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Golem. Così i boss cercarono di evitare le intercettazioni

Di Rino Giacalone il . Sicilia

Il
racconto del pentito palermitano Nuccio sulla mafia campobellese. Trascritto
fra le pagine dell’ordinanza “Golem” svela un incontro super segreto,
quello tra il latitante Matteo Messina Denaro e il suo super fidato
complice Franco Luppino. Nuccio sa della circostanza perché lui a Luppino
lo conosce molto bene, stando vicino ai boss Lo Piccolo, sino alla loro
cattura, e al suo arresto, nel novembre 2007, decidendo poi di collaborare
con la giustizia. Un legame solido fra campobellesi e palermitani: “Franco
Luppino è vicino a Matteo Messina Denaro. Il Luppino è stato in carcere
con Nunzio Serio (altro boss palermitano, ndr). Le famiglie Serio e
Luppino si incontravano e i Luppino erano accompagnati da Franco Indelicato.
Siamo stati a Campobello di Mazara io, Mimmo Serio e Gabriele D’Avì.
Mimmo Serio mi presentò Luppino che però già conoscevo dal carcere.
L’incontro avvenne a Castelvetrano, siamo giunti a Tre Fontane in un
villino, Luppino si appartò con Serio, questi poi rientrando a Palermo
mi disse che Luppino voleva trasmettere pizzini di Messina Denaro a
Lo Piccolo”. Serio andò anche a trascorrere le ferie in una villa
messa a disposizione da Luppino. Riscontro è ancora un “pizzino”
trovato il 5 novembre 2007 nel covo di Giardinello dove vennero catturati
i Lo Piccolo: “ Non era mio genero in vacanza – anche perché
non ho figlie femmine – ma miei parenti e paesani – di cui ci tengo
tanto! Di sicuro gli avrà piaciuto la vacanza dalle tue parti, come
non possono piacere questi posti lì – sì, lo so, che erano in contatto
con un caro amico. Anch’io di quello che posso sono a disposizione –
e quindi non crearti problemi a chiedermi delle cose.
Con vera sincerità – ancora un bacio affettuoso – dai tuoi fraterni
amici – naturalmente di sempre. A risentirci. Cortesemente, fammi sapere,
quando mi scrivi, che sigla vuoi messa nelle tue missive. Probabilmente
forse lo incontrerò a questo amico tuo – che era in contatto – ed è
stato pure assieme in carcere – con uno di questi miei parenti”.

Ma
con la mafia si parlava anche di altro. Regolamenti di conti per violazione
ai codici di onore, proprio fra Luppino e Franco  Indelicato. E’
uno degli aspetti delle indagini, probabilmente l’operazione Golem ha
evitato che qualcosa di grave potesse accadere, dopo che Luppino ha
sospettato “una mancanza di rispetto” di Indelicato nei confronti
di sua moglie, Lea Cataldo, anche lei come il marito e Indelicato fra
i 13 arrestati. Luppino però non avrebbe voluto agire da solo, e si
sarebbe rivolto ai suoi “superiori”, niente gesti eclatanti però,
ma una sonora lezione per lo sgarro. E dovevano essere i Lo Piccolo
ad interessarsene.

I
clan hanno anche cercato durante le indagini di evitare le intercettazioni.
Il sotterfugio era quello di usare auto prese a noleggio per scansare
la collocazione di qualche “cimice”, ma la cosa non riuscì, e i
poliziotti poterono sentire qual era la inutile furbizia dei soggetti
indagati, ascoltando parlare Franco Indelicato con Salvatore Dell’Aquila:
“…al settantesimo giorno la cambio,
debbono “cummattiri è giusto, “u serviziu quannu veni, veni pi
tutti”…INDELICATO: ”uburdellu a carità”…  anche perché
questi l’autorizzazione non la debbono avere Frà? l’autorizzazione
del magistrato! ogni volta prima gli debbono venire a portare il discorso,
gli debbono dire, praticamente, guardi che questo… ha cambiato macchina”

Insomma il loro ragionamento era quello che presa l’auto a nolo l’intercettazione
non poteva scattare subito, servono i tempi tecnici delle autorizzazioni,
e quando questa fosse giunta loro erano già pronti a cambiare auto.
Questa loro certezza li ha portati a parlare senza nascondersi nulla.
Le intercettazioni però nel frattempo registravano ogni cosa.

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