALCESTRUZZI MAZARA S.P.A.”;

Il collegio dei revisori dei conti della società di Mariano Agate. Il caso è scoppiato pochi mesi addietro quando si è scoperto che il presidente del collegio dei revisori dei conti della Provincia regionale di Trapani era la stessa persona che si occupava con gli stessi compiti della società di Mariano Agate. Una giovane professionista, Cinzia Puma. Lei, il presidente dei due collegi dei revisori dei conti, è una commercialista, giovanissima, appena più che trentenne. Pochi mesi addietro alla carica di presidente del collegio dei revisori dei conti della Provincia regionale di Trapani l’ha eletta il Consiglio provinciale.

Una carica tecnica frutto della spartizione degli incarichi in funzione delle appartenenze politiche. Lei, la dott. Puma, è stata indicata in quota Pdl, proposta da un consigliere provinciale dell’area di Forza Italia, Duilio Pecorella, mazarese. L’incarico nella Calcestruzzi “Mazara” la Puma per la verità non lo ha nascosto, lo ha indicato nel suo curriculum, ma nessuno ha fatto caso, o voluto far caso, a quell’incarico in casa dei mafiosi. La Puma dopo un tira e molla ha deciso di lasciare l’incarico nell’azienda dei mafiosi.

Calcestruzzi Mazara /I Parte

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