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La Fenice in Regione Piemonte

Davide Mattiello * il . Istituzioni, L'analisi, Piemonte

fenice-finanzaConsiderazioni tranviarie di ritorno dal Consiglio Regionale del Piemonte.

10 anni: iniziati con Minotauro e chiusi con Fenice, la scelta dei nomi delle inchieste forse è anche una provocazione a chi ancora si sbalordisce di fronte alla mafia come di fronte ad uno scherzo della natura, difronte ad un “mostro”: purtroppo non c’è niente di eccezionale, le mafie sono parte del nostro Mondo e se non hanno più (per ora) le pretese che avevano qualche decennio fa è soltanto perchè Stato e cittadini hanno reagito con forza, anche inventando strumenti straordinari come la DNA e la DIA, le confische di prevenzione, il 416 bis e ter, il 41 bis, il 4 bis, le interdittive prefettizie, lo scioglimento dei Comuni (…), cadere nella trappola di pensare che il pericolo sia passato e smantellare questi strumenti sarebbe demenziale: la resilienza di queste organizzazioni è formidabile, ci metterebbero poco a riprendere lo spazio che hanno perso.

Nel caso specifico “Rosso&C” bene ha fatto Domenico Rossi a proporre che la (finalmente!) costituita Commissione regionale Legalità (che il Presidente Cirio ha saggiamente detto di voler partecipare personalmente) faccia una dettagliata indagine interna su tutti gli atti riconducibili ai mesi in cui Rosso è stato Assessore, per capire se davvero lo scambio scellerato si è esaurito con la campagna elettorale oppure no. Una specie di “auto-commissione di accesso” visto che la procedura prevista per lo scioglimento degli Enti locali per condizionamento mafioso non è applicabile alle Regioni.

Resta poi la questione generale di come si possano prevenire situazioni come queste, tenendo presente che molti strumenti di certificazione e monitoraggio esistono già, codici di comportamento pure (il PD è l’unico partito ad oggi in Italia ad aver messo in Statuto il Codice di comportamento Antimafia deliberato dalla Commissione parlamentare Antimafia) e tenendo presente che la nostra è una democrazia fondata sulla libertà dell’individuo, sulla presunzione di innocenza e sui diritti civili e politici di esercizio della sovranità popolare che discendono tutti dalla Costituzione.

Mica si può imporre ai candidati il braccialetto elettronico per monitorare i loro spostamenti e farli seguire da un drone per filmare gli incontri: chiaro?!

Sono 2 i “pedali” su cui si può spingere per prevenire.

Il primo è quello della informazione, della documentazione, della formazione permanente del personale politico/amministrativo (come fanno Avviso Pubblico e Libera o Università come quelle di Torino e Milano) per invertire l’onere della prova: io ti informo di chi c’è sul territorio, di come si muove e di quali rischi si corrono, tu-politico vedi come fare tesoro di queste informazioni. Come si dice: uomo avvisato…

Anche questo primo “pedale” potrebbe essere più che bene spinto dalla Commissione regionale (finalmente!) costituita.

Qualche altra buona idea di riforma c’è nella relazione finale della Commissione parlamentare Antimafia della XVII Leg e a quella rimando.

Il secondo “pedale” sta tutto in capo ai partiti: selezionare personale inavvicinabile, personale che non solo sia leale alle legge e al patto sociale, ma che appaia anche tale: per il percorso, per le frequentazioni. Questa è la lezione che ci lascia Bruno Caccia, procuratore di Torino, che appariva ed era così inavvicinabile che dovettero ucciderlo, tanto era chiaro che non ci si sarebbe potuti accordare.

Infine si potrebbe anche pensare che quando una tornata elettorale è stata avvelenata dai voti della mafia, tanti o pochi che siano, determinanti o meno per la vittoria, l’unica cosa adeguata da fare è annullare tutto e tornare a votare, aggiungo che sarebbe buono che ciò avvenisse con una decisione presa da tutte le forze politiche, assumendole tutte offese da quanto accaduto: sarebbe un modo per manifestare plasticamente che i voti mafiosi fanno schifo e sono assolutamente sconvenienti, non soltanto sul piano penale ma anche politico. In questo senso faccio mie le parole di Diego Sarno e Marco Grimaldi che hanno proposto di tornare al voto.

La Fenice ha appena dispiegato le ali e sono convinto che ci saranno delle novità e magari scopriremo che alle Regionali del 2019 anche altri candidati hanno cercato l’accordo osceno con la mafia.

Ultima considerazione tranviaria: da cittadino ringrazio Giunta e Consiglio regionale per la compostezza e l’attenzione manifestato durante le ore del dibattito, per chi ha avuto l’onore di praticare Montecitorio, una bella novità!

Presidente di Benvenuti in Italia e Consulente della Commissione Parlamentare Antimafia della XVIII legislatura

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