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Ostia, Cassazione conferma condanne al clan Spada: “C’è metodo mafioso”

Graziella Di Mambro * il . Lazio, Mafie

cassazione_fgCon sentenza pronunciata oggi pomeriggio sono diventate esecutive le condanne per oltre 50 anni di carcere a carico dei sette membri del clan Spada coinvolti nel giro di estorsioni per le case popolari di Ostia.

Il verdetto è arrivato dopo un’udienza surreale, con giudici e avvocati in  mascherina. Rigettati tutti i ricorsi.

La Corte ha confermato la sentenza d’Appello emessa a dicembre del 2018, quindi 13 anni e 8 mesi di carcere a Massimiliano Spada, 5 anni a Ottavio Spada, 6 anni e 4 mesi a Davide Cirillo, 6 anni e 4 mesi a Mirko Miserino, 7 anni e 4 mesi a Maria Dora Spada, 11 anni a Massimo Massimiani e 6 anni e mezzo a Manuel Granato.

Riconosciuto il metodo mafioso utilizzato nelle estorsioni. Soddisfazione è stata espressa dalle molte parti civili ammesse, ossia il Comune di Roma, la Regione Lazio e le associazioni antimafia Antonino Caponnetto, assistita dall’avvocato Alfredo Galasso, Sos Impresa, assistita dall’avvocato Fausto Amato e Libera, rappresentata dall’avvocato Giulio Vasaturo.

«La Cassazione ha riconosciuto la piena attendibilità dei collaboratori di giustizia che hanno infranto il muro di omertà che grava sulla realtà di Ostia.  – ha detto Vasaturo – Questa importante decisione della Suprema Corte è destinata ad incidere anche sugli altri processi di mafia in corso contro il clan Spada».

La vicenda esaminata in questo procedimento era di quelle ad alto impatto criminale e riguarda il racket degli alloggi Ater. In pratica vigeva un regime di minacce, violenze, tentate estorsioni e persino una gambizzazione contro il componente di una famiglia rivale. Tutto finalizzato al controllo del territorio, inclusi gli appartamenti popolari che, per legge, debbono essere assegnate a soggetti indigenti sula base di una graduatoria pubblica.

Lo scontro a Ostia era, all’epoca dei fatti contestati, tra il clan Spada, in quel momento in grande spolvero e in ascesa, e la famiglia Cardoni-Galleoni.

* Fonte: Articolo 21

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