NEWS

Dal sud parte la nuova resistenza, ma il nord dov’è?

Di Lorenzo Frigerio il . Lombardia

Una volta tanto
il Sud fa la parte del leone nel confronto con il Nord del Paese, mostrando
ad istituzioni, associazioni, sindacati e imprenditoria come strutturare
un percorso reale e concreto di liberazione dal cancro della mafia.
L’occasione per discutere di questi temi è la presentazione presso
la Camera del Lavoro di Milano del libro di Pasquale Iorio “Il
Sud che resiste. Storie di lotta per la cultura della legalità
in Terra di Lavoro”
(Ediesse, Roma 2009), organizzata dalla casa
editrice in collaborazione con
CGIL Lombardia, Aislo e Libera Lombardia.

L’interessante
volume raccoglie le vicende di associazioni e uomini e donne di estrazione
politica e culturale differenti, impegnate nel contrasto alla camorra
in provincia di Caserta. Iorio, studioso dello sviluppo locale e impegnato
da sempre nella CGIL Campania con ruoli e compiti diversi, ricorda che
la sua idea è stata quella di raccontare le tante forme di resistenza
che in Terra di Lavoro costruiscono una seria alternativa allo strapotere
dei Casalesi.

Strada facendo,
l’autore scopre che la qualità e la quantità di queste storie autorizza
a sperare in un cambiamento possibile, anche nella realtà più cupa
e nera, raccontata magistralmente da Roberto Saviano. Non c’è solo
la terribile camorra a dettare legge, ma ci sono piccole storie quotidiane
che testimoniano il cambiamento possibile: come ricorda Don Luigi Ciotti
nella postfazione, “la ricognizione che ci propone qui Pasquale
Iorio è però, per altri versi, confortante, perché
ci mostra come, nelle pieghe della società, e in specifico nei territori
campani, sopravviva, cresca e si organizzi una rete di resistenza morale
e civile”

È una galleria
di buone prassi, gesti quotidiani, progetti impegnativi che dalle scuole
alla fabbriche, dalle sedi istituzionali alle reti territoriali dimostrano
che è possibile coniugare passione e futuro, riscattando terre dominate
dalle cosche per recuperarle alla democrazia. È una galleria di passioni
e sacrifici, finanche della vita stessa, come è stato nel caso di Don
Peppe Diana e di Domenico Noviello o Jerry Essan Masslo.

E bene fa Stefano
Mollica, presidente di AISLO (Associazione Italiana Incontri e Studi
sullo Sviluppo Locale) nell’evidenziare come la forza e la ricchezza
di un tessuto civile e locale, che resiste e costruisce, nascano proprio
dalla dimensione del racconto di queste storie straordinarie, altrimenti
destinate all’oblio. Storie straordinarie come quelle di Don Giuseppe
e dell’Imam di San Marcellino che dimostrano giorno per giorno quale
speranza autentica possa esservi nel dialogo tra due religioni, spesso
e volutamente portate al conflitto nella logica dell’opinione pubblica.
O altre storie come quelle del Comitato Don Peppe Diana e del Consorzio
Agrorinasce, due reti locali, una di associazioni e l’altra di istituzioni
che, grazie a Libera, si trovano a collaborare nella gestione dei beni
confiscati alle mafie in provincia di Caserta. O ancora quella del cartello
per la legalità “Mo Basta”, dove si trovano insieme organizzazioni
di categoria e sindacati, associazioni e Camera di Commercio e Consorzio
Agrorinasce per lottare contro la piaga dell’estorsione e dell’usura.

E perché questa
narrazione, questo work in progress, si trova ad assurgere a ruolo di
modello nei confronti delle realtà del Nord? Per un motivo molto semplice,
perché dimostra nei fatti che “Insieme si può”, secondo
quanto recita lo slogan utilizzato per avviare i lavori della nuova
Calcestruzzi Ericina Libera in quel di Trapani nello scorso febbraio
e ricordato nel libro.

Una unità
di intenti, una volontà di collaborazione che ancora manca a livello
di realtà del Nord del paese: è questo il dato più preoccupante che
è emerso nel corso del dibattito in Camera del Lavoro. Perché prima
ancora di chiedere alle istituzioni di fare la propria parte, bisognerebbe
che associazioni, sindacati e realtà organizzate della società civile
trovassero prima un idem sentire, un terreno di confronto, per avviare
forme di collaborazione e progetti condivisi.

Anche dalla
testimonianza di Maurizio Carbonera, già sindaco di Buccinasco, centro
alle porte di Milano, emerge questo ritardo della società civile: a
fronte di un impegno forte della sua amministrazione contro la pervasiva
presenza della ‘ndrangheta, si registra una divisione a livello di
partiti e di associazioni che non consente alla felice esperienza amministrativa
di continuare, bocciata dalle urne paradossalmente in nome della sicurezza.
Di fronte all’emergenza mafia, vissuta dalla sua giunta, come priorità
da affrontare, la popolazione nega il consenso, più preoccupata di
un inesistente problema rom: “il campo nomadi che abbiamo realizzato
sembra un camping, spesso turisti ignari si fermano per chiedere una
piazzola”
.

A livello di
Milano, gli interventi della tavola rotonda ricostruiscono come si ripeta
più o meno lo stesso copione: la diatriba politica sulla Commissione
Comunale antimafia, prima votata all’unanimità e poi ritirata di
gran carriera, diventa occasione di scontro tra partiti, per dire se
l’Expo prossimo venturo sarà più o meno inquinato dalle mafie, perdendo
di vista che il vero problema è la presenza ultratrentennale delle
mafie in città e nel resto della regione.

Emerge inoltre
dal dibattito la necessità di un maggior raccordo operativo tra associazioni
e sindacati: l’impressione che si vada avanti in ordine sparso è
forte, c’è bisogno di uno scatto in avanti, a partire dalla questione
dell’utilizzo sociale dei beni confiscati. I numeri presentati da
Libera in questa occasione non lasciano spazi a dubbi. La Lombardia
è la quarta regione per numero di beni immobili confiscati (610 al
31/12/2008, di cui 403 in Milano e provincia) e la terza per numero
di aziende sottratte alle cosche (161 di cui 112 in Milano e provincia).
È possibile ipotizzare un’azione concertata sul tema delle confische
e di un loro utilizzo sociale, anche a fini produttivi in tempi di crisi
quali quelli attuali? La domanda è tra quelle che rimane in attesa
di una possibile soluzione.

Tra le proposte
più interessanti uscite durante la presentazione del libro di Iorio,
quella avanzata da Mollica per la riproposizione a livello nazionale
del Forum per la legalità che in terra di Caserta sta dando positivi
riscontri: serve un luogo di narrazione, di confronto, di dibattito
perché troppo spesso si passano sotto silenzio le tante e positive
esperienze di democrazia e partecipazione, così ben raccontate da Iorio.

Unico neo dell’iniziativa:
i pochi partecipanti che, vista la sede e i temi trattati, sarebbero
dovuti essere molti di più di quanti, meritoriamente, si sono dati
appuntamento in un lunedì di giugno, per ragionare insieme sulle strade
per battere mafie e illegalità, a partire dalle sollecitazioni di un
libro. Assenti ingiustificati all’appello proprio le associazioni
e i sindacati, finiti impietosamente alla sbarra nel corso dell’iniziativa.

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link