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Economia ed etica, un futuro nei beni confiscati

Di Stefano Fantino il . Campania, Dai territori

Ironia della sorte o fine provocazione, chiamatela come volete, organizzare un dibattito sull’economia etica, libera dalle mafie in un appartamento a Casapesenna, sequestrato al boss Zagaria è, in sè, un atto di denuncia. Per il semplice motivo che lo stabile, che secondo la legge dovrebbe essere riutilizzato per finalità sociali, viene in parte affittato ad una banca, che normalmente persegue i suoi di interessi. Poco importa se i soldi della pigione, così dichiara il sindaco, vengono inseriti nel bilancio per spese sociali. La legge Rognoni-La Torre è comunque bypassata.

 

Invece, è nel bene confiscato e nel suo riuso sociale anche a fini lavorativi che risiede la possibilità di riscattare economicamente un territorio. E di farlo in maniera etica. Se infatti è necessario dare una svolta alla lotta alle mafie, il campo principe entro cui agire è quello della sfera economica. Ala militare, repressione della violenza, inchieste giudiziarie? No, assolutamente. Nel campo il lavoro svolto è pressante ed egregio. Lo testimoniano le parole, la passione, e il risultato di Finanza e Carabinieri, presenti all’incontro nonché della magistratura. Il punto sensibile è quello riguardante la necessità di attivare quella fetta di società che non rientra nel comune senso di società civile: ovvero le derive economiche e politiche.

«Combattere le mafie solo militarmente dà frutti solo effimeri e momentanei- dichiara il presidente onorario FAI Tano Grasso- è già successo a Palermo negli anni Novanta. Ma dopo poco tutto,soprattutto in racket  e usura, tornava ai soliti ritmi e riti. Tutto questo perché mancava il contrasto civile ed economico alle mafie». Non un corollario ma un modo necessario ad una lotta duratura al fenomeno mafioso. «Perché al di là dell’imprenditore mafioso, e del colluso con la mafia esiste un nugolo di imprenditori che semplicemente convivono con la realtà mafiosa senza porsi quesiti e accettando certe regole», continua Grasso.

 

Difficile non ricordare che «quanti cedono al racket non lo fanno solo per paura, ma per ottenere favori», come dichiara il colonnello dei Carabinieri Burgio; ma la maggioranza degli operatori economici spesso vive passivamente la cosa.

Il grosso passo in avanti sarebbe quello di far percepire la convenienza della legalità e la necessità di rifondare il modus operandi economico, perché proprio questo aspetto risulta centrale per le mafie.

 

Va letta dunque in questa ottica la dichiarazione finale di Valerio Taglione, coordinatore di Libera Caserta: «Noi stiamo creando altra economia, in questo territorio. Una cooperativa che in modo sano riporta lavoro e giustizia. Cerchiamo di estendere questo modo di fare le cose anche ad altri settori, fungendo da esempio virtuoso». Se la lotta alle mafie può fare progressi, il campo è quello dell’economia, dell’impegno, della cultura di una convenienza della legale, tale da dare un supporto al già collaudato impianto repressivo di magistratura e forze dell’ordine.

 

Guarda la galleria fotografica (foto di Alessandra del Giudice) cliccando QUI

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