Un festival dell’impegno civile per il riscatto sociale
Spesso l’azione
civile contro le mafie viene definita “Resistenza”. Un termine che
storicamente ci conduce direttamente alla lotta contro un potere totalitario.
Una lotta fatta di sangue e sacrifici il cui unico scopo è stata la
restituzione della libertà al nostro Paese. Ma ci sono altri due aspetti
che assimilano la Resistenza all’Antimafia civile: il primo riguarda
la memoria delle vittime, il secondo la restituzione di luoghi ed edifici
al popolo italiano. È del tutto evidente, infatti, la possibilità
di trasmigrare idealmente l’olocausto dei “martiri” della resistenza
a quello dei “martiri” dell’Antimafia, come è evidente l’assonanza
tra l’acquisizione dei palazzi, appartenuti al fascismo, al
funzionamento democratico delle istituzioni repubblicane con la confisca
dei beni mafiosi per il loro riutilizzo sociale. In entrambi i casi
si tratta di ridare dignità civile ad un Paese vessato dall’asfissia
criminale attraverso la proposizione di una nuova religione civile che
radichi nella popolazione i principi di un saldo repubblicanesimo.
Già nel corso
della fase costituente il valore civile (nel senso di un comune sentire)
della Resistenza cede il passo ad un’identità repubblicana, giocata
sull’onda della guerra fredda, fondata su precisi contenuti ideologici:
antifascismo ed anticomunismo. A ben pensare forse è proprio il significato
della parola resistenza che ha determinato il formarsi di un’identità
in negativo fatta di molti anti e pochissimi pro. Se apriamo
il vocabolario alla suddetta parola troveremo queste definizioni: <<azione
tendente ad impedire l’efficacia di un’azione contraria;… rifiuto
o impedimento al realizzarsi di uno scopo;… atteggiamento di passività
che costituisce ugualmente opposizione;… Nel combattimento, azione
contrastante l’azione nemica, in quanto attua o meno un piano difensivo>>.
Risulta, ora, lampante come da essa scaturisca un’idea di identità
repubblicana basata sul contrasto attivo o passivo ad una forza dominante.
Per cui paradossalmente associare l’Antimafia alla Resistenza può
aprire la strada ad una riflessione scottante: la resistenza (proprio
come quella antifascista) è la lotta di una minoranza contro il potere
assoluto ed invasivo delle mafie e può diventare valore condiviso solo
se questa “guerra civile” raccoglie intorno a sé alleati potenti
in grado di spingere la maggioranza della popolazione a sposare la causa.
Oltretutto non bisogna dimenticare che esistono forze politiche che
negano il valore storico della Resistenza pur partecipando alla battaglia
contro le mafie.
Tuttavia, all’inizio
degli anni Novanta tre eventi concatenati, la fine delle ideologie,
Tangentopoli e l’attacco eversivo della mafia, creano le condizioni
storiche per un incontro tra parti sociali diverse: da un lato una pezzo
delle istituzioni e dall’altro organismi della società civile che
si mettono in movimento per congiungere l’Antimafia dei diritti con
l’Antimafia dei doveri. Da questo connubio nasce Libera, agente di
pacificazione della eterna distanza tra il volere dello Stato e la realtà
della vita comunitaria. Una federazione di donne, uomini, associazioni
che pongono a disposizione della Repubblica il proprio Impegno Civile
saldando Stato e Comunità. L’impegno civile, in sostanza, può e
deve essere la nuova piattaforma per costruire un’identità comune
priva di pregiudizi ideologici, capace di sensibilizzare le coscienze
dei cittadini al di là di ogni schieramento politico
Per questo
il Festival dell’Impegno Civile, che si svolgerà dal 19 al 21 giugno,
e la Giornata Nazionale in Memoria delle Vittime Innocenti delle mafie
possono essere le fondamenta di una nuova stagione di repubblicanesimo
militante. Una religione civile che promuove con l’esempio la memoria
di uomini dello Stato e delle Comunità locali che per diritto e per
dovere hanno immolato la loro esistenza per difendere la propria
Patria. Una religione civile che stabilisce nei beni confiscati i propri
luoghi di culto dove celebrare la conquista di territori che erano stati
sottratti al controllo democratico repubblicano. Libera, con le sue
iniziative, il Comitato Don Peppe Diana segnatamente con il Festival
dell’Impegno Civile, è il fulcro intorno al quale realizzare il riscatto
di una identità repubblicana in positivo in cui l’azione di lotta
non è solo contro le mafie ma a favore della democrazia. Tutti dobbiamo
sentirci orgogliosi, ognuno con il suo piccolo contributo, di partecipare
al radicamento sociale di un nuovo patriottismo della legalità.
*comitato scientifico del Festival
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