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Speciale “Caso Repubblica” a Catania

Di Norma Ferrara il . Dai territori, Sicilia

Alcuni silenzi sono in grado, talvolta, di raccontare più di un acceso dibattito. Invitati ad illustrare le loro scelte editoriali nella città etnea al convegno “Limiti al mercato editoriale e pluralismo dell’informazione” gli editori Sanfilippo e l’Espresso, hanno declinato l’invito. Per un’ intera mattinata a Catania, nell’aula magna della facoltà di economia, lo scorso 16 febbraio si è parlato di loro; e loro non c’erano. Da più di vent’anni i due gruppi editoriali si trovano “d’ accordo” nella mancata distribuzione della cronaca regionale de La Repubblica, che si stampa a Catania (come altri quotidiani nazionali) nelle rotative dell’editore concorrente Mario Ciancio Sanfilippo e non arriva nelle edicole della stessa città (dunque non può essere letta dai catanesi).

Una lampante distorsione del libero mercato, della concorrenza e una lesione del diritto al pluralismo dell’informazione. Una situazione di monopolio dell’informazione resa ancora più grave dalla presenza di interessi altri che, per l’editore catanese, troppo spesso s’incrociano con appalti pubblici, sostegni politici trasversali. Prerogative che certo non garantiscono ai catanesi un’ informazione libera. Per i due colossi del mercato editoriale, l’uno nazionale e l’altro regionale, il convegno di Catania poteva essere l’occasione per smentire e spiegare ai propri lettori che non esiste alcun patto editoriale. Hanno rinunciato a farlo: il sospetto di contro è nettamente aumentato.

L’università di Catania, secondo molti feudo dei poteri forti della città, è stata la sede ideale per un dibattito aperto e trasparente; e se ciò è stato possibile è anche perchè certi automatismi imperfetti, certi equilibri di potere, nella città etnea stanno iniziando a cigolare. Ad aprire il convegno gli interventi dei docenti universitari Maurizio Caserta e Maria Rosaria Maugeri che insieme all’associazione Articolo 21, la Fondazione Libera Informazione con il suo presidente Roberto Morrione, la Federazione nazionale della stampa e Libera Catania con Dario Montana, hanno acceso i riflettori su questa anomalia tutta siciliana ma che gode dell’appoggio del principale gruppo editoriale italiano. Lo stesso che in Italia ha fatto la storia del pensiero liberale di sinistra. “C’è – sostiene il docente di Economia, Maurizio Caserta – una differenza sostanziale che va fatta valere fra la concentrazione delle testate sul mercato nazionale e quello locale”.

Tutti sappiamo che le opinioni si formano nei territori, rispetto alle attuali concentrazioni editoriali bisognerebbe far riferimento al territorio in cui queste operano. Questa via, nel caso di Catania, potrebbe far emergere le posizioni dominanti che non garantiscono un adeguato ingresso di altre forze sul mercato, e nel caso dell’informazione – merce preziosissima e particolarissima, sottolinea ancora Caserta – ciò equivale ad una mancata concorrenza, ovvero al venir meno del pluralismo dell’informazione. Anche la professoressa Maugeri sottolinea come “di fronte al caso in esame non siano stati, in tutti questi anni, utilizzati gli strumenti base preposti dalla legge a garanzia di un corretto svolgimento della concorrenza sul mercato e del pluralismo dell’informazione”. L’Autorità per le comunicazioni e quella per la concorrenza quindi potrebbero essere due luoghi di confronto e analisi del mercato editoriale catanese. Alcune proposte esposte dai docenti hanno già riscontrato il pieno appoggio della Fnsi.

Dunque qualcosa si muoverà nei prossimi mesi ora che le maggiori cariche del settore, scese a Catania, hanno avuto modo di toccare con mano qual è la situazione dell’informazione in città. Roberto Natale, presidente della Fnsi, che a Catania chiude una settimana interamente dedicata al giornalismo siciliano, sottolinea che la Fnsi è compatta nel chiedere che “il libero mercato sia davvero un libero mercato”. Da anni inoltre la Federazione chiede che si applichi una sorta di “statuto dell’impresa editoriale” proprio per evitare concentrazioni anomale, sovrapposizioni di interessi che limitino, come accade oggi, il diritto di cronaca di numerosi colleghi in molte zone d’Italia. A fianco della Fnsi anche Articolo 21 (www.articolo21.info) l’associazione nata per difendere e promuovere la libertà di espressione. Santo della Volpe, nel chiedere che il valore dell’informazione ritorni ad essere centrale per le imprese editoriali che la producono, sottolinea – insieme al collega Roberto Natale – come in Italia il conflitto d’interesse debba essere declinato al plurale. Catania è, a tal proposito, un esempio lampante dei numerosi conflitti d’interesse esistenti sul territorio e delle conseguenti limitazioni alla libertà d’espressione che ne derivano. Al contrario di quello che suggeriscono quindi alcuni politici in corsa per le elezioni nazionali il tema dei conflitti d’interesse deve essere, indipendentemente dal colore politico del Governo che guiderà l’Italia dopo le votazioni, il primo punto dell’agenda nazionale del futuro Governo. Solo così situazioni come quella del Caso Repubblica, consumatosi sino ad oggi nel più assurdo e complice silenzio, non troveranno più appoggi fra le maglie del sistema politico, editoriale, e affaristico. Perché, come ricorda spesso il fondatore di Libera, un’informazione o è Libera o non è Informazione. A Catania dunque l’informazione è ancora all’anno zero della libertà di stampa.

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