Niscemi, la mafia restituisce il maltolto
C’era tutto il sole della Sicilia
a salutare la restituzione alla cittadinanza niscemese di un immobile
sequestrato alla mafia. La cerimonia che ha sancito il passaggio simbolico
alla legalità è andata in scena lo scorso giovedì, al termine di
un iter legislativo e burocratico durato quasi un anno.
Il bene in questione è un fabbricato
di due piani, circondato da un giardino di circa seimila metri quadrati,
in attesa di ristrutturazione. Prima della confisca, disposta nel 2004
dal Tribunale per le misure di prevenzione di Caltanissetta e confermata
in Appello e Cassazione due anni più tardi, lo stabile era appartenuto
a Vincenzo Di Pasquale, affiliato al clan Russo. A questa famiglia faceva
capo, fra gli anni Ottanta e Novanta, la Stidda, l’organizzazione
criminale che contendeva alle cosche di Cosa Nostra il controllo territoriale
dei traffici illeciti. In seguito alla sentenza definitiva di
confisca, a occuparsi dell’immobile è stato un amministratore finanziario
nominato dal Tribunale di Caltanissetta; quindi, nell’estate del 2008,
la richiesta di restituzione presentata dal comune di Niscemi che ha
fatto sì che poco meno di un anno più tardi la città abbia potuto
riappropriarsi di una parte di sé che le era stata strappata.
Alto il valore simbolico dell’evento,
come ha sottolineato il sindaco Giovanni Di Martino: «Si tratta di
una sorta di risarcimento alla città, una restituzione alla collettività
di quel maltolto che la mafia in questi decenni ha depredato a danno
dei niscemesi. Colpire la mafia nel capitale – ha aggiunto il primo
cittadino – è certamente la base di un processo di cambiamento e su
questo è doveroso citare la Legge La Torre- Rognoni, che per prima
introdusse questa forma di lotta ai fenomeni mafiosi. E’ doveroso
citare anche la Legge 109 del 1996 che ha permesso l’uso per finalità
sociali dei beni confiscati, dopo l’avvio della procedura di iniziativa
popolare con la raccolta di un milione di firme promossa da don Ciotti
e da Libera. Niscemi sta cambiando, e oggi ne abbiamo la prova.»
L’amministrazione comunale intende
fare richiesta al Ministero dell’Interno per ottenere un finanziamento
alla ristrutturazione dello stabile mediante il ricorso al fondo per
i beni confiscati; l’idea è di trasformarlo in una struttura d’accoglienza
gestita da una cooperativa sociale di giovani (un bed&breakfast
per l’esattezza) in grado di colmare almeno in parte la carenza di
strutture ricettive di una zona di grande interesse paesaggistico per
la presenza delle caretteristiche sughere mediterranee.
Alla cerimonia è intervenuto anche
il Prefetto di Caltanissetta Vincenzo Petrucci, che ha ricordato l’intenzione
di portare a Niscemi una sede distaccata della Guardia di Finanza per
contribuire alle iniziative di contrasto al fenomeno mafioso promosse
dalla comunità. «I vertici provinciali ci hanno assicurato di stare
provvedendo in questo senso – ha confermato Di Martino – ma si scontrano
con l’esigenza di reperire un locale idoneo. Purtroppo la scarsità
di risorse che affligge lo stesso Ministero rende più difficile questa
ricerca.» Un ulteriore presidio della legalità per una città che
sta dimostrando come la collaborazione fra cittadinanza e istituzioni
sia l’arma più efficace per battere la mafia.
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