I “rigorosi” controlli delle forze di polizia sugli spostamenti dei cittadini
Gli ulteriori appelli delle autorità governative e locali affinché i cittadini utilizzino consapevolmente i ridotti spazi di movimento in relazione alla grave emergenza sanitaria nazionale, impongono qualche considerazione.
Si tratta di “giorni cruciali”, come ha sottolineato per ultimo la stessa ministra dell’interno Lamorgese, che ha il delicatissimo compito di assicurare l’ordine pubblico su tutto il territorio nazionale in un momento di grande tensione e che ha richiamato anche la possibilità di ulteriori limitazioni innanzi alla perdurante inosservanza di molti cittadini delle disposizioni impartite dal Governo in tema di mobilità.
Sono state, infatti, oltre 50 mila le denunce inoltrate dalle forze di polizia e da quelle locali all’autorità giudiziaria per inosservanza dell’art. 650 del c.p. nel contesto di oltre un milione di persone controllate per verificare l’osservanza dei decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri emanati in data 8, 9 e 11 marzo scorso.
In un contesto generale in cui si fa un forte richiamo al senso di responsabilità di ognuno per “restare a casa” è lo stesso Capo della Polizia che, tre giorni fa, ha rivolto, in un video, un appello a tutto il personale delle forze di polizia per controlli da fare “con rigore ma anche con profonda umanità” perché “più che colpire bisogna far comprendere ai cittadini la necessità di rarefare i contatti”.
E’ possibile, dunque, che ci possano essere, a breve, ulteriori limitazioni anche perché l’efficacia deterrente della sanzione penale prevista dall’art. 650 del c.p è davvero modesta, direi quasi uguale a zero.
In realtà la norma prevede, disgiuntamente, la pena dell’arresto fino a tre mesi o dell’ammenda fino a 206 euro e,anche per l’esperienza che ho potuto maturare in servizio di polizia, quasi sempre i giudici hanno emesso, nel caso di condanna, un decreto penale per una modesta sanzione pecuniaria.
Si può ben immaginare, oltretutto, le ulteriori “carte” che stanno arrivando nelle varie Procure della Repubblica per queste denunce e che vanno ad intasare di più uffici giudiziari in perenne affanno.
Qualche precisazione, peraltro, è stata fatta da alcune Procure, come quella di Genova che con una nota indirizzata il 16 marzo scorso ai vertici locali delle forze di polizia e di quelle locali “preso atto dell’elevato numero di denunce pervenute (…) per inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità e falsa attestazione” precisa che debbono essere “perseguiti gli immotivati spostamenti delle persone all’esterno dei Comuni di residenza”.
In sostanza, sottolinea il Procuratore Francesco Cozzi, è consentito dalle norme “all’interno della zona di residenza, uscire dalla propria abitazione per soddisfare le elementari esigenze di vita legate all’attività motoria e all’acquisto di beni in vendita presso gli esercizi commerciali dei quali sia stata autorizzata l’apertura”. Aggiunge il Procuratore che tale limitazione alla zona di residenza (quartiere-circoscrizione) si desume dal carattere precettivo del verbo “evitare” indicato della’art.1, primo comma lettera A) del decreto presidenziale dell’8 marzo.
Insomma, sottolinea ancora Cozzi, “gli spostamenti da evitare sono quelli fra territori limitrofi e quelli all’interno dei territori medesimi con l’eccezione di quelli innanzi indicati”.
Conclude il magistrato che non sembra ipotizzabile la violazione dell’art.483 del c.p. nella ipotesi in cui una persona fermata per il controllo dagli organi di polizia formuli giustificazioni che poi non si rilevano veritiere attesa “l’impossibilità di qualificare come attestazione penalmente valutabile la dichiarazione stessa che, nel caso in esame, non può ritenersi finalizzata a provare la verità dei fatti esposti”.
Forse, sarebbe stato meglio prevedere sanzioni amministrative, anche rigorose, per esempio il sequestro del veicolo, la sospensione della patente di guida o misure analoghe.
Ordine pubblico e sicurezza nella grave emergenza sanitaria nazionale
Per ulteriori informazioni, consultare lo speciale sul sito del Ministero dell’Interno
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