Corsico e le mafie, dal ricatto al riscatto
Intitolati due beni confiscati a Felicia Impastato e Silvia Ruotolo
Tra le città del sud-ovest milanese, Corsico ha conosciuto in anni non lontani la presenza asfissiante della criminalità organizzata di stampo mafioso.
Spesso il nome della città è stato quindi accostato a quello di altri comuni limitrofi – Assago, Buccinasco, Cesano Boscone, Trezzano sul Naviglio – a causa della forte presenza di clan mafiosi, appartenenti prevalentemente alla ‘ndrangheta o a Cosa Nostra. Erano quegli stessi anni in cui il territorio di questi comuni veniva sfruttato anche per ospitare clandestinamente coloro che finivano nelle mani dell’Anonima Sequestri, prima di essere inviati in Aspromonte.
Oggi si è capito che nella battaglia alle mafie è fondamentale contrapporre simboli positivi a simboli negativi, per passare dal ricatto, un ricatto ancor più odioso perché condizionante la vita quotidiana, al riscatto, un riscatto civile e responsabile, possibile solo grazie all’impegno di istituzioni, associazionismo e cittadinanza.
Una riprova della validità di questo assunto viene anche da quanto successo nel pomeriggio di venerdì 29 maggio a Corsico, alle porte di Milano.
Perché la semplice cerimonia che si è svolta in due luoghi un tempo appartenenti alle cosche e oggi, grazie alla legge 109/96, restituiti alla collettività, è stato un momento davvero importante nel cammino di riscatto della città e dei suoi abitanti dall’ipoteca mafiosa e un segnale di speranza che ci si augura possa essere recepito anche da altre amministrazioni comunali e collettività della zona. Ci sono voluti molti anni ma ora il risultato raggiunto consola delle tante fatiche, soprattutto burocratiche, che si sono dovute affrontare nell’arco di oltre un decennio.
Nella cittadina dell’hinterland milanese, due immobili confiscati alle cosche sono stati intitolati a due donne simbolo della lotta alla mafia per motivi diversi: Felicia Bartolotta Impastato e Silvia Ruotolo. La prima, vera e propria madre coraggio – sulla targa apposta all’esterno dell’immobile in via Sant’Adele si può leggere “madre contro la mafia per amore e giustizia” – ha continuato per oltre vent’anni a battersi, rompendo il muro dell’indifferenza e dell’omertà, perché voleva che al figlio Peppino, ucciso dagli uomini di Tano Badalamenti a Cinisi, fossero almeno riconosciute verità e giustizia. Una battaglia difficile ma alla fine vincente, perché Parlamento e Tribunali della Repubblica certificarono la matrice mafiosa dell’omicidio e i tanti depistaggi subiti dalle indagini.
La seconda, invece, venne uccisa durante uno scontro a fuoco tra camorristi che si contendevano il predominio del Vomero, piazza dello spaccio napoletano fortemente appetibile in ragione del forte volume di denaro ricavabile dalla vendita al dettaglio delle droghe. Una vittima innocente, una vittima inconsapevole, ma non per questo meno importante nella storia della lotta alle mafie.
Il primo immobile era un tempo un bar tabacchi che si affacciava sui Navigli, un luogo di dubbie frequentazioni e passaggi di diversi traffici criminali. Oggi ospita l’Auser di Corsico e la Consulta Sud, che riunisce cittadini e associazioni della città. Il secondo immobile, un tempo un piccolo minimarket al servizio del quartiere e di proprietà dei Ciulla, è sito in via Malakoff ed è la sede del Club Corsico, un’associazione di genitori che si occupa dell’inserimento nella vita quotidiana di persone, soprattutto giovani, con problemi di forte disabilità psichica.
Alle due cerimonie, susseguitesi nell’arco di un paio d’ore nel tardo pomeriggio, erano presenti Sergio Graffeo ed Ernesto Ferrario, rispettivamente sindaco e assessore alla pace di Corsico e l’assessora all’ambiente della Provincia di Milano Bruna Brembilla.
Gli ospiti più attesi sono stati Lorenzo e Francesco Clemente, marito e figlio di Silvia Ruotolo, che hanno lasciato il loro vibrante ricordo di una “madre e moglie innocente uccisa dalla camorra”, come recita la targa scoperta al termine della manifestazione. Clemente, oggi impegnato in Libera e nel Coordinamento campano dei familiari delle vittime innocenti della criminalità, ha portato una testimonianza piena di amore e di riconoscenza per la moglie, della quale ha ammesso di essere venuto a conoscenza, solo dopo la sua morte, di numerosi episodi attestanti l’estrema generosità che vedeva quotidianamente protagonista Silvia.
Inoltre ha ricordato che il primo incontro con la donna che avrebbe poi sposato fu in un giardino pubblico, dove Silvia portava a passeggio un suo nipotino affetto da sindrome di Down: e proprio questa circostanza viene oggi a rafforzare il legame tra il ricordo di sua moglie e il lavoro che quotidianamente svolge l’associazione che ha avuto in gestione il bene, il Club Corsico.
È stato anche dato l’annuncio della prossima inaugurazione di una fondazione intitolata a Silvia Ruotolo che i familiari vogliono impegnare sul fronte del recupero dei ragazzi a rischio, in realtà a forte presenza criminale.
Il figlio di Silvia e Lorenzo, Francesco, all’epoca testimone innocente e suo malgrado dell’omicidio della madre, non è intervenuto durante la cerimonia ma, al termine è stato richiesto dai presenti di portare il suo ricordo e ha intrecciato con molti di loro un fitto scambio di battute.
E proprio questa familiarità che si creata alla fine tra gli ospiti venuti da Napoli e i cittadini di Corsico è indice del buon esito dell’iniziativa voluta da Libera: si è voluto intitolare i beni confiscati a due donne, due vittime di mafia per motivi diversi, perché alla memoria si unisse l’impegno, quotidianamente esercitato dalle realtà che hanno ricevuto in gestione il bene. E da questi contatti si pensa possano nascere altre iniziative che coniughino ricordo e azione, perché solo in questo modo si può vincere la tentazione del dolore, della sconfitta.
Da sottolineare, infine, l’intervento del sindaco Graffeo che ha espresso la propria soddisfazione, come primo cittadino, come abitante di Corsico e come siciliano d’origine per la doppia intitolazione dei beni confiscati alle cosche: “Non siamo venuti solo a scoprire delle targhe e poi, dopo la cerimonia, tutto continua come prima. Oggi è una giornata importante per la nostra città, perché segniamo la vittoria della giustizia, della democrazia contro la violenza delle mafie. Dobbiamo prendere coscienza che non si tratta di un problema solo del sud, ma di un fenomeno che dobbiamo combattere anche qui. Con gesti concreti come questi si deve riaffermare il diritto contro la violenza criminale”.
Si dice sempre che il buon esempio vale più di mille parole. Chissà mai che altre amministrazioni comunali limitrofe – Milano in testa – non trovino nel lavoro svolto a Corsico uno stimolo ad emulare chi dimostra con i fatti di voler combattere le mafie seriamente.
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